Elias collegò il telefono di Madelyn al caricabatterie e lo posizionò accanto alla sua postazione, assicurandosi di non perderlo di vista. Tornato nel laboratorio, si immerse nella decorazione di una torta panna e fragole. Era un lavoro che trovava rilassante: la precisione dei gesti, l'armonia dei colori. Eppure, quella mattina, il suo solito piacere per i dettagli sembrava distratto.
La sua mente vagava, ripercorrendo ogni momento dell'incontro con Madelyn. Gli tornava in mente il modo in cui aveva reagito al disastro del cappuccino, la leggerezza con cui aveva affrontato qualcosa che a chiunque altro avrebbe fatto perdere la pazienza. Ma soprattutto, continuava a visualizzare i suoi occhi: vivaci, profondi, in qualche modo disarmanti. Si ritrovò a sorridere mentre rifletteva su quanto fosse insolito per lui sentirsi così turbato da qualcuno che conosceva appena.
Verso l'una, Madelyn fece capolino nella pasticceria. Era un po' titubante. Non era abituata a tornare negli stessi posti così rapidamente, ma il pensiero di Elias l'aveva sorpresa più volte durante la mattinata. Quando non lo vide al bancone, sospirò, già un po' infastidita dall'idea di dover aspettare.
"Scusi," disse a una cameriera, "sto cercando Elias."
La giovane alzò lo sguardo, incuriosita. "Lo chiamo subito," rispose, scomparendo dietro una porta.
Madelyn attese vicino al bancone, facendo scorrere distrattamente le dita sulla superficie liscia. Quando Elias uscì, sorridente e con il telefono e il caricabatterie in mano, lei notò qualcosa di diverso in lui. Forse era solo l'energia positiva che sembrava emanare.
"Ecco il tuo telefono," disse, porgendoglielo. Poi aggiunse, senza lasciarle il tempo di ringraziarlo: "Sto per andare in pausa. Ti va di pranzare con me?"
Madelyn inclinò la testa, sorpresa. La sua spontaneità la divertiva. "Ci provi con me? Non perdi tempo, eh?"
Elias rise. "Magari. O forse è solo un modo per rimediare al disastro di stamattina. Allora?"
Lei lo guardò con occhi socchiusi, fingendo di riflettere. "Va bene," rispose infine. "Se prometti di non saltarmi addosso ... si."
Elisa schioccò la lingua sul palato, poi si tolse il grembiule e la targhetta con il nome.
"Prendo la giacca" e sparì dietro la porta da cui era entrato, uscendone poi subito.
Uscirono dal locale e Elias si diresse verso la sua auto.
"Ci conosciamo da stamattina e già mi porti nella tua auto?" cantilenò Madelyn divertita.
Elias rimase quasi spiazzato di fronte alla sua sfacciata battutina, beh non aveva tutti i torti.
"Beh, gli uomini con la macchina fanno colpo, ma se preferisci possiamo andare a piedi" disse sorridendo.
"No, vada per la macchina" Aprì l'auto con il telecomando.
"Hai preferenze? Sushi, italiano oppure dei panini?" aspettando la risposta della ragazza.
"Va bene tutto, anche se il sushi mi attira di più"
"Vada per il giapponese allora" Salirono in macchina, ed Elias si sforzò di tenere la conversazione leggera. Scoprì che Madelyn era una studentessa di economia e che il suo percorso era già stato tracciato dal padre, un noto imprenditore.
"Non sembri entusiasta," osservò Elias, notando la piega delle sue labbra quando parlava dell'azienda di famiglia.
"Non lo sono. Ma a volte non si ha scelta." Madelyn scrollò le spalle, cercando di minimizzare.
"Capisco." Elias non aggiunse altro, ma il suo tono tradiva un'empatia sincera.
Arrivarono davanti al ristorante giapponese, un locale elegante ma non troppo pretenzioso. Elias aprì la porta per farla passare, e Madelyn non poté trattenersi.
"Non è necessario che fai il cavaliere," scherzò.
Elias sorrise. "Sei sicura? Mi sembri una dama perfetta."
Lei rise. "L'apparenza inganna."
Mentre mangiavano, Madelyn si accorse della fede all'anulare di Elias. Smise di masticare per un momento, colta alla sprovvista. "Sei sposato," disse, senza traccia di domanda nella voce.
Elias posò le bacchette, fissandola con un'espressione che oscillava tra il rimorso e il disagio. "Sì," ammise.
Madelyn si appoggiò allo schienale, pensierosa. "Allora perché mi hai invitata a pranzo?"
Elias sospirò, cercando le parole giuste. "Non lo so. Forse perché... c'è qualcosa in te che non riesco a ignorare. Ti ho incontrata stamattina e non riesco a smettere di pensarci. Ma hai ragione, sto sbagliando."
"Tu lo sai che non porterà a nulla, vero?" disse Madelyn, con un tono calmo ma fermo.
"Lo so." Elias abbassò lo sguardo. "Sono sposato da tre anni. Lei mi ama, e io le voglio bene. Ma con te... è diverso."
Madelyn lo fissò, valutando le sue parole. Poi mise giù le bacchette e si alzò. "È meglio che vada. Non voglio complicazioni, né per te né per me."
Elias si alzò in piedi, seguendola. "Ti accompagno, almeno. Non posso lasciarti andar via così."
Durante il tragitto in auto, il silenzio tra loro era carico di tensione. Madelyn fissava il paesaggio fuori dal finestrino, ma sentiva il peso dello sguardo di Elias su di lei. Quando si fermarono davanti alla facoltà, lei si girò di scatto verso di lui.
"Non credo che tornerò in pasticceria," disse con decisione.
Elias la fissò, sorpreso. "Perché no? Ti prometto che non ti metterò a disagio."
Madelyn esitò per un momento, poi sorrise amaramente. "Non sei tu. Sono io."
Prima che Elias potesse rispondere, lei lo afferrò per la cravatta e lo attirò in un bacio improvviso e intenso. Elias si irrigidì per un istante, ma poi ricambiò. Era sbagliato, eppure, in quel momento, non gli importava.
Quando Madelyn si staccò, il suo sguardo era deciso ma malinconico. "Addio, Elias."
Scese dall'auto e scomparve tra la folla. Elias rimase immobile, incapace di muoversi, con un unico pensiero che lo tormentava: non avrebbe mai dimenticato quello che era successo.
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A Moment Too Late - Madelyn Celine
ChickLit| FF X MADELYN CELINE E se due anime gemelle si incontrassero nel momento sbagliato? Immagina di incontrare qualcuno che sembra fatto apposta per te, ma il destino ti pone davanti una scelta impossibile. In un incontro casuale, due anime si riconos...