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Dionaea

Cerco di raggiungerlo ma è troppo veloce e le sue gambe sono due volte le mie, io faccio un metro e lui ne fa tre.
«Guarda che non hai capito!» gli grido, fermandomi per togliere velocemente ste cazzo di scarpe, non so correre con queste: «Non è mai stato il mio ragazzo!»
«Me l'ha detto mia sorella che è amica del fratello di Claudio»
Troppi collegamenti, per un attimo mi perdo.
«È una bambina di cinque anni!» ribatto mentre inizio la mia corsetta.
«Sei!» lo urla come se questo la facesse diventare adulta all'improvviso.
«Senti, suo fratello ci ha visti baciarci qualche volta, ma non c'è mai stato altro oltre qualche scopata sparsa»
Si ferma di botto e sbatto contro la sua schiena.
Che male.
Si volta lentamente con uno sguardo carico di rabbia, i suoi occhi sembrano di fuoco.
«Qualche scopata» ripete a denti stretti.
Non sono mai stata brava a scegliere le parole, ma non ci vuole un genio a capire che ho scelto quelle sbagliate.
Cerco nell'archivio del mio cervello qualcosa da dire ma tutti i miei neuroni alzano un cartello con su scritto sei stupida.
Grazie.
«Beh, ma comunque non è mai stato il mio ragazzo» farfuglio.
«Beh non credo che lui la pensi allo stesso modo visto come si stava avventando su di me» grida «per una cosa che non è manco successa!»
Ah ecco!
«Ora è tutto chiaro» affermo «Non è Claudio il problema. È il bacio!»
Lui sgrana gli occhi: «Ma quale bacio?!»
«È esattamente questo il problema! Il fatto che non sei riuscito a baciarmi perché Claudio è entrato in camera»
Lui si passa una mano tra i capelli.
«Non è questo il punto»
«Il punto è che io mi sono arrabbiata con te perché hai spinto Claudio perché eri arrabbiato per un fottuto bacio mancato» riassumo la situazione «quindi il problema è sto cazzo di bacio»
«Ok! Sì!» ammette furioso «il punto è sto cazzo di bacio»
«Risolviamo il problema» mi ritrovo a dire, sono furibonda, ansiosa e in imbarazzo allo stesso tempo «baciami adesso»
«Cosa?» la sua rabbia viene spazzata via dalla sorpresa e sbatte gli occhi incredulo.
Non è stata una mossa furba chiedergli di baciarmi mentre era furioso e ci stavamo gridando di tutto.
Non riesco a ripeterlo, la certezza che mi rifiuti è sempre più alta.
«Null-» ma non riesco a finire la frase perché la sua bocca si avventa sulla mia.
È un bacio aggressivo, arrabbiato e urgente che mi toglie il respiro, mi morde con forza le labbra e la sua lingua si impossessa della mia.
Indietreggio sotto la sua forza fino a quando le mie spalle non si attaccano ad un muro, e mi ritrovo a gemere di piacere quando mi prende in braccio, sistemando le mie gambe intorno alla sua vita, e facendo scontrare il suo bacino con il mio.
Quando gli mordo il collo emette una sorta di ringhio.
«Non riesco più a fermarmi» sussurra sulle mie labbra.
«Andiamo da me» propongo ed è davvero difficile staccarmi e camminare con le gambe che sembrano fatte di gelatina.
Facciamo il tragitto mano nella mano e in fretta, ad ogni metro ci baciamo per confermarci a vicenda di non aver cambiato idea.

Una volta in camera, chiudo la porta a chiave e lo spingo sul letto, poi mi metto a cavalcioni su di lui che sorride malizioso. Le sue dita mi accarezzano il collo e si spostano dietro la nuca per sciogliere il fiocco rosso del vestito.
Mi bacia di nuovo. Le mie mani corrono a sbottonare la camicia e quando libero il suo addome scolpito mi prendo qualche istante per far godere anche la mia vista.
Lui è sotto di me bello come un Dio, la camicia sbottonata, i muscoli contratti, i capelli biondi arruffati, gli occhi ambrati brillano lussuriosi e ha le labbra piegate in un sorriso.
La sua mano si estende verso il mio viso per attirarmi a lui e tornare a baciarmi con passione e possesso, mi gira con poca delicatezza per mettersi sopra di me, mi strappa di dosso il vestito e poi è il turno dei suoi jeans.
Bacia con avidità e prepotenza ogni parte del mio corpo, le sue mani forti afferrano i miei fianchi e con un gesto deciso li inchioda ai suoi, facendomi perdere ogni capacità intellettuale.
Mi riempie di baci, carezze, passione e di lui, della sua bocca, dei suoi occhi, del suo profumo, della sua anima.
I nostri respiri sono spezzati da gemiti di piacere, fa intrecciare le nostre dita sopra la mia testa e, quando arrivo al culmine, sono costretta a mordergli la spalla per non lasciarmi sfuggire un verso troppo alto.

Ci sistemiamo sul letto come nei film: la mia guancia appoggiata sul suo petto, che va su e giù a ritmo dei lunghi respiri e inspiro il profumo dolce della sua pelle sudata.
«Sai di zucchero filato» penso a voce alta e lui sorride, poi affonda il naso tra i miei capelli e lascia entrare anche la mia anima «tu sai di libertà»

Leonardo

Torno a baciarla di nuovo per confermare a me stesso che questo non sia un sogno, e se lo è lasciatemi dormire in eterno.
Mi incendio di nuovo, è come se il paradiso si fosse fuso con l'inferno, fa caldo e bruci ma sei felice e in pace.
Lei comunque non si tira indietro, anzi! Non credo che mi lascerà dormire stanotte ed io non potrei esserne più contento.
Voglio divorare di nuovo ogni parte di lei e cancellare con il mio tocco anche il più piccolo ricordo che ha il suo corpo di Claudio, o di qualsiasi altro.
Voglio imprimermi nella sua pelle.

La mattina dopo, disperati e continui colpi alla porta mi fanno sbarrare gli occhi all'improvviso, Dionaea è su un fianco che dorme beatamente, sembra non accorgersi delle grida oltre alla porta e del bussare insistente, ha il sonno pesante come il padre.
Il padre.
Oh merda, è lui che bussa alla porta?
Mi alzo di scatto e mi infilo velocemente i boxer, poi mi avvicino a lei e le do un bacio sulla fronte, Nene, sempre con gli occhi chiusi, sorride mentre si accoccola ancora di più nel cuscino e il mio cuore perde un battito a causa di tutta questa dolcezza.
«Nene» sussurro al suo orecchio, so che stanno bussando disperatamente alla porta ma non voglio svegliarla bruscamente, soprattutto dopo la notte che abbiamo appena passato.
«C'è Luigi che ti cerca»
Lei corruga la fronte, apre un solo occhio e si tende appena verso l'uomo che continua ad urlare "Nene apri la porta".
«Non è mio papà, è Claudio» e torna a dormire come se non avesse detto nulla.
E questo che minchia ci fa qui?
Decido di aprire la porta in boxer, per fargli capire la situazione e magari spezzargli il cuore.
Bisogna che se ne faccia una ragione.
Quando i nostri sguardi carichi di odio reciproco si scontrano, lui sbianca nel vedermi mezzo nudo e subito i suoi occhi corrono verso il letto, dove Dionaea dorme con un enorme sorriso sul viso, la spalla nuda spunta dal lenzuolo leggero.
Analizza con uno sguardo veloce la stanza e nota i nostri vestiti sparsi a terra, tra cui anche il suo intimo.
Ho sentito il crack che ha appena fatto il suo cuore.
«Che vuoi?» rompo il silenzio «Nene sta dormendo»
«È l'una del pomeriggio» dice a denti stretti e decido di infilare ulteriormente il coltello nella piaga «Ma stanotte è stata piuttosto impegnata e non è riuscita a dormire» le mie labbra si piegano in un ghigno malvagio.
«Sei solo un passatempo» sentenzia «quando te ne andrai si dimenticherà velocemente di te»
Sento le mani prudermi dalla rabbia e cerco di controllare la voglia immensa che ho di tirargli un pugno.
«Quando si sveglia dille che le voglio parlare, la mia pausa pranzo finisce tra un'ora, quindi la aspetto dopo il lavoro se non si sveglia in tempo» gira i tacchi e se ne va.
Io torno a letto furibondo, ma la mia ira svanisce subito quando Dionaea allunga il braccio per cingere il mio busto e si avvicina al mio corpo con un gesto dolce e innocente, mi ricorda un po' un gattino.

Ha dormito per un'altra ora e mezza e quando si è svegliata mi ha dato dei baci davvero poco casti, ho perso subito la ragione e la situazione mi è sfuggita di mano di nuovo.
Siamo ancora ansimanti uno di fianco all'altra. Lei a pancia in giù, con il mento vicino alla spalla e gioca con le nostre mani.
«Puzziamo di sesso e perversione» commenta con un sorriso meraviglioso «devo farmi una doccia»
«Vengo anche io» dico seguendola quando si alza per dirigersi verso il bagno che ha in camera.
«Lo abbiamo appena fatto, dammi tregua» ride e mi chiude la porta in faccia.
Dannazione, io sono già eccitato!
Consapevole del fatto che Luigi sia al lavoro, esco nudo dalla camera e vado a farmi una doccia ghiacciata nell'altro bagno per dare una calmata ai miei ormoni.

Dopo un pranzo delle 16, laviamo insieme i piatti e le rubo qualche bacio tra una bolla di sapone e l'altra.
Mi sento in paradiso.
«Cosa voleva Claudio stamattina?» chiede all'improvviso, catapultandomi bruscamente sulla terra. Boccheggio, non voglio che ci vada a parlare.
«Non era mattina» cerco di perdere tempo.
«Per me era l'alba» scherza facendomi scogliere con un sorriso mozzafiato.
Va bene, mi arrendo.
«Ha detto che ti vuole parlare quando finisce di lavorare»
Mi guarda e non aggiunge altro.

Alle sei del pomeriggio il campanello suona, i suoi smeraldi si fissano su di me per alcuni secondi, fa un sorriso di circostanza, poi mi punta il dito contro: «Tu rimani qui» ordina ed esce dalla sala lasciandomi da solo con la tv.
Col cazzo.

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