Capitolo 14

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Elias osservava Madelyn con uno sguardo che non riusciva a distogliere.

Era qualcosa di diverso questa volta. Non solo un’attrazione fisica. No, c’era qualcosa di più nascosto sotto la superficie, un desiderio che non riusciva a etichettare con parole semplici. La vedeva muoversi dietro al bancone, con quel suo modo silenzioso ma sicuro di cercare qualcosa da bere, il corpo che si allungava in punta di piedi per afferrare le bottiglie più in alto, e poi le sistemava con cura, quasi con una grazia misurata. Ogni piccolo movimento sembrava un segreto che lui non riusciva a decifrare.

I suoi occhi la seguivano mentre sistemava i bicchieri da cocktail, e l’impressione di essere intrappolato in un gioco che non capiva lo assaliva.

“Non pensavo che fossi anche barista,” disse Elias, con una risata che suonava più nervosa di quanto avrebbe voluto ammettere.

Madelyn si girò, il suo sguardo divertito, ma con una sfumatura di sfida. La sua risposta arrivò mentre afferrava l’ultima bottiglia con naturalezza, aggiungendo un altro pezzo al puzzle che stava costruendo davanti a lui. “Sono piena di sorprese.”

Elias fece un passo verso di lei, il suo cuore che sembrava battere più forte con ogni movimento. Si appoggiò al bancone, come se quel contatto fisico fosse l’unica cosa che potesse mantenerlo ancorato alla realtà. I suoi occhi si fermarono su Madelyn, mentre il suo corpo sembrava reagire automaticamente alla sua vicinanza. Con un gesto che sembrava spontaneo ma era carico di intenzioni non espresse, le prese il volto tra le mani.

Il suo sguardo si fece più profondo, come se cercasse di scrutare ogni angolo del suo essere, cercando di cogliere il vero significato di quei piccoli gesti. “Ed io non vedo l’ora di scoprirle tutte,” sussurrò, una frase che non sembrava più solo un gioco, ma una promessa che rivelava un desiderio che stava crescendo tra loro, qualcosa che stava prendendo piede senza che nessuno dei due potesse fermarlo.

La tensione tra loro era palpabile, come un filo sottile che poteva rompersi in qualsiasi momento, ma entrambi sembravano incapaci di fare un passo indietro.

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Madelyn sorrise maliziosamente prima di poggiare le labbra sulle sue delicatamente, ma ci pensò Elias ad approfondire velocemente quel bacio che diventò pericolosamente bagnato, e veloce. Le sue mani, che prima reggevano il viso del ragazzo ora scendevano sul collo aprendogli la camicia senza troppi complimenti.

“Tu vai sempre di fretta” soffiò Madelyn tra un bacio e l’altro prima di passare le mani dal suo petto, alla sua schiena per liberarlo dal grembiule e gettarlo a terra. Per poi fare la stessa cosa con la maglietta. Osservò soddisfatta il suo marchio che ancora s’intravedeva sulla pelle pallida del corvino, carezzandolo con un dito prima di farsi catturare da una altro passionale bacio. Le sue labbra vennero morse e succhiate, leccate dalla lingua impaziente di lei che intanto aveva finito di sbottonarle la camicietta strappandogli gli ultimi bottoni e gliel’aveva sfilata gettandola lontano.

Si staccò dalle sue labbra per passare a torturare il morbido lobo ingioiellato, mentre con le dita iniziava a stuzzicargli un capezzolo provocandogli dei mugolii, la più piccola gli carezzava la schiena in punta di dita che lo facevano rabbrividire dal piacere.

Scese con le labbra fino ai suoi capezzoli, li baciò e li stuzzicò con la lingua. Madelyn si sentiva avvampare, aveva caldo, le attenzioni del corvino la facevano sentire bene, lo facevano terribilmente eccitare. Pensava di dover fare tutto lei come la scorsa volta, ma Elias non gli lasciava nemmeno il tempo di respirare, si sentì mordere violentemente un capezzolo e istintivamente affondò le unghie di una mano nella spalla dell’altro mentre con l’altra mano gli tirava una ciocca di capelli “Ah Elias-“

“Quando avrò finito, avrai così tanti segni che il graffietto che mi hai lasciato non sarà nulla in confronto.”

Detto questo la afferrò per i fianchi e la poggiò sulla parte bassa del bancone, Madelyn sgranò gli occhi a quella affermazione, arrossì e sospirò eccitata. Slacciò i pantaloni al corvino, iniziando a massaggiare velocemente la sua dote, lo sentiva impaziente e anche lui era stufo di aspettare.

Quando si sentì toccare l’intimità ansimò e con un movimento deciso, ma privo di qualsiasi gentilezza, Elias spinse Madelyn sul bancone. Le bottiglie che aveva sistemato con cura poco prima volarono via, cadendo sul pavimento con un rumore fragoroso, frantumandosi in mille pezzi.

Il rumore dei vetri rotti sembrò lacerare l’aria, ma Madelyn non sembrò affatto scossa. Anzi, il suo sorriso malizioso rivelava un’inquietante consapevolezza della situazione, come se quel gesto impulsivo di Elias fosse solo un altro tassello di un gioco che lei conosceva fin troppo bene.

Elias, con un sguardo che tradiva la sua determinazione, iniziò a sfilare gli abiti di Madelyn, un gesto fluido e sicuro, che sembrava non lasciare spazio a nessuna resistenza. Ma dentro di lui, un turbinio di emozioni contrastanti gli ronzava in testa: desiderio, frustrazione, una sorta di smarrimento che non riusciva a spiegarsi. Ogni suo movimento sembrava un atto di volontà, ma anche un’eterna ricerca di qualcosa che non riusciva a definire.; sfiorò con il naso tutta la lunghezza del petto petto della ragazza fino ad arrivare alla sua intimità, allargandole le gambe con le mani per poi lasciarle perdere fra di esse.

Elias si avvicinò ancora di più a Madelyn, il suo sguardo fisso su di lei, mentre la tensione tra i due cresceva ogni secondo. Ogni movimento, ogni respiro sembrava sincronizzarsi in una danza silenziosa che parlava più di mille parole. La vicinanza era palpabile, un’incredibile consapevolezza che entrambi stavano attraversando un territorio ignoto ma inevitabile.

Elias infilò un dito dentro di lei, il cuore che batteva più forte ad ogni movimento. Il suo corpo si fece più vicino a quello di Madelyn, il respiro che si mescolava con il suo. Era più di un impulso fisico; c’era qualcosa di più profondo, una connessione che andava oltre la carne, che si tesseva tra i silenzi e i piccoli gesti non detti.

Madelyn, con un lento movimento, si abbandonò a quella vicinanza, il corpo che si adattava senza resistenza. I suoi occhi si incontrarono con quelli di Elias, un’intensità che tradiva più di quanto qualsiasi parola avrebbe potuto esprimere. Era come se tutto ciò che li circondava fosse scomparso, lasciando solo loro due, persi in un gioco di sguardi e respiri, di emozioni mute e sensazioni tangibili.

Elias, finalmente, mosse le mani, non con impazienza, ma con una calma quasi ipnotica. Ogni gesto, ogni sfioramento, sembrava come se volesse scoprire ogni angolo di lei, ogni risposta che il suo corpo avrebbe potuto dare. Ma non era solo un atto fisico; era un’esplorazione, una sfida a capire, a conoscere, ad andare oltre le apparenze.

Il silenzio tra loro era il vero linguaggio, quello che parlava di desideri nascosti e di una connessione che nessuno dei due aveva voluto ammettere. Ogni sfioramento era un passo più vicino, non solo alla pelle, ma all’anima dell’altro.

Mentre la toccava osservava ogni sua espressione, come per imprimerla nella sua mente, gli occhi lucidi, le guance rosse e le labbra schiuse. Le mani avvinghiate al bordo inferiore del bancone per sorreggersi da quella scomoda posizione, ma nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi.

Affondò il viso tra l’incavo della gamba e l’inguine ispirando il suo profumo, si avvicinò al suo sesso e la baciò guardandola negli occhi, poi inizio a leccarla e a succhiare per regalarle un intenso piacere; Madelyn ricambiava il suo sguardo, tremava dal piacere, ma anche dal dolore causato dalla posizione. Difatti appoggiava la schiena sul bordo alto del bancone, tra le scapole che gli graffiava la pelle, e il suo peso gravava su una parte dei glutei e dell’osso sacro sulla parte inferiore del bancone. Era scomodo, ma tremendamente eccitante.

Strinse le gambe attorno alla figura di Elias e con le nocche bianche strette all’estremo venne tra le labbra dell’altro chiamandolo. Riversò la testa, ma non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che sentì la lingua del corvino insinuarsi ancora nella sua entrata, alzò il capo guardandolo, quest’ultimo sostituì la lingua con un dito, con l’altra mano gli stringeva una coscia. La baciò ancora e Madelyn gli morse il labbro inferiore con forza quando si aggiunse un altro dito.

Ma Elias era troppo impaziente e senza terminare di prepararla afferrò la propria erezione e si spinse in lei con una sola e decisa spinta.

Madelyn gemette dal dolore, una lacrima minacciava di cadere dagli occhi, arpionò le unghie alla schiena del corvino graffiandola per tutta la lunghezza fino a farlo sanguinare, quest’ultimo in risposta prese a muoversi facendo allacciare le morbide gambe al suo bacino.

Si sentiva come spaccata in due dalle spinte ponderose di Elias, la schiena che bruciava per l’attrito contro al bordo del bancone, riversò il capo per farsi torturare il collo già marchiato da altri baci e morsi mentre continuava ad affondare le unghie nella carne.

“Ti ho desiderato così tanto da far male.”

E con una spinta più profonda sentì Madelyn sussultare, e si concentrò in quel punto mentre con una mano iniziava a masturbarle il clitoride a ritmo delle spinte facendola gemere. La sua pelle sudata profumava e lo attirava come una calamita, la morse ancora sentendola salata sotto la lingua. Le gambe gli tremarono proprio come quelle dell’altra segno che tutto stava per finire.

Chiamò il nome di Madelyn sensualmente e spinse più forte, beandosi dei gemiti che uscivano dalle sue labbra, per poi zittirla con un bacio frenetico, sentì aumentare la presa sui suoi fianchi mentre Madelyn annaspava alla ricerca d’aria.

Si guardarono intensamente negli occhi e vennero all’unisono scambiandosi i respiri, un filo di saliva che univa ancora le loro labbra.

Elias socchiuse gli occhi e gli baciò le labbra delicatamente, completamente in contrasto ai baci e morsi famelici che si erano scambiati fino a poco prima. Uscì lentamente da lei e la attirò a sé facendola scendere dal bancone. Gli bruciava la schiena , afferrò una mano di Madelyn, notando come le unghie fossero leggermente intinte di rosso.

“Cosa dirò a mia moglie quando vedrà questi graffi?” Elias chiese, con un sorriso sfuggente, mentre la attirava a sé, in un altro bacio, il suo respiro che si faceva più profondo. Non c’era più alcuna incertezza nei suoi gesti, ma una sorta di consapevolezza di ciò che stava succedendo.

Madelyn lo fissò negli occhi, il suo sguardo che parlava più di mille parole. “Beh, se fossi stato più delicato, forse ora non avremmo avuto questo problema,” rispose con una risata leggera, mentre lasciava vagare le mani sul suo petto, tracciando linee invisibili sulla sua pelle. Ogni parola, ogni tocco sembravano essere parte di un gioco più grande, qualcosa che andava oltre la superficie.

Elias sollevò un sopracciglio, e il suo sorriso divenne più ironico.

“Ecco cosa succede a provocare fino allo sfinimento.” Disse, ma la sua voce tradiva un accenno di compiacimento, come se stesse godendo di quel gioco di provocazioni.

“Hai frainteso,” rispose leccandogli lascivamente le labbra “Non mi è dispiaciuto affatto.”

Madelyn si staccò lentamente dalla sua presa, ma la sua energia rimase palpabile. Si guardò brevemente, notando il danno alla camicia, poi si alzò per rivestirsi, mentre Elias la osservava, il suo sguardo intenso, riflessivo. “E io come ci torno a casa?” chiese, il tono che suggeriva una sfida silenziosa, come se stesse mettendo in discussione la dinamica di potere che si era instaurata tra loro.

Elias sorrise, ma il suo sorriso non era solo divertito, era anche un po’ complice, come se stesse comprendendo esattamente il sottotesto di quella domanda. Si stava allacciando i pantaloni, ma il suo sguardo non lasciava Madelyn nemmeno per un istante. “Vorrà dire che ti accompagnerò io a casa,” rispose con tono sicuro, ma con una certa delicatezza che tradiva qualcosa di più profondo, una consapevolezza di come il gioco stesse cambiando forma.

A Moment Too Late - Madelyn CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora