q u a t t o r d i c i: "i ricordi fanno male"

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[questo capitolo è un po' lungo,
scusatemi, ma succedono cose
mooooolto importanti quindi...
buona lettura!♥️]
•••
!!!ATTENZIONE!!!
come già detto in precedenza...
Il personaggio Connor nella storia di Charlotte NON coincide volontariamente con quello della storia di Emily (amandasjourney ), i due Connor intraprendono due percorsi differenti con le diverse protagoniste :3, enjoy!
***

17 DICEMBRE 2038, 19:39:01 PM

Connor ed Hank sono stati chiamati in centrale, per un ennesimo caso.
Hank ha chiesto all'androide di occuparsene interamente e di lasciarlo riposare un po'.
Le ultime due settimane, Connor ha dedicato tutto il suo tempo a me, ignorando gran parte dei suoi doveri, lasciando che l'uomo se ne facesse carico.
Oggi, nel primo pomeriggio, ho seguito Connor a lavoro.
È alla sua scrivania, a consultare una pila di scartoffie a mio avviso inutili.
Io gironzolo per i vari uffici, non voglio disturbarlo.
Ogni tanto, mi lancia delle occhiate dolci, io ricambio, con occhiolini e sorrisetti.
Mi ha parlato con il labiale:
«Sta notte ci divertiamo.» o qualcosa di simile.
Non vedo l'ora.
Non è chiamato all'azione, oggi.
Niente inseguimenti, niente arresti.
Un semplice consulto con altri colleghi, su un caso di settimane fa, che si credeva ormai archiviato.
Mentre siede al tavolo, con un computer acceso di fronte, io mi reco in sala ristoro, per prepararmi un caffè.
Avrei dovuto pazientare ancora due ore, prima della fine del turno di Connor.
Cammino a passo lento, senza fretta.
Entro nella stanza, sono diretta alla macchinetta a pochi metri da me, sguardo fisso sui miei piedi.
Una sagoma spunta dal nulla e mi si para davanti, bloccandomi la strada.
Alzo lo sguardo.
«Hey, Gavin.»
Non lo vedevo da parecchi giorni.
Ma oggi sembra... strano.
Diverso.
«Ciao, zuccherino.»
Mi fa un sorrisetto beffardo.
Faccio un passo indietro.
«Tutto bene?» domando, quasi preoccupata.
Lui ignora la mia domanda, alza un braccio verso di me.
Accarezza i miei capelli, sciolti lungo le spalle.
Mi sento a disagio.
Cosa significa?
«Non ti ho vista in centrale, nelle ultime due settimane.» inizia, con voce severa.
Una strana ansia si insinua dentro di me.
Decido di parlargli diretta.
Sarei stata sincera, con lui.
«Ero a casa con Connor, il mio fidanzato.»
Lui mi fissa, alzando le sopracciglia, in un'espressione di finto stupore.
«Con lo stronzo di plastica...»
Lo fulmino con lo sguardo.
«Proprio lui.» concludo, fredda.
Annuisce lentamente, riabbassando la mano, serio.
«E quindi ti sei fidanzata con lui...» ripete, scandendo le parole.
Faccio fatica a mantenere lo sguardo su di lui, sentendomi improvvisamente vulnerabile, in pericolo.
Ma perché?
Io voglio bene a Gavin...
«Eppure» continua, «quando stavi soffocando nel gas, il tuo fidato cavaliere, non era lì ad aiutarti.»
Distolgo gli occhi.
Rimango in silenzio.
Sono come destabilizzata.
«Tu rischiavi la morte... ed il tuo androide ha preferito portare a termine la sua inutile missione.»
Sento la rabbia crescere sempre di più.
Provo a rimanere calma, ancora per un po'.
«Invece di salvare la donna che ama...»
Chiudo gli occhi, divorata dall'ira.
«Tu non sai nulla di Connor.» affermo, a denti stretti.
Alzo il volto, ricambio il suo sguardo furente.
«Non ti permettere di parlare di lui in questo modo, o giuro che io-»
Scoppia in una rumorosa risata, facendomi ammutolire.
«O giuri, cosa?» attacca, avvicinandosi di un passo.
Sta volta, la sua mano è diretta al mio volto.
Posa le sue nocche sulla mia guancia destra.
Sono come paralizzata.
Sento un brivido gelido lungo la schiena.
Sfrega le dita contro la mia pelle, con moderata forza.
Devo andarmene da qui.
Ora.
«Fai tanto la dura, cara Charlotte.»
Stringe più forte.
«Ma non temere..»
Scende lentamente con la mano al mio mento, lo afferra con il palmo.
Sussulto, sentendo il mio corpo tremare.
«... Ti faccio sciogliere io.»
Sgrano gli occhi.
Dovrei opporre resistenza?
«Gavin... cosa ti sta succe-»
«Shh.» in uno scatto, appoggia l'indice dell'altra mano sulle mie labbra, azzittendomi.
Sogghigna.
«Ora lo voglio io, il mio momento di gloria.»
Allontana il dito dalla bocca.
Con il braccio libero, stringe la mia vita, per bloccarmi.
Sento il suo corpo a contatto con il mio.
Non ho nemmeno il tempo di rendermi conto di ciò che sta succedendo, quando Gavin, in un movimento aggressivo, bacia le mie labbra.
Sento la sua saliva insidiarsi violentemente tra i denti, sulla lingua.
Batto con i pugni contro il suo petto, per uscire da quella morsa quasi soffocante.
L'uomo, di risposta, mi tira ancora di può a sé.
Gavin, cosa stai facendo?
Colui che ho conosciuto.
Colui che mi ha salvata.
Non è così.
Spinge la sua bocca alla mia, occhi chiusi.
Non riesco a parlare.
Non riesco ad urlare.
Con l'altra mano, tiene saldamente la mia testa ferma.
Non c'è nessuno, in quel momento, nella stanza.
Siamo solo io e Gavin.
Sento una protuberanza sporgere dai suoi pantaloni.
Va a toccare il bordo dei miei.
Il mio cuore salta in gola.
Con un ultimo, disperato strattone, riesco a liberarmi, indietreggiando di qualche passo.
Sono boccheggiante, mi manca il fiato.
Le mie guance sono rossicce.
Pulisco la sua bava dal mio viso con la manica.
Non doveva andare a finire così.
Lo guardo negli occhi.
Feroci.
Spietati.
Sembrano quelli di una bestia.
In cerca di carne.
In cerca di prede.
Rabbrividisco.
«Vaffanculo.»
È tutto ciò che esce dalla mia bocca.
Mi sento sporca.
Odo dei passi alla porta chiusa.
Qualcuno si sta avvicinando.
Si fermano di botto.
Io indietreggio ancora, arrivando a poggiare con la schiena alla parete appena accanto l'entrata.
Lui fa un passo nella mia direzione.
Ti prego, basta.
«I-Io tengo a te, Gavin.» inizio balbettante, tono di supplica.
Lui continua a fissarmi con intensità.
Non capisco le sue intenzioni.
Avanza ancora, mentre io mi attacco alla parete.
Sono spaventata.
«Non potrò mai ringraziarti abbastanza... p-per avermi salvata.»
Sento il panico salire.
Il mio respiro è affannoso.
«Ma io non provo nulla per te.»
Mi scruta per qualche altro istante, poi abbassa lo sguardo.
Fissa il pavimento.
«Devi accettarlo, mi dispiace.» azzardo, con più sicurezza.
Lui sembra trasformarsi di colpo.
Improvvisamente, torna mansueto.
O almeno, così sembra.
Non distolgo gli occhi da lui.
So che non sei cattivo, Gavin.
So che non sei un mostro.
Rialza lo sguardo su di me.
Fa per dire qualcosa, ma viene interrotto dalla porta che viene spalancata.
Ci voltiamo entrambi.
«Tutto bene, qui?»
È Emily.
Oh, Emily.
Grazie per essere qui.
Grazie mille.
La sua voce, rigida ed autoritaria, riecheggia nella piccola camera.
Mi guarda, fa un cenno con la testa.
Ci capiamo al volo.
Annuisco lentamente, mentre rimango schiacciata con la schiena alla parete.
La rassicuro che sto bene.
Poi passa a Gavin, lo squadra.
Lui inarca la bocca, in un ghigno diabolico.
«Va tutto alla perfezione, Detective O'Brian.»
Inizia a camminare in direzione della porta, superando Emily, senza degnarla di uno sguardo.
Mi passa di fianco, fissandomi mite.
Io ricambio, sprezzante.
Esce, senza voltarsi indietro.
Richiude la porta.
Solo in quel momento, mi tranquillizzo. Respiro a fondo, provando ad allontanare l'ansia che si era concentrata dentro di me.
Emily mi si palesa davanti.
«Charlotte, cosa ti ha fatto?!» domanda, allarmata.
Perché ti stai preoccupando per me?
«Nulla.» mento, «Stavamo solo parlando.»
Lei mi guarda, per nulla convinta.
«Devi dirmi la verità.»
«Non è successo nulla!»
Per favore, credimi.
E non fare domande.
Posa le mani sulle mie spalle.
«Qualunque cosa ti faccia quel porco, devi parlarne con me, intese?!»
Il suo tono non ammette dibattiti.
Annuisco energicamente.
Lei sospira.
Si allontana di qualche passo.
Posa una mano sulla fronte, socchiudendo gli occhi.
«A te...» azzardo, insicura.
«A te ha mai fatto qualcosa?»
Emily torna a guardarmi.
«Quel coglione mi infastidisce da anni.» risponde, fissando la porta da dove era uscito poco prima.
«Ma non penso andrà mai oltre la molestia.»
Fa una risata amara.
«Non ne ha le palle.»
Accenno un sorriso, seppur contro voglia.
Tutto ciò di cui ho bisogno è togliermi il DNA di Gavin di dosso, e rimanere sola.
Non posso vedere Connor, non reggerei.
Mi sento così male.
La ragazza posa lo sguardo su un grande orologio alla parete della sala: segna le 20:03.
«Pausa finita.» afferma.
Cammina verso l'uscita.
«Torno a lavoro, ci vediamo in giro.»
Mi fa un cenno con la mano.
Ricambio il saluto con un sorriso, più convinto del primo.
«Sta' attenta.»
Esce dalla porta, lasciandomi nuovamente sola con me stessa.
Non so cosa pensare, di Gavin.
E se avesse agito senza riflettere?
E se, se ne fosse già pentito?
Non mi fido di lui, ma non me la sento di tagliarlo fuori dalla mia vita.
Dopotutto, se non ci fosse stato lui, durante quell'incidente, a quest'ora non sarei qui.
Non sarei viva.
È importante, per me.
Gavin Reed, sei importante.
Non so cosa fare.
Non ho più voglia di caffè, ma solo di una lunga doccia.
Esco dalla stanza, recandomi per il corridoio che porta alle scrivanie.
Volto basso, provando a dimenticare ciò che è appena successo.

My Light || Detroit: Become HumanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora