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Dionaea

Sono seduta intorno ad un tavolo con l'agente Rossi e il ladro, il quale tiene la sua testa bionda all'indietro mentre preme sul naso una confezione di piselli scaduti nel 2015.
«La arresti agente! L'arresti!» si lamenta il farabutto ma il poliziotto alza gli occhi al cielo, lo ignora e si rivolge a me «Vuoi raccontarmi come sono andate le cose?»
«Posso prima ordinare un frappé?» chiedo sfogliando il menù del bar.
Lo so, lo so, non dovrebbe essere questo il posto dove uno pensa di ritrovarsi dopo un ti dichiaro in arresto, probabilmente dovrei essere in una stanza degli interrogatori o qualcosa del genere, ma nel paesino dove abito ci conosciamo tutti e Rossi è il migliore amico di papà, sa che non potrei fare nulla di male.
O almeno lo spera.
Sotto lo sguardo sconvolto dello sconosciuto ordino il mio frappé al cioccolato prima di rispondere alla domanda del poliziotto.
«Io stavo facendo il mio lavoro fino a quando non ho beccato questo criminale a rubare!»
«Rubare?!» ribatte il biondo «è casa mia! Come faccio a rubare in casa mia?!»
«Guarda che questa tecnica qui non attacca eh! So perfettamente chi vive in questa città e tu non ci vivi!» gli punto il dito contro.
«Non mi indicare o te lo spezzo quel dito»
«Agente mi minaccia!» dico con qualche ottava di troppo, il ragazzo butta i piselli sul tavolo mentre mi scimmiotta e tira fuori il portafoglio.
Spero mi paghi il frappé.
«Dimmi il cognome di chi abita lì» chiede con in mano la carta di identità.
«Zori» affermo senza esitazione, poi lui lancia il suo documento a Rossi che legge il suo nome a voce alta «Leonardo Zori» e l'appena citato mi mostra il dito medio accompagnato da un sorriso antipatico.
«È un falso» sposto il mio indice dal biondo al pezzo di carta e anche l'agente sembra credermi. Leonardo, invece, soffoca un urlo di frustrazione.
Lo trovo un pochino sclerotico.
«Sei tu la falsa!»
«Non ti permettere»
«Sei tu la ladra! Hai spaccato il mio lucchetto»
«Mi sono scordata le chiavi»
«Quindi va bene rompere le cose degli altri?»
«L'avrei ricomprato»
«Ricompralo dietro le sbarre, piccola delinquente»
«Sei tu il ladro!»
«Allora perché sei tu in arresto?»
«ORA BASTA» tuona il poliziotto facendo tremare i vetri e un po' anche noi, ci zittiamo subito, tutti.
TUTTI.
La cameriera ha smesso di prendere le ordinazioni, i consumatori si sono bloccati e la stupida mosca che sbatteva continuamente contro il vetro ha smesso.
Sembra abbiano messo anche il muto alla tv.
A rompere il silenzio in cui è piombato il bar è il tintinnio della campanella che avvisa l'arrivo di un nuovo cliente, che in questo caso è mio padre. Fermo sulla soglia cerca qualcuno con lo sguardo e immagino di essere io visto che appena punta i suoi occhi su di me si avvicina con grosse falcate.
«Papà! Sono testimone di una rapina e della falsificazione di documenti» gli salto al collo.
Sento Leonardo sbuffare, vedo Rossi alzare gli occhi al cielo e tutti tornare a quello che facevano, come se il tempo fosse ripartito.
«Nene» è il soprannome che mi ha dato da piccola, ormai mi chiamano tutti così.
«Stavo parlando al telefono con Alberto», il padrone della casa che il tizio davanti a me voleva derubare «si é dimenticato di dirmi che suo figlio fosse in casa» indica il biondo, il quale fa un sorriso compiaciuto e io sbianco, quindi tento di chiudere subito tutta questa baracconata che abbiamo tirato su.
«Oh, perfetto, caso risolto!» mi affretto a prendere le mie cose ma il ragazzo mi ferma «Ma dove vai?! Sei in arresto per esserti intrufolata in proprietà privata e per aggressione»
«Aggressione?» chiede mio padre spaesato
«Tu non puoi arrestarmi» ribatto.
«Agente! L'arresti!»
Rossi si porta le mani alle tempie e le massaggia chiudendo gli occhi, poi ci sbatte entrambi fiori dal locale e continua a parlare con mio padre.
Mi siedo sulla panchina che c'è davanti al bar e prendo il mio cellulare, dopo poco sento il peso di qualcun'altro e sbuffo vedendo che anche lui si è seduto insieme a me, prende il tabacco e si gira una sigaretta.
Dopo un minuto il suo fumo inizia ad arrivarmi in faccia e tossisco, così decido di spostarmi all'estremità, allontanandomi il più possibile dal ladro.
Al posto di tenere le distanze lui si avvicina a me, ma lo ignoro e con la mano sventolo via le nuvole grigie che escono dalla sua bocca. Poi si muove ancora nella mia direzione fino a far scontrare le nostre cosce.
Oh.
Che coscia muscolosa che ha!
Alzo lo sguardo e vedo che sorride divertito, è a pochi centimetri dal mio viso e le sue labbra si protendono in avanti.
Non vorrà mica un bacio!
E infatti mi soffia il fumo in faccia e tossisco come una dannata.
Borbotto uno stronzo e mi alzo per andare a sedermi sugli scalini dell'entrata.
Lui invece se la ride.
Lo guardo con odio e ne approfitto per studiare il suo aspetto.
Ha i capelli biondo sabbia, mossi e abbastanza lunghi, un naso dritto e perfetto, la mascella squadrata ben delineata, gli zigomi sono piuttosto pronunciati, ha labbra rosse e carnose, spalle larghe, due braccia muscolose escono dalla t-shirt ancora bagnata che fascia perfettamente il suo busto scolpito.
Deglutisco rumorosamente e torno a posare i miei occhi nei suoi, sono ambrati.
È un colore piuttosto strano.
Se dovessi immaginarmi l'inferno me lo immaginerei con delle fiamme così.
È bono.

Love Seed || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora