Capitolo 3

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Erano appena tornati alla pasticceria: Elias era in laboratorio, mentre Lisa era tornata in negozio.
 
Avrebbe dovuto concentrarsi sulla preparazione di una nuova torta, ma i pensieri di Madelyn continuavano a tormentarlo. Ogni volta che cercava di focalizzarsi sul lavoro, l’immagine di lei gli riempiva la mente, un volto che non riusciva a scrollarsi di dosso.

Voleva vederla, parlarle, anche se non sapeva bene di cosa. Le parole gli sfuggivano ogni volta che pensava a lei. In un impeto di coraggio, afferrò il cellulare e cominciò a cercare febbrilmente il numero di Madelyn. Quell’ultimo incontro, il modo in cui le aveva lasciato il suo numero, lo faceva impazzire. Era come se il gesto stesso fosse una promessa che non aveva il coraggio di affrontare.

Il suo dito esitò per un attimo sopra il display, ma poi, con un respiro profondo, premendo il tasto della chiamata, si decise. Il telefono squillò per un paio di volte prima che dall’altra parte arrivasse una voce che lo fece sussultare.

“Pronto, chi parla?” chiese Madelyn, la sua voce distesa, ma con un’ombra di curiosità.

“Sono Elias,” rispose, cercando di mantenere la calma, ma sentendo il battito del cuore accelerare.

Un breve silenzio seguì dall’altra parte. Poi Madelyn rispose, con una nota di incertezza: “Ciao, Elias… allora, a cosa devo la telefonata?”

Elias si morse il labbro inferiore, quasi a voler reprimere la tensione che sentiva crescere dentro di sé. “Beh, non ti ho più visto… mi chiedevo che fine avessi fatto e se stavi bene…”

Madelyn lo schernì, il tono ironico che lo fece sorridere un po’, nonostante la situazione. “Ti preoccupi così per tutti i tuoi clienti?”

“In realtà no,” rispose Elias, mentre un sorriso nervoso gli si faceva largo sul viso. “Ma… perché non vieni più?”

“Sai bene perché,” rispose lei, la sua voce un po’ più bassa. “L’ho fatto per te.”

“Sì, ma ora ti ho chiamato,” rispose Elias, il cuore che batteva forte nel petto. “Mi farebbe piacere vederti, magari… oggi?”

Madelyn ridacchiò leggermente dall’altra parte della linea. “Oggi mi hai già visto, non ti basta?” rispose con un tono scherzoso, ma non era un vero rifiuto.

“Ma non abbiamo nemmeno parlato,” ribatté Elias, sperando di non sembrare troppo insistente. “Comunque, se sei impegnata, fa lo stesso. Puoi venire quando vuoi.”

Ci fu un altro istante di silenzio, come se Madelyn stesse riflettendo. Poi, infine, disse con una voce più esitante: “Non… non sono impegnata. Ci vediamo dopo.”

La chiamata si concluse con il suono del suo click sul telefono, e per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, Elias sentì un’incredibile sensazione di indecisione da parte di Madelyn. La sua reazione non era stata quella che si sarebbe aspettato.

Elias sorrise a se stesso, incredulo. Si stava comportando come un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, eppure non riusciva a smettere di pensare a lei.

“Che idiota,” si rimproverò mentalmente, mentre cercava di scacciare quel pensiero. Ma la verità era che sentiva un desiderio che non riusciva a contenere.

Poi si ricordò di dover lavorare in laboratorio. Non avrebbe potuto stare con Madelyn, almeno non ora. Aveva un sacco di lavoro da fare, e non poteva permettersi di distrarsi ulteriormente.

Un’idea gli balenò nella mente.

Erano già le 17 passate, e in un paio d’ore sarebbe riuscito a finire tutto. Si concentrò, cercando di focalizzarsi sul compito che lo attendeva. Ma c’era una parte di sé che non riusciva a ignorare l’emozione che gli scorreva nelle vene. Il pensiero di rivederla lo mandava in subbuglio.

A Moment Too Late - Madelyn CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora