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Dionaea

Sono in camera mia che cerco di ritagliare tutti i fiori che mi piacciono da una rivista di design paesaggistico a cui è abbonato mio padre.
Non sarò brava come giardiniere ma i fiori mi piacciono molto, mi piacerebbero anche di più se non morissero ogni volta che mi avvicino.
La spalla mi fa un male cane ma ormai mi sono abituata.
Anche Leonardo si è fatto male, aveva diversi graffi sulla schiena e la caviglia gonfia come un cocomero, per questo ho insistito che si facesse visitare nonostante lui dicesse che non c'era bisogno.
Mi chiedo come abbia fatto a non rendersene conto.
Fatto sta che quando gliel'hanno fasciata ha gridato così forte che sembrava lo stessero torturando, cinque minuti prima stava bene ed improvvisamente sembrava gli mancasse tutto il piede.
Santo cielo, che drammatico!
Spero solo di non avergli rovinato la carriera da modello.
Due colpi alla porta mi fanno saltare sul posto e non riesco manco a rispondere che mio padre è già dentro.
«Ma non bussare se tanto poi entri senza permesso» mi lamento
«Ah, scusami. Ti stavi masturbando?»
«Papà, ma ti pare che mi masturbi vestita e con delle forbici in mano?!»
«Chiedevo» scrolla le spalle «è venuto a trovarti il figlio di Alberto»
Alzo il sopracciglio.
Che ci fa qui?
Soprattutto a quest'ora di sera.
Mi alzo e scendo le scale per raggiungerlo in salotto. Leonardo è seduto sul divano, i gomiti appoggiati alle cosce, mentre scrolla la homepage di Instagram, mi schiarisco la gola e il suo sguardo incontra il mio per poi spostarsi sul tutore e ritornare dai miei occhi.
«Come va?» chiede alzandosi e buttando il cellulare in tasca, io faccio spallucce ma mi pento subito di questo gesto perché un dolore acuto mi fa imprecare mentalmente. Lui sembra notarlo, scuote la testa e si avvicina a me lentamente.
«Non è stata una mossa intelligente» commenta con un sorriso furbo.
«Salvare te non è stata una mossa intelligente» replico, piegando la testa di lato per osservarlo meglio.
Lui fa una smorfia, si gratta la nuca e vedo che cerca nell'archivio del suo cervello qualcosa da dire.
I suoi occhi scappano via dai miei e corrono a guardare un punto vuoto della stanza...è in imbarazzo?
«Grazie» sussurra senza guardarmi in faccia, le sue guance sembrano colorarsi leggermente di rosso e le mie labbra si piegano spontaneamente in su.
«Tuo padre mi ha detto che sei costretta a stare a casa tutte e tre le settimane»
«Lui mi costringe a stare a casa» preciso piccata, tanto lo so che sta ascoltando tutto dalla cucina facendo finta di lavare i piatti «il dottore ha detto che basta non fare movimenti bruschi»
«Tu non sei in grado di non fare movimenti bruschi» spunta papà dalla porta.
Lo sapevo che stesse origliando.
Gli lancio un'occhiataccia e sparisce di nuovo in cucina.
«beh, direi che concordo con tuo papà»
«Hai visto?!» urla l'altro dalla stanza affianco e il ragazzo davanti a me scoppia a ridere mentre io mi limito ad alzare gli occhi al cielo.
«Cosa ci fai qui? Come sta la tua caviglia?» cerco di cambiare discorso.
«La mia caviglia fa un male porco»
Ma sentitelo, è solo una storta!
Meno moda e più spinaci, ragazzo.
«Ti ho portato il cinema» continua
«Cos-?»
In tutta risposta lui alza il suo zaino da terra e sorride compiaciuto «dov'è la tua stanza?»
Sono curiosa da morire, quindi non faccio altre domande e con un gesto gli indico di seguirmi.
Saliamo le scale e quando entra in camera mia rimane quasi sorpreso «un po' diversa da come me l'aspettavo» commenta.
Appoggia la sua borsa ai piedi del mio letto matrimoniale e si aggira scrutando tutti i collage che faccio con i ritagli delle riviste: quando vedo immagini di stanze mi piace addobbarle con i fiori che ritaglio dai magazine di mio padre.
«Sei brava»
«A fare che?»
«Design floreale»
Quello che faccio ha un nome?
«Se lo dici tu» vado a sedermi sul letto e mi segue. Non mi sento a disagio con lui in camera, nonostante ogni volta che ci abbia portato un ragazzo uno strano imbarazzo si impossessava di me. Probabilmente perché eravamo qui per un motivo molto diverso dal suo.
L'immagine di me e Leonardo che facciamo sesso scoppia nel mio cervello come una bomba: immagino il suo torso nudo sudato, i capelli scompigliati, i muscoli contratti e il suo bacino attaccato al mio.
Mi sento prendere fuoco e mi schiaffeggio una guancia sotto il suo sguardo confuso.
«Che vuol dire che mi hai portato il cinema?» cerco di concentrare il mio cervello su altro.
Lui tira fuori dallo zaino un portatile e un hard disk.
«Più di cento film» afferma orgoglioso, accende il pc e poi mi piazza davanti lo schermo con diverse cartelle, una per ogni genere.
«Che tipo di film ti piacciono?»
«Drammatico» dico senza esitazione e lui rimane di nuovo sorpreso, senza commentare clicca la cartella e mi appoggia il computer sulle gambe.
«Scegli» dice «posso spostare le cose da quel muro?»
Annuisco sempre più curiosa di sapere cosa combina.
Una volta liberata la parete, riprende la borsa e tira fuori un paio di cavi e un proiettore.

Love Seed || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora