Capitolo 15

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Elias si sistemò i pantaloni e, con un movimento rapido, si abbassò per raccogliere la maglietta di Madelyn, che giaceva sul pavimento. La sua mente era ancora avvolta dalla sensazione calda e intensa dell’incontro appena concluso, ma i suoi occhi si soffermarono per un attimo sui graffi che aveva lasciato su di lei. Li osservò, e per un breve istante, un pensiero inquieto attraversò la sua mente. Madelyn, con un sorriso che sfiorava il beffardo, lo fissava, mentre il suo corpo si rilassava lentamente, come se stesse recuperando il controllo sulla situazione.

Madelyn distolse lo sguardo, ma nel profondo si sentiva turbata. Le immagini di quel momento passavano come un film in loop nella sua mente. Ogni istante del loro incontro sembrava amplificato, quasi come se il corpo ricordasse meglio degli occhi. Quando sentì le sue guance scaldarsi, provò a distogliere lo sguardo. “Dovremmo ripulire, altrimenti domani avremo una bella sorpresa,” disse con tono casuale, cercando di rompere il silenzio che era calato improvvisamente tra loro.

Elias sorrise, quasi divertito dall’idea di sistemare i danni causati dal suo stesso impeto. Non si preoccupava di quel che sarebbe successo. “Non ti preoccupare, lo farò domani mattina prima dell’apertura.” Si allacciò i pantaloni con calma, ma c’era una sfumatura di complicità nel suo sorriso. “Ora andiamo, sembri piuttosto… stanca,” aggiunse, un’osservazione leggera, ma con un pizzico di malizia che non poteva nascondere.

Madelyn sbuffò, il suo volto illuminato da un mix di imbarazzo e stanchezza. Era difficile capire cosa stesse davvero provando in quel momento. Il desiderio di restare, di continuare quel gioco era forte, ma allo stesso tempo c’era una sorta di vuoto che si insinuava. Aveva ottenuto ciò che voleva, ma ora sentiva che qualcosa mancava. “Andiamo,” disse, più per rompere il silenzio che per vera convinzione.

Uscirono dal locale e salirono nell’auto nera di Elias.

Madelyn si appoggiò al finestrino, il gomito a sorreggere la testa, i suoi occhi persi nel vuoto mentre guardava fuori. La stanchezza le appesantiva le spalle, la mente offuscata da pensieri confusi. Il desiderio di una doccia calda e un letto comodo le sembrava l’unica cosa che volesse, ma c’era altro che la turbava. Aveva ottenuto ciò che voleva: aveva fatto cadere Elias ai suoi piedi, lo aveva fatto cedere sotto il peso della sua volontà. Ma ora, quando il gioco sembrava finito, un senso di vuoto cominciava ad affiorare. Come se, dopo aver ottenuto tutto, fosse come svuotarsi di qualcosa che, forse, non aveva mai avuto.

Elias la osservava di tanto in tanto, lo sguardo che scivolava su di lei mentre guidava. Il suo profilo era ancora segnato dall’intimità di poco prima, i capelli spettinati, il viso rilassato, la bocca appena increspata in un sorriso che non riusciva a nascondere. La maglietta di Madelyn, adesso, portava i segni di quello che era accaduto, una testimonianza silenziosa di ciò che avevano condiviso. Elias si sentiva appagato, come se quel momento avesse estinto qualcosa dentro di lui. Non provava rimorso, non sentiva alcun peso di colpa. Solo il piacere e la sensazione di calore che gli percorreva il corpo. Il profumo di Madelyn, la sua pelle, le sue mani, tutto aveva contribuito a un’esperienza che lo aveva soddisfatto in modo profondo, quasi liberatorio.

Ma ora, un pensiero si insinuava nella sua mente, sempre più forte. Cos’è che sarebbe successo dopo? Come avrebbe gestito la sua vita con Isabel, quella donna che, nonostante tutto, era ancora sua moglie? Avrebbe continuato a vedere Madelyn di nascosto? La verità gli sembrava tanto sfocata quanto intollerabile.

La voce di Madelyn lo tirò fuori dai suoi pensieri: “Devi girare a destra al prossimo incrocio.”

Si fermarono a un semaforo. La tensione, quasi palpabile, regnava tra di loro. Madelyn, come fosse ormai una consuetudine, taceva. Un silenzio che a Elias sembrava pesante, non tanto di imbarazzo, ma di riflessione. Senza dire una parola, slacciò la cintura di sicurezza e, con un gesto rapido, afferrò il viso di Madelyn. La avvicinò a sé, baciandola con un impeto improvviso, come se fosse un bisogno istintivo, un impulso che non poteva reprimere. Il bacio fu breve, intenso, interrotto solo dal suono del clacson di un’auto dietro di loro. Il verde del semaforo era scattato.

“Gira a sinistra, poi sempre dritto fino a Park Avenue,” disse Madelyn, ma la sua voce non aveva più la stessa sicurezza di prima, come se anche lei stesse cercando di capire cosa stesse succedendo.

“Bella zona, comunque.” Rispose Elias.

Madelyn alzò un sopracciglio. La zona, con i suoi palazzi eleganti, era esattamente ciò che uno come lei avrebbe scelto, ma l’osservazione di Elias non gli suscitava sorpresa. “Lo so,” rispose semplicemente. “Te l’avevo detto.”

Madelyn indicò la strada che stava per percorrere. “Puoi lasciarmi qui,” disse, con un tono che cercava di sembrare deciso. La sua mano stava già slacciando la cintura di sicurezza.

Elias fermò la mano di Madelyn con un gesto deciso, ma non violento. “Madelyn…” pronunciò il suo nome in modo più grave. “Permettimi di accompagnarti.”

Lei si fermò, ma non lo guardò. Rimase immobile per un attimo, come se stesse combattendo contro un conflitto interiore. Elias la osservò, cercando di leggere nei suoi occhi, ma quelli che una volta avevano trasmesso desiderio e sfida ora sembravano pieni di qualcosa di diverso, forse stanchezza o incertezza.

“Guardami.”

Madelyn sospirò, poi lentamente si voltò verso di lui. I loro occhi si incontrarono, e in quel momento Elias vide chiaramente la fatica che si celava dietro l’apparente distacco di Madelyn. Un’apparente leggerezza che, forse, stava cominciando a svanire.

“Cosa devo fare?” Elias chiese, cercando di trovare una risposta che sembrava sfuggirgli, come se non sapesse più cosa voleva davvero.

“A che ti riferisci?” Madelyn gli rispose, il suo tono ambiguo, ma le parole, in qualche modo, le uscirono più leggere del previsto.

“Mi riferisco a questo,” Elias sussurrò, avvicinandosi di nuovo, afferrandola per i capelli e baciandola con dolcezza, ma anche con una forza che non riusciva a nascondere.

Quando si staccarono, rimasero a fissarsi, quasi in silenzio. Un respiro profondo, il battito dei cuori che sembrava irregolare.

“Non mandare a monte un matrimonio per una scappatella, Elias,” disse Madelyn, con uno sguardo che parlava di qualcosa di più profondo.

Prima che potesse aggiungere altro, uscì rapidamente dall’auto, senza più dire una parola. La pioggia iniziò a cadere leggera sulla grigia Londra, mentre il suono del suo passo si mescolava al rumore della città che continuava a scorrere, indifferente.

Una scappatella.

A Moment Too Late - Madelyn CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora