d u e: "posso aiutare"

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27 NOVEMBRE 2038, 08:17:19 AM

«Dimmi come ti chiami, quanti anni hai, dove vivi e dove pensi di essere.» ordina un'infermiera, puntandomi una lucetta fastidiosa negli occhi, accecandomi.
«Mi chiamo Charlotte Blake. Ho ventidue anni. Vivo a Detroit, Michigan. Sono... in ospedale?»
La donna mi guarda con un sorriso.
«Sembra che sia tutto a posto, signorina Blake.»
La fisso a mia volta, con espressione assonnata.
«È stata davvero fortunata. Non ha riportato alcun tipo di bruciatura sul corpo, se non qualche graffio che scomparirà a breve.»
Improvvisamente, una valanga di eventi mi colpisce, ed inizio a ricordare.
Sgrano gli occhi.
«Nathan!»
Alzo il busto dal letto dove sono stesa, guardandomi intorno.
«Dov'è Nathan?!» urlo, liberandomi delle lenzuola bianco latte che mi coprono, in procinto di scendere.
Già, dov'è Nathan?
«Signorina, sarebbe meglio che rimanesse a riposo.» dice lei, poggiando delicatamente una mano sulla mia.
«Si è appena svegliata, è rimasta incosciente per oltre quattro ore.»
Mi arrendo, dopotutto ha ragione.
Mi sento debole e molto stanca.
Ma non posso non pensare a Nathan.
Me lo hanno portato via.

Giro lo sguardo verso la porta della stanza, e noto un ragazzo fissarmi, mettendomi un po' d'ansia.
Da quanto è lì?
Lo scruto: alto, magro, capelli ed occhi scuri, uniforme androide.
«Io ti conosco...» mormoro, mentre l'infermiera esce dalla stanza, lasciandomi sola.
«Certo che lo conosci.» risponde un altro uomo, entrando e poggiandosi allo stipite della porta. «Ti ha salvato la vita!» esclama, seccato.
Anche lui molto alto, capelli bianchi ed occhi azzurri. Avrà cinquant'anni.
«Piacere signorina Blake.» inizia il giovane, «Io mi chiamo Connor, sono l'androide Deviante della CyberLife. Sono partner del qui presente Tenente di Polizia di Detroit, Hank Anderson.»
L'uomo dai capelli bianchi fa un cenno di risposta con la mano.
L'androide si avvicina al mio letto, lentamente.
«Quindi mi hai tirata fuori tu, dalle fiamme?» domando, guardandolo ancora.
«Sì.» risponde. «Le mie statistiche segnavano il 96,7% di probabilità di un suo decesso, ma siamo riusciti a salvarla.»
Si avvicina anche l'altro uomo, con le mani nelle tasche.
«Come stai, piccoletta?» il suo tono è molto più amorevole, ora.
Quasi preoccupato.
«Bene, credo.»
Quell'uomo mi ricorda molto una persona a me cara.
Ma non è il momento di pensarci, ora.
"C'era qualcun altro, lì dentro, quando mi hai salvata?» chiedo.
Connor si siede su un lato del letto.
«Non vi era nessun altro. Ho trovato tracce di Thirium sul percorso, ma non ho potuto analizzarle poiché lei era in pericolo, e sono accorso.»
«Gettandoti nelle fiamme.» aggiunge Hank.
Solo in quel momento, mi rendo conto che sull'uniforme, sul viso e sulle mani di Connor vi sono lievi segni di bruciatura, d'un tratto mi sento terribilmente in colpa.
«Non prendere mai più questo tipo di iniziative da solo, mi hai sentito? Hai rischiato di morire!» sgrida l'uomo.
«Mi hai fatto prendere un cazzo di colpo, quando non ti vedevo uscire.» conclude, più calmo.
Tutta la sua preoccupazione e la sua rabbia sono state dettate dal timore di perdere quell'androide.
Come un padre che ha paura di perdere suo figlio.
Dio, se mi ricorda quella persona.
Connor rimane in silenzio, ed io in quel momento vorrei scomparire.
«In ogni caso, l'incendio è stato domato, ed il luogo delimitato. Ci attendono per iniziare le indagini.» attacca Hank, per smorzare quel silenzio.
«Vengo con voi.» rispondo.
Hank mi guarda, aggrottando le sopracciglia.
«Io posso aiutarvi nelle indagini!»
«Non se ne parla.» ribatte l'uomo.
«Per favore...» insisto «Non intralcerò il vostro lavoro.»
Le tracce di Thirium trovate da Connor appartengono a Nathan, non posso rimanere in ospedale.
Lui è in pericolo.
Ha bisogno di me.
Connor ed Hank si guardano per qualche secondo.
«Come ti pare.» conclude l'uomo, sospirando «Connor, la tieni d'occhio tu.»
Esce dalla stanza, probabilmente starà andando a parlare con degli infermieri per farmi dimettere in anticipo dall'ospedale.
Rimaniamo io e l'androide.
Non so se fidarmi di lui.
Non ancora.
«Allora... signorina Blake-»
«Chiamami Charlotte.» interrompo calma, ma allerta.
Connor mi sorride, o almeno, prova a farlo.
«Okay, Charlotte. Piacere di conoscerti, mi occuperò di te durante le indagini. In seguito, ci recheremo in centrale per farti alcune domande riguardo l'accaduto.»
Annuisco.
Stacco la flebo che ho al braccio, faccio per alzarmi.
«Ah, io ed il Tenente ti abbiamo procurato dei vestiti nuovi. I vecchi erano inutilizzabili.»
Rimango sorpresa da quel gesto gentile.
«Spero ti vadano bene.» aggiunge.
Sono piegati su un armadietto accanto al letto: una maglietta a maniche lunghe bordeaux, pantaloni jeans, mutande, calzini e reggiseno.
Non male, penso.
«Mi faccio una doccia veloce e torno.» annuncio, entrando in bagno.
L'androide attende, ammirando il mondo fuori la finestra.
Dopo pochi minuti esco, coperta solo da un'asciugamano bianca che mi lascia le gambe nude, ed afferro i vestiti.
Connor mi fissa per qualche secondo, io lo fulmino con lo sguardo.
Infine si volta di spalle, per permettermi di cambiarmi.
Mi infilo i nuovi indumenti e le mie vecchie scarpe da ginnastica.
Pettino velocemente i miei capelli sciolti con le dita.
«Andiamo.» dico, camminando verso l'androide, che si gira verso di me.
Finalmente vedo il suo volto da vicino.
Lineamenti puliti, sguardo calmo.
È carino.
«Sei molto bella.» sussurra.
Rispondo con un accenno di sorriso.
Ci incamminiamo verso l'uscita.
Mi piacerebbe approfondire, conoscerlo meglio.
Dopotutto, mi sembra una brava persona.






spazio autrice:
secondo capitolo per voi :)
è un capitolo di transizione, in cui abbiamo scoperto chi è questa fantomatica ragazza!
ma ben presto inizierà un po' d'azione...
ed altro😏
ci vediamo al prossimo capitolo gente, spero vi sia piaciuto!

-Fran//Machine

My Light || Detroit: Become HumanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora