capitolo 35

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Il respiro comincia ad accellerarmi, il cuore minaccia di esplodere, sono terrorizzata.
- Mettetela sdraiata!- ordina un tizio più alto degli altri.
Mi prendono, mi mettono sdraiata, su un letto e mi tolgono lo scotch. Mi legano le mani e i piedi con delle manette ai lati, e rimango così, a braccia e gambe aperte per un po'. Ho paura, paura che possano farmi del male, o ancora peggio, stuprarmi.
- Allora... Come ti chiami piccola?-
Non rispondo. Le parole sono bloccate in gola, vorrei urlare ma non riesco.
- RISPONDI!- urla e mi tira uno schiaffo potente sulla guancia destra.
Strizzo gli occhi per il dolore e ancora una volta, le lacrime bagnano il mi volto.
- A...Ashley- balbetto a voce bassa.
- Bene Ashley, smettila di piangere non ti faremo niente. È solo che sei così carina, che ci facevi nel bosco tutta sola?-
Scuoto la testa.
- Non è una RISPOSTA!- urla un'altra volta e mi tira un secondo schiaffo.
- Bene, non vuoi parlare, allora che ne dici se...- comincia tocccarmi il seno e pian piano scende con la mano fino alle parti intime, e comincia ad accarezzare.
- SMETTILA!- urlo in preda al panico.
- Allora la voce ce l'hai...- mi rivolge un ghigno e un brivido mi percorre la schiena, deglutisco a fatica.
- Hei Grent, vieni un attimo - un uomo più basso lo chiama.
- Ritorno subito cosina - dice rivolgendosi a me.
Una volta che Grent è sparito dietro l'angolo, cerco di liberarmi dalle manette, inutile. Più tiro e più dolore sento. Mi viene in mente che ho il telefono in tasca, ma è troppo lontana e non ci arrivo con le mani. Alla fine decido di urlare, raccolgo tutta la voce che ho e urlo più forte possibile.

Pov's Cole
Sono ormai le 17.47 e Ashley non è ancora venuta a casa mia. È sparita da scuola e non l'ho più vista per tutto il giorno. Decido di chiamare i suoi amici per chiedere se magari è da loro. Tutti mi rispondono la medesima cosa, no. Decido di uscire da casa e andare a prendere la macchina per vedere se è a casa sua.
Appena arrivo davanti a casa di Ashley, noto che la macchina non c'è, deve essere andata a fare un giro. Mi squilla il telefono e rispondo, è Lucas.
- Oi Lucas - rispondo.
- Ashley?-
- Non lo so, sono davanti a casa sua, ma la macchina non c'è -
- Le ho scritto prima -
- Cosa ha detto?-
- Niente, le ho solo chiesto se era scappata da scuola un'altra volta e lei ha risposto di sì, poi le ho chiesto dov'era, ma non mi ha risposto -
- Sono preoccupato, non è da Ashley ignorare i messaggi - dico.
- Andiamo a cercarla?-
- Sì, potremmo riuscire a rintracciarla dal suo telefono, mica sei esperto di informatica te?-
- Sì, vieni a casa mia, proviamo a rintracciarla -
Detto questo riattacca e io mi dirigo verso la casa di Lucas. Ha cominciato a piovere a dirotto, spero solo che Ashley stia bene, sono molto preoccupato, ci tengo tantissimo a lei e oggi non gliel'ho dimostrato. Aveva ragione, Margaret mi fa gli occhi dolci, a fine scuola aveva anche provato a baciarmi, ma l'ho rifiutata. Che puttana.

- Allora, secondo il segnale del satellite, si trova qua, nel bosco accanto al lago di Broken Arrow - Lucas indica un puntino sullo schermo del computer.
- Andiamo allora - dico, prendo la giacca e usciamo.
Arriviamo al lago e vedo subito la macchina di Ashley parcheggiata in uno spazio al lato della strada, mi chiedo dove si sia cacciata. La cerchiamo dappertutto, sotto la pioggia torrenziale fino a quando non udiamo un urlo, una richiesta di aiuto. Io e Lucas ci guardiamo preoccupati, e ci mettiamo a correre verso la direzione dell'urlo, è di Ashley ne sono certo. Merda.

Pov's Ashley
Sto continuando a urlare da cinque minuti più o meno, ma ancora niente.
- Hei ragazzina! Se provi a urlare un'altra volta ti taglio la lingua!- mi minaccia un uomo con un coltellino in mano. Chiudo la bocca, ormai senza voce e spero che qualcuno abbia sentito la mia richiesta d'aiuto. Ritorna anche Grent e si avvicina minacciosamente a me.
- Perché la voce non la conservi, cucciola?- mi tira una terza sberla. Scoppio di nuovo a piangere e prego Dio, cosa che faccio raramente, di uscirne viva. A un certo punto sento uno sbattere di pugni alla porta, e poco dopo viene travolta da due persone. Le riconosco subito, sono Lucas e Cole. Grazie al cielo, penso.
- Hei pezzi di merda! Perché non ve la prendete con qualcuno della vostra misura?- urla Cole. I due uomini che erano nella stanza si avvicinano a loro e poco dopo se ne aggiungono altri tre. Cole si lancia subito su Grent e gli tira un pugno sul petto, l'altro glielo restituisce sulla faccia. Poco dopo di dieci minuti sento delle sirene in lontananza e gli uomini cercano di scappare invano. Subito Lucas e Cole, vengo affiancati da cinque poliziotti e io tiro un sospiro di sollievo. Cole si avvicina a me velocemente.
- Hei piccola, come stai?- mi chiede. È serio e preoccupato in volto, gli sanguina un labbro per il pugno preso prima. Ha gli occhi lucidi mentre mi guarda.
- Sto bene, più o meno - riesco a rispondere. Cole mi rivolge un sorriso veloce.
- Cole!- lo chiama Lucas e gli lancia le chiavi delle manette. Le apre alla velocità dalle luce e mi aiuta a mettermi sdraiata.
- Dio..!- mi abbraccia saldamente e sento dei singhiozzi. Sta piangendo?!
Gli accarezzo i capelli e tranquillizzo.
- Sto bene Cole, sto bene - dico cercando di trattenere le lacrime. Cole affonda la testa tra la mia spalla e il collo, continuando ad abbracciarmi.
- Mi dispiace, mi dispiace tanto Ashley. Non sarebbe successo niente se fossi stato con te - dice in lacrime. Lo guardo fisso negli occhi, prendendogli la testa fra le mani.
- Non è colpa tua Cole - lo tranquillizzo. Lui scuote la testa e abbassa lo sguardo.
- No è colpa mia, avevi ragione su Margaret, scusa -
- Che intendi?- chiedo.
- Fuori da scuola... Ha provato a baciarmi. Mi faceva gli occhi dolci avevi ragione, mi dispiace - spiega guardandomi begli occhi. Io sorrido e gli rispondo - Io ho sempre ragione -
Cole ridacchia.
- Vieni, ti accompagno in opedale.
- No, no sto bene -
- No, vieni e ti fai dare un'occhiata - insiste. Alla fine cedo e insieme a Lucas andiamo in ospedale per farci dare una controllata. Gli agenti hanno svolto il loro lavoro, e ora quei farabutti sono in carcere. Cole per farsi perdonare, ha deciso che mi porterà a cena durante il weekend, tra due giorni. Non vedo l'ora che sia sabato a sto punto. Una volta uscita dall'ospedale, Cole mi riporta a casa e mi accompagna sulla soglia.
- Ti accompagno dentro - dice.
- Sai vero che ci sono i miei zii?- chiedo.
- Sì - risponde e apre la porta. Subito si avvicinano a noi gli zii.
- Ashley!- urla mia zia e si avvicina ad abbracciarmi, senza badare a Cole. Mio zio nel frattempo sta in disparte a squadrare il mio ragazzo.
- Figliolo - dice dopo un quarto d'ora abbondante. Si avvicina a lui e gli stringe la mano, portando l'altra mano sulla schiena e abbracciandolo.
Cole mi guarda stupito e io faccio altrettanto.
- Abbiamo visto tutto ragazzi - parla mia zia.
- Cioè?- chiedo confusa. Mio zio indica la tele e noto che è in onda il telegiornale e mostra i volti dei cinque uomini di oggi.
- Ah - dico. Mia zia si avvicina a Cole e lo stringe un un secondo abbraccio.
- Ragazzo mio, grazie, grazie tante - esclama in lacrime.
- Di niente signora - risponde Cole sorridendo. Poi mia zia si rivolge a me sorridendomi.
- Hai veramente un ragazzo col cuore d'oro, mi sbagliavo sul suo conto, tienitelo stretto - mi dice. Per risposta le sorrido. Poi mio zio e mia zia tornano in cucina, lasciando me e Cole da soli.
- Non ci ho capito un cavolo!- esclama lui sorridendo. Io rido.
- Mi...-
- Giuro che se dici un'altra volta mi dispiace ti sbatto fuori da qua -
Cole sorride un'ennesima volta. Quel dannato sorriso.
- Mi dispiace - mi sfida rivolgendosi un sorrisetto. Apro la bocca per controbattere ma lui mi coglie alla sprovvista e mi bacia. Ricambio il bacio e cingo le braccia attorno al suo collo, me tre lui mi stringe a sé. Una volta staccati, teniamo le nostre fronti unite.
- Ti amo Ashley -
Sorrido.
- Ti amo Cole -

Secondo voi la devo continuare o la finisco qua così? Magari ripenso la storia in una seconda parte, ditemelo voi😁

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