17 DICEMBRE 2038, 10:24:56 AM
«Che ne dici di uscire per una passeggiata, questa sera?»
Accarezza il mio braccio nudo, abbandonato sulle cosce.
È mattina, il sole alla finestra aperta illumina e riscalda la stanza.
Hank ci ha gentilmente ceduto la sua camera da letto.
Io e Connor stiamo assieme da quasi due settimane, ormai.
E quell'androide, è la cosa migliore che mi sia capitata negli ultimi anni.
Sospiro, socchiudo gli occhi.
«Non saprei, Connor.»
Prende il mio volto tra le mani, mi fa voltare verso di lui.
Sono seduta tra le sue gambe, sguardo assente.
«Qual è il problema?»
Io distolgo lo sguardo.
Lui stringe le mie guance tra le dita, piano.
«Charlotte.» inizia, «È da quando ci siamo svegliati che ti vedo strana, ti senti bene?» domanda, con un accenno di preoccupazione.
Mi mordo un labbro.
Lo guardo negli occhi profondi.
«Sì, è che oggi è... una brutta giornata.»
Lo vedo aggrottare le sopracciglia.
Il suo LED diventa giallo per pochi istanti.
Mi fissa intensamente.
«È il tuo compleanno...» afferma, con stupore.
Immagino mi abbia appena analizzata, ed abbia visto la mia data di nascita.
17 Dicembre 2016.
Una data da cancellare.
Una data che vorrei dimenticare.
«Già.» taglio corto, liberandomi dalla sua presa, seppur delicata.
Faccio per alzarmi dal letto su cui siamo stesi.
Lui mi blocca, posando un braccio intorno alla mia vita.
«Non andare.»
Mi stringe al suo petto nudo.
Con una smorfia, torno a poggiare la testa sotto il suo collo.
Non ha più le bruciature sulla pelle procurate durante l'incendio, Lucy ha pensato anche a quelle, a Jericho.
Ora, il suo corpo è di nuovo perfetto.
Ed è tutto mio.
«Dimmi, perché è una brutta giornata?» domanda lui, sinceramente curioso.
Mi abbandono ad un secondo sospiro.
Mi guardo intorno, insicura.
Posso dirglielo.
Mi fido.
«Il 17 Dicembre di undici anni fa, mio padre morì in una sparatoria, qui a Detroit.»
Cala silenzio tombale.
Non oso guardare l'androide in faccia.
«Si trovava qui perché, a detta di mia madre, vi era la sua seconda base di polizia. Veniva spesso a Detroit, per lavoro.»
Mi passo una mano sull'occhio destro, me lo stropiccio.
Ho ancora la voce impastata di sonno.
«Sarebbe dovuto ripartire per la California per festeggiare il mio compleanno...»
Faccio una pausa.
«... ma non è mai tornato.»
Sento gli occhi di Connor fissi su di me.
Sono a disagio.
Mi stringe di più.
Poggia il viso sulla mia spalla.
«Mi dispiace, Charlotte.»
Io lo guardo, forzando un sorriso.
Prendo la sua mano, incastro le mie dita tra sue.
«Questo è quel poco che ricordo della mia infanzia. È ciò che mi ha raccontato mia madre.»
Non so se sia la verità.
Se quella donna che chiamo "madre", mi abbia presa in giro, o no.
Non non hai saputo a cosa credere.
Ero troppo piccola, per capire.
Avrei mille domande da porle.
Su papà, sulla mia infanzia.
Ma se n'è andata via.
Mi ha abbandonata.
Come una sporca debole.
Lasciandomi in balia di me stessa.
Con il mio unico punto di riferimento, l'androide che riconosco come mio fratello.
E che ora, rischio di perdere per sempre.
Non ho lacrime da piangere, neppure questa volta.
Connor afferra il mio mento nella mano, mi fa voltare verso di lui.
«Sappi una cosa.»
Avvicina il due volti.
Io assecondo i suoi movimenti, senza opporre resistenza.
«Questa giornata per me è importantissima.»
Lo guardo, seria.
«Perché è nata la donna che amo.
È nata la mia Luce.»
Posa le sue labbra sulle mie.
Mi dona un dolce bacio.
Un bacio pieno d'amore.
Occhi chiusi.
Cuore a mille.
I suoi baci mi rendono felice.
Mi fanno sentire bene.
Mi fanno sentire amata.
Si stacca, piano.
Riapre gli occhi, guardandomi.
«È nata la persona più importante della mia vita.»
Arrossisco.
Ti amo così tanto...
Non rispondo.
Giro il mio busto verso il suo.
Il mio petto, a contatto con il suo.
Le mie gambe, avvinghiate intorno alla sua vita.
Accarezzo le sue spalle, mentre riempio il collo del ragazzo di baci e piccoli morsi.
Spingo il mio corpo contro il suo, avvicinandomi con la bocca sempre di più al viso.
«È il tuo modo di ringraziarmi?» domanda, divertito.
Mi fermo, lo guardo.
«Può darsi.»
Mi scappa una risatina.
Torno a baciarlo, scendendo verso il petto fresco.
Indossa solo un paio di boxer, io dei pantaloncini da notte ed il reggiseno.
Non mi vergogno a mostrare il mio corpo a Connor.
Dopotutto, è il mio ragazzo.
È entrato nella mia vita come un fulmine, e nell'arco di una manciata di giorni, è diventata la persona più preziosa che abbia.
Dopo Nathan, ovviamente.
Continuo a baciarlo sulla pelle liscia, pallida.
Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei innamorata di un androide.
È un Deviante, ha una sua mente pensante ed una sua volontà.
Ha emozioni proprie.
Emozioni umane.
Assomiglia ad un essere umano, in tutto e per tutto.
Ma di fidanzarmici, è troppo.
E invece, eccomi qui: da poco sveglia, reduce da una notte di scarso sonno e baci rubati, in un letto non mio, tra le braccia dell'uomo della mia vita.
Connor, RK800, un androide, una macchina di morte.
Ma con un cuore gigantesco.
Continuo a baciarlo ovunque, lui fa lo stesso.
Scosta i miei capelli biondicci abbandonati sulle spalle.
Posa una mano sul mio collo, scende alle clavicole visibili.
Non tocca il mio seno, non gli interessa.
Lui ama me, non il mio corpo.
È decisamente un uomo di classe.
Se ne trovano pochi così, ai giorni d'oggi.
Con una mano, gli scompiglio il ciuffo di capelli che scende lungo la fronte.
«Sei spettacolare.» affermo, calma.
Lui accenna un sorriso di risposta, avvicinando di nuovo la sua bocca alla mia.
«Tu, sei spettacolare.»
Apre la bocca, afferra il mio labbro inferiore tra i denti.
Io lo fisso negli occhi castani.
Quegli occhioni così puri.
Così innocenti.
Lo bacio un'ennesima volta, legandomi alla sua lingua.
La tiro alla mia.
La porta della camera si spalanca.
Ci voltiamo di scatto, abbandonando l'uno la bocca dell'altra.
«Cristo, mi dimentico sempre che ci siete voi, qui dentro...»
Arrossisco ancora.
Rimango immobile, abbracciata al l'androide, non muoviamo un muscolo.
Connor fissa l'uomo a pochi metri da noi.
«Buongiorno Tenente, dormito bene?»
L'uomo si copre gli occhi con una mano.
«Dormito bene un cazzo.» risponde aspramente. «Mi sono svegliato all'alba per andare in centrale, sono appena tornato.»
Premo di scatto con le braccia contro il petto di Connor, allontano le gambe da quell'incastro perfetto intorno alla sua vita, andandole a poggiare sul materasso.
Alzo il lenzuolo bianco e ci nascondo il mio corpo.
«Ci sono novità?» chiedo, ansiosa.
È da due settimane che le indagini sono ferme.
Essendo un caso di un androide scomparso, e non di una persona umana, la polizia gli da meno importanza.
Gli androidi non hanno ancora del tutto ottenuto il pieno rispetto da parte degli uomini dal sangue rosso.
«Nulla di nuovo. La casa di John Barrow è stata analizzata da cima a fondo, sono state trovate altre armi nascoste ed altri documenti.»
Si appoggia allo stipite della porta.
«Ogni dato riporta ad un laboratorio sotterraneo ben nascosto, probabilmente in periferia della città. Non è stato ancora identificato il luogo, non è specificato da nessuna parte, è tenuto segreto.»
Nulla di interessante.
Ancora.
Getto lo sguardo sul letto, mentre Connor si sposta al mio fianco.
«I criminali catturati ancora non parlano.»
Assumo un'espressione di rabbia.
È ovvio, i modi carini, con gente come loro, preparata a tutto, non fanno alcun effetto.
Bisogna usare le maniere forti.
Bisogna usare la sofferenza.
Bisogna usare la violenza.
Sfido chiunque, con un coltello conficcato nella carne, a non parlare.
«Charlotte, no.» Connor interrompe il mio flusso di pensiero, quasi a leggermi la mente.
LED giallo.
Io mi volto a guardarlo, mutando in un'espressione seria.
«Conosciamo solo il nome del Dottore: Martin Blaine.» continuo io, senza distogliere lo sguardo da quello severo del ragazzo accanto a me.
«Hanno scoperto qualcosa su di lui?»
Mi volto verso l'uomo.
«No, nulla.» taglia corto Hank.
Occhi bassi.
Lo guardo dubbiosa.
«Sei sicuro?»
«Sì.»
No.
Non sei sicuro.
Non mi fido delle tue parole.
Cosa mi nascondi, Hank?
Faccio per parlare, ma vengo fermata.
Connor posa una mano sulla mia spalla.
«Non pensare alle indagini, non oggi.» sussurra.
Poi guarda l'uomo.
«Hank, sai che è il compleanno di Charlotte?»
Lui mi guarda, sorpreso.
Sorride.
Io vengo colta alla sprovvista, divento rossa.
Non amo essere al centro dell'attenzione.
«Auguri, piccoletta.» dice l'uomo.
Mi chiama spesso così.
È piacevole.
Mi fa pensare ai nomignoli che un genitore dà a suo figlio.
Dopotutto è così che mi definisce Hank.
Una figlia.
«Grazie, Hank.»
Riprende il manico della porta in mano.
«Vi lascio alle vostre cose da coppia.»
Fa un passo per uscire, fissandoci con sguardo furbo.
«Basta che non facciate troppo rumore...»
Chiude la porta dietro di sé.
Divento rossa, riflettendo sull'allusione da lui appena fatta.
Come se potessimo, penso.
Io e Connor ci guardiamo, e scoppiamo in una risatina.
Lo rigetto sul letto con una spinta delle braccia.
Affonda nel cuscino di piuma.
Mi stendo su di lui.
«Allora questa sera, dove andiamo?» inizio io.
«Dove desidera, principessa.»
Stringe la mia guancia destra tra le dita della mano.
Poso la testa sui suoi addominali.
Chiudo gli occhi.
Inizio a pensare, mentre disegno dei cerchi con l'indice sul suo petto.
Viene scosso da leggeri brividi, ed io con lui.
Attimi preziosi.
Attimi di piacere.
«Ti proteggerò per sempre.» inizio, con un filo di voce.
Connor mi dona un bacio sulla fronte.
«Anche io, te lo giuro.» risponde, «Non permetterò a nessuno di farti del male, mai nessuno.»
Chiude gli occhi anche lui.
«E troveremo Nathan, lo prometto.»
Ed a quelle parole, credo.
Di Connor mi fido.
Ciecamente.
Non potrebbe mai mentirmi, tradire la mia fiducia.
Connor ed io siamo un tutt'uno.
Ci aiuteremo a vicenda.
Ci proteggeremo a vicenda.
Volto rilassato, mi abbandono ad un leggero sonno, distesa sulla sua pelle.
Sotto il suo sguardo amorevole, sicuro.
Con lui, sono al sicuro.
So di esserlo.
Con Connor sto bene.
Sono felice.
Accarezza i miei capelli un'ultima volta, prima di attivare lo spegnimento.
«Charlotte, per te morirei, molteplici volte.» sussurra, prima di addormentarsi al mio fianco.
Lui è un androide.
Io un'umana.
Siamo uniti, da quel legame fuori dagli schemi.
Uniti da quell'importante promessa.
Saremmo rimasti per sempre assieme.
Per sempre mano nella mano.
Ci amiamo, alla follia.
Siamo pazzi d'amore.
Il nostro Amore eterno.Finché Morte non ci separi.
spazio autrice:
nuovo capitolo per voi, spero vi piaccia.
mi scuso perché è un capitolo transitorio e può apparire noioso, non c'è azione, ma vi prometto che arriverà nei prossimi, ed anche tanta! wait for it 🌚
vi ho lasciati con quell'ultima frase,
chissà cosa vorrà dire 🤔
fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un commento e votando questo capitolo!
alla prossima,
-Fran//Machine
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My Light || Detroit: Become Human
Fanfiction[COMPLETATA] - Un androide ed un'umana. Diversa specie, diversa vita. Uniti da una promessa. Per sempre. «Lo salveremo, te lo giuro.»