v e n t i t r e: "soliloquio di un suicidio"

325 32 32
                                    

attenzione:
contenuti riguardanti impulsi suicidi ed autolesionismo.

***

7 GENNAIO 2040, 04:24:57 AM

Voglia di scomparire, non esistere.
Voglia di addormentarsi e non svegliarsi più.
Voglia di abbandonare tutto, voglia di non pensare.
Non soffrire.
Voglia di morire.
"Le emozioni mandano tutto a puttane", Hank lo ripete spesso.
Fanno schifo, le emozioni.
Con il tempo si impara a domarle, a chiuderle in una gabbia sul fondo del proprio cuore di pietra, a gettare la chiave lontano, dove non può essere recuperata.
Con il tempo si impara a spegnerle, a non provarne più. Si smette di piangere, di ridere, di avere una qualsiasi reazione.
Si diventa come fredde macchine, insensibili, vuote.
E allora, perché ho questa tempesta dentro?

A volte sarebbe bello smettere di esistere in questa dimensione, dire addio a tutto: persone, cose, ciò che è minimamente degno di essere ricordato, perde d'improvviso la sua importanza.
Allontanarsi dalla propria vita per un tempo indefinito, anche per sempre.
Nulla mi tiene qui.
È tutto così inutile ed ingiusto.
In questo mondo in cui l'innocenza viene punita, la crudeltà idolatrata.
A cosa serve tutto ciò?
Che senso ha continuare a vivere in questa vita di illusioni e di maschere, di belle parole dette con un ghigno sul volto, di bugie imbastite per camuffare un'esistenza crudele, di chi finge di interessarsi e poi ti dimentica come un vecchio oggetto?
Tanto vale farla finita.
Ora o mai più.

Cosa avrei da perdere? Non mi è rimasto nulla. Tutto è in fumo, e mi domando: a qualcuno è mai lontanamente importato di me? Ai miei genitori, forse? Certo che no. Furono i primi a voltarmi le spalle, quando l'inferno iniziò. I primi a fare le valigie, a lavarsene le mani.
La verità è che non è mai fregato un cazzo a nessuno.
Sfido chiunque a dirmi il contrario!
La gente si spaventa, davanti ai problemi. La gente esce dalla scena, affermando che non è affar loro. Questa è la pura verità.
La vita di tutti quelli che conosco continuerebbe senza il minimo problema, senza la più lieve preoccupazione, se morissi.
Se ora, seduta su questo pavimento freddo, con il coltellino che impugno saldamente nella mano destra, proprio ora, lacerassi le vene del mio polso sinistro, il mondo continuerebbe a girare lo stesso.
Anche senza di me.
È tutto così profondamente sbagliato, tutto così privo di senso, di ragione.
Ciò che provo, in questo momento, non sono altro che sensazioni e pensieri spiacevoli, misti a ricordi da cancellare dalla mente.
Il bisogno impellente di porre fine alle proprie sofferenze, come unica soluzione per uscire da questo circolo vizioso di dolore volgarmente chiamato vita.
Mente altrove, occhi vacui, persi, come la speranza che non ho mai avuto. La finta speranza che aiuta gli uomini a tenersi a galla, a trovare un punto di riferimento a cui aggrapparsi, ma che a me fa solo venir più voglia di terminarmi.
La speranza di una vita migliore, che però non esiste, non è mai esistita. Ed il tutto è destinato a peggiorare, in balia di ciò che la gente nomina come sfortuna, ma che io definisco come semplice fato. Siamo noi tutti mossi dal suo volere, non vi è Dio, ma solo una forza astratta che muove gli eventi, a cui probabilmente non sto granché simpatica. Ecco tutto.
Ma va bene così, è giusto così.

Poggio la testa contro il muro alle mie spalle, sguardo rivolto al soffitto, mentre i violenti colpi alla porta chiusa che ho davanti non cessano.
Dalla vita non mi sono mai aspettata felicità, non mi interessa. Desideravo solo una famiglia che mi amasse, una famiglia unita, simile alle altre, ma la vita non è una favola per bambini.
La famiglia è una cazzata colossale.
Quanta ingenuità.
L'universo dovrebbe rendersene conto, o la sofferenza non cesserà mai.
Ma l'umanità è troppo stupida.
Inoltre, mi è capitato spesso nel corso degli anni di riflettere sulla mia esistenza, e domandarmi: a cosa servo in questo mondo? Qual è la mia funzione? Perché vivo?
E più cercavo una risposta, più sprofondavo in un buco nero sconfinato, e l'istinto di Morte vinceva su qualunque cosa.
Quante volte venni salvata da Nathan sul lastrico, quante volte mi tirò fuori dall'oblio, dopo aver ormai passato il limite. La mia esistenza un incubo ed il mio mondo un girone infernale, e continuare a vivere era la guerra più dura.
Ne valeva la pena, all'epoca, quando ero solo una ragazzina alla ricerca di un riferimento perduto?
Ne vale la pena, ora, una giovane donna chiusa a chiave nel bagno della propria stanza d'ospedale, che di ragioni di vivere ne ha ben poche?
Si tratta di egoismo? Forse.

My Light || Detroit: Become HumanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora