Prologo

1.3K 116 10
                                    

Un'altra giornata di lavoro era appena cominciata, e il mese di settembre portava con sé il solito fermento del ritorno a scuola. La pasticceria, che si affacciava su una delle vie più trafficate del centro, era già gremita di clienti. Alle otto del mattino, il chiacchiericcio riempiva l'aria, mescolandosi al ronzio della macchina del caffè e al tintinnio delle tazze.

Elias si era ritrovato, per l'ennesima volta, a ricoprire un ruolo che non era il suo. Di solito stava al bar o nel laboratorio a preparare dolci, ma quella mattina, a causa di un'improvvisa assenza nel personale, era stato "promosso" a cameriere. Non era propriamente il suo forte, ma il locale non poteva fermarsi.

Con un vassoio in mano e il grembiule nero della divisa, si diresse verso il tavolo 6, posizionato nell'angolo vicino alla grande vetrata. La luce del mattino filtrava morbida attraverso il vetro, illuminando il locale con un calore familiare. Il pavimento di cotto restaurato e i muri color salmone conferivano all'ambiente un'atmosfera rustica, accogliente.

Al tavolo era seduta una ragazza. Portava i capelli raccolti in una coda alta, le punte bionde che le sfioravano le spalle. Indossava una camicia a righe bianche e blu e un paio di jeans semplici, ma portava il tutto con un'eleganza disinvolta. Sul tavolo c'era un libro di testo aperto, con accanto un mucchio di appunti scritti in bella calligrafia. La borsa di tela riposava sulla sedia accanto, mentre lei, con una penna tra le dita, sembrava completamente immersa nello studio.

"Il suo cappuccino," annunciò Elias con un sorriso. Ma quando la ragazza alzò lo sguardo, accadde qualcosa di strano.

I loro occhi si incontrarono, e per un istante Elias si sentì come colpito da un fulmine. Gli occhi di lei erano di un azzurro così intenso da sembrare irreali, profondi e ipnotici. C'era qualcosa nel suo sguardo, un magnetismo che lo paralizzò. Fu solo quando sentì il vassoio inclinarsi che si rese conto di essere rimasto fermo troppo a lungo.

Il cappuccino gli scivolò dalle mani, rovesciandosi sul tavolo e inondando gli appunti della ragazza.

"Oh, accidenti!" esclamò Elias, ridestandosi. "Mi scusi! Mi scusi davvero!"

Con il viso rosso dall'imbarazzo, tirò fuori un asciugamano dal grembiule e iniziò a tamponare freneticamente i fogli macchiati di caffè. Ma ormai era evidente che gli appunti erano irrimediabilmente rovinati.

"Non si preoccupi," disse lei, con un tono calmo ma leggermente distaccato, spostando il libro dall'altro lato del tavolo. "Succede. Vorrà dire che il prossimo cappuccino lo offrirà la casa, giusto?"

Elias sollevò lo sguardo, incerto se ridere o scusarsi di nuovo. "Ovviamente sì, e le porterò subito un altro."

Quando tornò al bancone per preparare il cappuccino, si sentiva ancora il cuore martellare nel petto. Non era il tipo da perdersi in uno sguardo o da lasciarsi distrarre così facilmente, eppure qualcosa in quella ragazza lo aveva completamente mandato in tilt.

Prese una fetta di torta al cioccolato per accompagnare il cappuccino e tornò al tavolo.

"Questo è per lei, ed è ovviamente offerto dalla casa," disse, posando il tutto con maggiore attenzione.

"Grazie," rispose lei, con un sorriso accennato che sembrava a metà tra il cortese e il divertito.

Poco dopo, il locale cominciò a svuotarsi. La frenesia del mattino si era calmata, lasciando solo un paio di clienti che sorseggiavano il caffè con calma. Elias lanciò uno sguardo al tavolo 6, pensando che la ragazza fosse ormai andata via, ma la trovò ancora lì, concentrata sui suoi appunti. Ora portava un paio di occhiali dalla montatura sottile, e quell'aggiunta le conferiva un'aria intellettuale che la rendeva ancora più interessante ai suoi occhi.

In un impulso spontaneo, si avvicinò di nuovo. "Serve altro?" chiese con un sorriso.

Lei sollevò lo sguardo verso di lui, e per un momento sembrò spaesata.

"Che ore sono? Il telefono è scarico."

Elias si trattenne dal ridere. "Le dieci meno un quarto."

"Cosa?!" esclamò, balzando in piedi. Infilò il libro nella borsa, raccattò le sue cose in fretta e si preparò a correre via. "Grazie mille!"

"Un attimo!" Elias la fermò. "Se vuoi, puoi lasciarmi il caricabatterie. Siamo aperti fino alle sette, potresti passare a riprenderlo più tardi."

Madelyn esitò, ma poi frugò nella borsa e gli porse il telefono e il caricabatterie. "Grazie. Sei un salvatore."

"Io sono Elias," disse, accettando gli oggetti. "Se non mi trovi, chiedi pure di me alla cassa."

"Madelyn," rispose lei, con un sorriso frettoloso. "Grazie ancora, Elias."

E con un cenno rapido, uscì dalla pasticceria, sparendo tra la folla della strada.

Elias rimase a guardare la porta per un momento, con in mano il suo telefono. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma l'idea di rivederla lo faceva sorridere.

A Moment Too Late - Madelyn CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora