Capitolo 13

307 45 8
                                    

Madelyn alzò la testa, notando il sorriso di Lisa e la sua familiarità nel chiamarla per nome. La salutò con una leggera inclinazione del capo. "Ciao," rispose, facendo scivolare la mano sotto al mento come a riflettere. "Mi portano qui i fantastici dolci che preparate. Non credo di essere l'unica."

Lisa sollevò un sopracciglio, il tono di Madelyn sembrava innocente, ma quel piccolo dettaglio le permise di capire che c'era qualcosa di più. "Davvero?" chiese, divertita. "Quindi non c'è bisogno che avverta Elias?"

Madelyn fece una leggera smorfia, come se fosse stata colta in flagrante. Ma non si scompose. "Elias...?" chiese, fingendo confusione. "Come mai?"

Lisa sorrise, ma l'ironia che emanava dal suo viso era palpabile. "Tranquilla, sono solo curiosa," disse, accennando una risata. "Elias è come un fratello per me, lo conosco da anni. E sai cosa? Non mi nasconde niente, nemmeno se, se la fa con qualcuno."

Le parole di Lisa le colpirono più di quanto Madelyn si aspettasse. Restò in silenzio per un istante, cercando di riordinare i pensieri. Come aveva fatto Lisa a sapere? Era davvero un gioco, quello che stava mettendo in scena con Elias? Aveva iniziato a pensare che fosse qualcosa di più, qualcosa che non riusciva a controllare del tutto.

"Siediti," disse Lisa con uno sguardo provocatorio, accennando un movimento verso una sedia. "Ti lascio il tempo di riflettere. Vado a dare la liete novella al capo."

Madelyn si fece strada verso il suo solito posto, ma i suoi pensieri non smettevano di turbinare. Quando Lisa scomparve dietro la porta, si rese conto che qualcosa era cambiato. C'era una tensione che prima non esisteva, una consapevolezza di sé che la rendeva più vulnerabile, più consapevole dei suoi stessi giochi.

Pochi minuti dopo, vide Lisa tornare, ridendo tra sé e sé mentre si avvicinava a lei. Madelyn notò che, nonostante il sorriso, c'era qualcosa di inquietante nel suo comportamento.

Ma prima che potesse chiedere spiegazioni, vide Elias uscire dalla cucina. La sua espressione diceva tutto: non era una faccia da chiacchiere.

"Madelyn," disse Elias, prendendola per un braccio con una presa ferma. "Vieni con me."

"Ma dove...?" iniziò a chiedere, ma la sua voce si spense quando si accorse che il suo tono non era di quelli da discutere. Ormai la pasticceria stava per chiudere, e la maggior parte dei clienti se n'era andata.

Elias la condusse nel laboratorio, dove il suo passo accelerò. Senza una parola, la spingendola contro il muro con un gesto rapido ma deciso, le mani appoggiate ai lati delle sue spalle, la fronte che quasi la schiacciava.

"Che fine avevi fatto?" mormorò Elias, sibilando con un tono che trasudava frustrazione. "Anzi, no. Non voglio saperlo." Le sue mani scivolarono sulle sue braccia e, in un attimo, le sue labbra trovarono quelle di Madelyn.

Il bacio fu violento, imprevisto, eppure carico di un'intensità che nessuno dei due si aspettava. Le labbra di Madelyn erano piccole, morbide, dolci come lo zucchero che c'era in ogni angolo di quella pasticceria, ma il carattere di Elias, così malizioso, così incalzante, non sembrava aver nulla di dolce.

Madelyn, confusa e senza fiato, si trovò nel mezzo di un turbine che non sapeva più come fermare. Il contatto tra di loro era esplosivo, ma in quel momento, era tutto quello che riusciva a percepire. Non c'era spazio per pensare, solo per sentire.

Elias, che era sempre stato tanto sicuro di sé, sembrava ora perduto in qualcosa che non aveva previsto, qualcosa che li aveva travolti entrambi. Eppure, nonostante la rabbia, nonostante la frustrazione, c'era una scintilla che nemmeno lui riusciva a capire, ma che lo faceva restare lì, contro di lei, in quel momento sospeso nel tempo.

Madelyn sorrideva soddisfatta mentre le labbra di Elias premevano sulle sue, attirò il corvino più vicino a sé tirandolo per la cravatta. Elias approfondì il bacio, infilando la lingua tra le labbra della ragazza senza ripensamenti, quest'ultima gli concesse subito l'accesso, facendo danzare le loro lingue.

Sentì una mano infilarsi tra i suoi capelli, per poi tirarli costringendola a tirare indietro il capo lasciando libero il collo. Il corvino si staccò da quelle labbra che sembravano una calamita, per spostarsi sul suo collo niveo che prima morse con impeto causando un gemito nell'altra e poi, nello stesso punto lasciò un profondo succhiotto.

Madelyn aveva arpionato le mani sulle spalle dell'altro come per allontanarlo, scaricando il dolore causato dal morso poco delicato "Ah! E-Elias!"

Elias alzò lo sguardo, i suoi occhi rubini fissi su di lei come due gemme incendiate. "Questo è per il graffio," sussurrò, avvicinando le labbra a quelle di lei, soffiando delicatamente come a sigillare una promessa. "Ora, stai zitta e buona, mentre finisco qui. Non provare a fuggire, perché io e te abbiamo ancora una lunga serata davanti."

"Ah, e se fossi impegnata?" chiese con un ghigno beffardo, come se volesse sfidarlo, ma qualcosa nel suo tono tradiva una leggera incertezza.

"Se lo fossi stata, non saresti qui," rispose Elias senza voltarsi, interrompendo il filo della conversazione mentre si girava per sistemare il laboratorio. Il silenzio che seguì fu carico di tensione, come una corda tesa pronta a spezzarsi.

"Beh," iniziò lei, rompendo il silenzio, "visto che sono costretta a rimanere qui, ti dispiace se metto in carica il cellulare? Sai com'è, sono sempre richiesta, devo essere reperibile." La battuta aveva l'aria di una giustificazione, ma c'era anche una punta di sarcasmo.

Elias non rispose subito. La sua postura si irrigidì impercettibilmente, come se una parte di lui avesse preso quella domanda come un attacco. "Non mi sembra che tu ti sia fatta molti scrupoli nel farti desiderare da me," disse infine, con una punta di gelosia che non riusciva a nascondere. "Quindi sì, mi dispiace."

Madelyn alzò un sopracciglio e fece un passo in avanti, come se avesse appena trovato il suo bersaglio. "Invece di lamentarti come una mogliettina gelosa - visto che ce n'è già una..." La sua voce divenne più tagliente, quasi divertita. "Perché non provi a chiedermi per quale motivo non ti ho mai risposto?"

Elias si girò lentamente, il volto imbronciato. "E allora? Di grazia" sbottò, visibilmente infastidito da quella provocazione. "Perché non mi dici cosa ti ha impedito di rispondere almeno a un messaggio?"

Madelyn lo osservò, la mano che giocherellava distrattamente con una ciocca di capelli, mentre si sistemava sullo sgabello. Con l'altra mano estrasse il suo cellulare, un vecchio modello ormai inutilizzabile, il vetro in frantumi, i segni evidenti di anni di incuria.

"Ah," fece semplicemente, osservando il suo telefono con una freddezza che sembrava indicare una lunga storia di mancanze. "Potevi comunque farti viva."

Elias la guardò per un lungo momento, il volto teso e attraversato da una vena di frustrazione. "Da quando devo darti conto di ciò che faccio o non faccio?" chiese, cercando di nascondere il malcontento dietro una facciata di indifferenza.

"Non si tratta di questo," replicò lui, con un tono che tradiva una rabbia soffocata, mentre continuava a sistemare il bancone del laboratorio. La sua mente stava ancora cercando di ricostruire quella risposta che non era mai arrivata, quel silenzio che l'aveva ferita più di ogni parola non detta.

"E allora, di cosa si tratta?" la provocazione scivolò via dalle sue labbra come una carezza velenosa. Il sorriso che si dipinse sul suo volto era tanto enigmatico quanto beffardo, come se fosse già a conoscenza della risposta. Si alzò dalla sedia con un movimento fluido, avvicinandosi a lui senza mai staccare gli occhi dal suo viso. "Vorrà dire che mi farò perdonare," sussurrò, e senza preavviso lo attirò verso di sé con una mano sul petto e l'altra dietro la nuca, per poi baciargli le labbra con una forza che rivelava tanto desiderio quanto rabbia.

Si separò da lui, ma l'intensità del gesto rimase nell'aria, palpabile. "Non la passerai liscia," mormorò, tornando a sedersi senza aggiungere altro, il suo volto ora riflesso da un'ombra di malinconia.

Elias la guardò, i suoi occhi fissando il profilo di Madelyn mentre la luce del laboratorio danzava sulle sue curve sottili. C'era qualcosa di affascinante, di inquietante, nel suo essere. Non faceva rumore quando si muoveva, eppure il suo corpo sembrava riempire lo spazio con una presenza che non potevi ignorare.

Madelyn si avvicinò a lui con calma, come se avesse avuto tutto il tempo del mondo. Ogni passo sembrava studiato, ogni movimento lento e misurato, come se stesse raccontando una storia che Elias non riusciva a leggere del tutto. Il suo sorriso era appena accennato, ma così pieno di sfumature che nessuna delle sue parole avrebbe potuto renderlo giusto.

"Ti aspetti che ti dica qualcosa, Elias?" chiese, la voce bassa e suadente, ma con quella punta di qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione. "Qualcosa che ti faccia sentire meno... distaccato?"

Le sue parole avevano un peso, come se sapesse esattamente come fare per spingere il suo interlocutore a cadere in una trappola che lui stesso non sapeva di aver accettato. Ma non lo ammetteva. Nessuno poteva sapere cosa stava pensando Madelyn, nessuno poteva dire se fosse sincera o se stesse giocando una parte, come un attore che aveva perfezionato la sua recitazione in modo tale che nessuno riusciva a capire quando iniziava e finiva il personaggio.

"Non c'è niente che tu possa dirmi," rispose Elias, cercando di mantenere la calma, ma sentiva che quella tranquillità che lei emanava lo stava destabilizzando.

Madelyn sorrise ancora, ma questa volta il suo sorriso sembrò più profondo, come se nascondesse un segreto che non aveva intenzione di condividere. Si avvicinò di un altro passo, e il profumo di qualcosa di inebriante, di leggermente pungente, si fece più intenso. "Davvero?" Sussurrò. "Eppure sento che c'è qualcosa che non vuoi ammettere. Qualcosa che ti spinge a rimanere qui, a guardarmi, a... volermi."

Le sue parole erano un veleno dolce, eppure non c'era nulla di diretto in esse. Non aveva accusato, non aveva nemmeno minacciato. Solo un'osservazione fatta con una calma disarmante, che sembrava penetrare senza sforzo, come una lama che scivola silenziosa nella carne.

Elias sentì una fitta di irritazione, ma anche un brivido gelido lungo la schiena. C'era qualcosa di malizioso, di sottile nel suo comportamento. Non la capiva, e proprio per questo era attratto da lei, come un uomo che cammina sull'orlo di un precipizio senza sapere se l'abisso è davanti o dietro.

Madelyn non aveva bisogno di dire altro. Il suo silenzio era complice di tutto ciò che non veniva detto, delle ombre che danzavano nei suoi occhi, dietro le sue parole. Come un diavolo che aveva già giocato la sua parte, ma che non lasciava mai tracce di sé.

Lisa era rimasta immobile sulla porta, lo sguardo fisso sull'oblò, ma la sua mente era altrove, osservando ogni sfumatura del momento. Non aveva visto il bacio tra Madelyn e Elias come qualcosa di banale. Non era solo un bacio, non per lei . C'era qualcosa nell'aria, una tensione sotterranea che lo aveva colpito senza preavviso. E quando aveva guardato Elias, aveva visto negli occhi del ragazzo quella scintilla. Una scintilla che non riconosceva da tempo, o che forse non aveva mai visto.

Capì subito, senza bisogno di più spiegazioni. Non c'era solo attrazione fisica. Elias stava iniziando a innamorarsi. E mentre lui e Madelyn sembravano ignari di questo cambiamento, Lisa lo percepiva con una lucidità quasi dolorosa. Il suo amico stava cadendo, ma non aveva ancora capito la profondità della sua caduta. E lei, come sempre, era spettatatricd.

Era evidente nei piccoli segnali: lo sguardo furtivo che Elias lanciava a Madelyn, la sua tensione nei suoi gesti, quei momenti in cui il suo umore cambiava improvvisamente, come quando Madelyn appariva all’improvviso o, peggio ancora, quando lei spariva per giorni, lasciandolo in sospeso, senza risposte. Elias osservò tutto, come un cacciatore che scruta la sua preda prima di afferrarla, e sorrise, quasi divertito, ma anche rassegnato. Non sarebbe stato facile, certo, ma la situazione avrebbe preso una piega che nessuno si sarebbe aspettato.

Il pensiero la fece sorridere. Era troppo presto perché Elias si accorgesse di ciò che stava accadendo. Era troppo concentrato sul corpo di Madelyn, su quello che vedeva in superficie. Ma Lisa conosceva la psicologia di Elias meglio di chiunque altro. Bastava un passo più lungo, uno sbaglio, e quella scintilla si sarebbe trasformata in un incendio che non sarebbe stato facile spegnere.

Alle 19:00 in punto, chiuse il negozio con un movimento meccanico, salutando distrattamente Elias e Madelyn. Non c'era nulla di speciale nel suo addio, solo una routine che ripeteva ogni giorno, ma quella sera, il suo cuore batteva più forte. Uscì dal retro e chiuse la porta a chiave, il suono del lucchetto che sembrava segnare la fine di una fase. Perché il matrimonio tra Isabel e Elias era ormai arrivato al capolinea, e sapeva che il suo compito era solo uno: aiutare il suo amico a cadere, lentamente e senza rimorsi.

Ma Elias non sapeva nulla di tutto questo. E nessuno lo avrebbe mai avvisato.

A Moment Too Late - Madelyn CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora