u n d i c i: "ricorda il tuo passato"

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2 DICEMBRE 2038, 07:32:08 AM

«Si riprenderà?» domanda Hank, visibilmente in agitazione.
Guardo quel corpo ferito, disteso su un materasso poggiato al suolo.
«Il biocomponente LT 4583, vicino alla pompa del battiti, è gravemente danneggiato.» inizia l'androide dagli occhi eterocromatici, «Lucy penserà a lui.»
Mi inginocchio al suo fianco, accarezzo delicatamente la sua guancia.
«Ha perso una grande quantità di Thirium, ne abbiamo iniettato altro nel suo corpo, ma per ora non vi sono stati miglioramenti.»
Distolgo lo sguardo dal suo volto, ancora seduta a terra.
«Dimmi la verità, Markus.» inizio, alzandomi di scatto.
«Connor sopravviverà?»
Sono spaventata.
Ho paura.
Ma lo nascondo.
Rimango seria, come mio solito.
Le mie emozioni sono mie, non le mostro a nessuno.
Se non a Nathan.
Markus mi guarda, incrociando le braccia al petto.
«Dobbiamo solo aspettare l'arrivo del biocomponente nuovo, dipende tutto da quello. Ho mandato North e Josh a rifornirci ad una ditta della CyberLife.»
Conosco Markus e gli altri da quando è iniziata la rivolta dei Devianti contro gli umani.
Nathan stesso vi prese parte, ed in quella circostanza scoprii Jericho, e feci la conoscenza di tutti loro.
Fuggimmo poco prima dell'avvento dei campi di smaltimento, e ci nascondemmo nella nostra casa finché Markus non vinse, con l'aiuto di Connor.
Jericho venne fatta esplodere, ma ben presto fu allestito, con il consenso dello stato, un circuito di edifici in periferia di Detroit, chiamato "La nuova Jericho".
I Devianti che necessitano di cure mediche possono liberamente recarvici, in quanto la CyberLife non ha ancora rilasciato il permesso per le cure sanitarie nelle loro strutture, ed i Devianti devono quindi accontentarsi di ciò.
Ma a detta di Markus, un giorno non troppo lontano, gli androidi avrebbero ottenuto anche quel diritto.
Sospiro, arresa.
Fisso di nuovo Connor, pensando per l'ennesima volta, a quanto io sia stata stupida a non aiutarlo alla centrale, quando eravamo ancora in tempo.
Markus si avvicina a me, poggia una mano sulla mia spalla.
Mi giro a guardarlo.
«Ognuno di noi tiene a Connor, tutti a Jericho sanno quanto sia stato prezioso per la nostra vittoria.»
Accenna un sorriso.
«Faremo il possibile per salvarlo, Charlotte.»
Inarco le labbra in un sorrisetto forzato.
«Grazie.»
Abbasso lo sguardo.
Tutto quel che desidero è che Connor si riprenda.
Non posso perderlo.
Non voglio perderlo.
È una persona speciale.
D'un tratto, si avvicina a noi Simon, a passo spedito.
Markus corre da lui, afferra la sua mano.
«Ci sono novità?» domanda, stingendola.
Simon lo guarda, serio.
«North e Josh non sono riusciti a trovare il pezzo che ci serve, si stanno recando ad un altro punto di rifornimento, a Kentwood.»
«È ad oltre tre ore da qui...» mormora Markus.
«Questo rallenterà le cose.» aggiunge Simon, guardandomi.
Mi mordo il labbro inferiore.
Vi è totale silenzio per qualche istante.
Poi, Hank posa lo sguardo su Connor.
Il volto contratto in un'espressione cupa, affranta.
«Vi prego, salvatelo.»
È sull'orlo del pianto.
«Salvate il mio bambino.»
Una lacrima solitaria solca la sua guancia.
Oh, Hank...
«Non temete.» risponde una voce, dalla porta della stanza «È in buone mani, qui.»
È Lucy.
Le faccio un cenno con la mano, come saluto.
Lei ricambia sorridendomi.
Entra, si avvicina a Connor, passandoci accanto.
Posa delicatamente una mano su quella dell'androide, abbandonata sul letto improvvisato.
Il LED di Connor è ancora sul rosso, mentre quello della ragazza muta da blu a giallo.
Rimane immobile per qualche secondo, sbattendo gli occhi rapidamente.
Infine lascia la sua mano, e si allontana.
«Ho analizzato le condizioni del vostro amico.»
Cammina verso di noi, posti in cerchio intorno a Connor.
«Per ora è stabile, ma non fuori pericolo. Le sacche di Thirium possono aiutarlo per qualche altra ora, ma c'è poco tempo.»
Sospiro a fondo.
«Mi fido di te, Lucy.» affermo, posandole una mano sulla spalla.
Lucy è un androide sanitario, si occupa di dare cure mediche agli umani, e da quando è a Jericho, aiuta gli androidi danneggiati.
So che può aiutare anche Connor.
«Vi lasciamo da soli.» dice Markus, ancora mano nella mano con Simon.
Le loro dita sono intrecciate.
Penso che stiano ufficialmente assieme.
I due si allontanano con Lucy a seguito, lasciando me ed Hank in quella sala buia dove giace Connor, a petto nudo.
Ora è ben visibile il foro causato dal proiettile, che è stato estratto dal suo torace, appena arrivato qui.
Riesco a vedere i circuiti al suo interno.
Io ed Hank ci guardiamo, senza dire una parola.
Torno accanto a Connor, mi accovaccio al suo fianco.
Lo fisso, in silenzio.
Hank si avvicina a me.
«Oggi ho rischiato di perdere te.» inizia,
«Ed ora rischio di perdere lui.»
Scusa, Hank.
«Non potrei mai perdonarmelo.»
Sono io, che non potrei mai perdonarmelo.
«Dopo la morte di Cole, nulla ha più senso nella mia vita.»
Mi volto, seria.
Lui mi guarda intensamente, con quegli occhi blu oceano.
«Voi due siete stati la mia Luce.
La Luce nel mio tunnel.» continua.
«In poco tempo, siete stati in grado di colmare il vuoto che porto dentro.»
Fissa il vuoto per un po'.
«Non potrei mai ringraziarvi abbastanza.»
Si interrompe di colpo.
«Non so nemmeno perché io ti stia raccontando queste cazzate.»
Con una risata amara, si volta verso la porta per andarsene, ma io lo afferro per il bordo del cappotto.
Torna a guardarmi, mite.
Stringo la stoffa tra mie dita.
Grazie.
«Grazie.»
Sei importante per me.
«Sei importante per me.»
Papà.
Faccio una pausa.
«...Hank.»
Abbasso lo sguardo, abbandonando la sua giacca.
Lui non proferisce parola, ma sono quasi sicura di aver intravisto un piccolo sorriso.
«A dopo.»
Si reca alla porta, esce.
Mi lascia sola con lui.
Aspetto di sentire la porta chiudersi, prima di tornare accanto a Connor.
Lo osservo.
Lineamenti puliti, ciuffo scuro lungo la fronte, volto rilassato, occhi chiusi.
Sei così bello, anche quando dormi.
«Connor?» sussurro, sperando in una risposta che non arriva.
Avvicino una mano al viso, accarezzo la sua guancia fredda.
Lui rimane immobile.
Sembra fatto di cristallo.
È una macchina da guerra, ma ho la sensazione di poterlo rompere anche solo sfiorandolo.
Sei un androide.
Eppure sembri così umano.
Più umano di molti altri umani.
Incastrato in un corpo di metallo.
Un corpo che non ti appartiene.
Sospiro.
Il mondo ha bisogno di persone come te.
Per tirarci sù dal baratro in cui viviamo.
Per salvarci tutti.
Porto il mio viso al suo.
Socchiudo gli occhi.
Bacio la sua guancia, dolcemente.
«Non pensarci nemmeno, a morire.» affermo al suo orecchio.
Mi viene da piangere, ma ricaccio le lacrime indietro.
È inutile piangere.
Le lacrime non risolvono i problemi.
Bisogna solo essere forti.
Mi alzo, vado alla porta.
Lancio un'ultima occhiata all'androide, per poi uscire dalla stanza.
Connor...
Penso di provare qualcosa per te.

My Light || Detroit: Become HumanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora