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Leonardo

Stanotte ho deciso che devo farlo.
Lo devo proprio fare.
Apro i cassetti con urgenza, come se ne dipendesse la mia vita, e prendo più paia di maglie, pantaloni, mutande e calzini, poi infilo tutto nello zaino che mi affretto a buttare in spalla.
Spengo tutte le luci, controllo che le finestre siano chiuse ed esco veloce dalla porta dando tutti i giri di chiave.
Cammino verso casa di Dionaea a passo svelto, poi corro per qualche metro e poi di nuovo a passo svelto fino ad arrivare ad un andatura normale, quasi lenta.
Non so che mi prenda.
Mi sento un pazzo.
La conosco da tre giorni ma la voglia di starle vicino è aumenta così tanto che non riesco più ad ignorarla, voglio entrare nel suo mondo che mi immagino con colori pastello e orsetti gommosi dotati di mitragliatrici leggere e bombe a mano.

Arrivo davanti a casa sua e mi accorgo che sono solo le 7.18 del mattino.
Staranno sicuramente dormendo.
Non posso mettermi a bussare alla loro porta a quest'ora, mi denuncerebbero e sarei mandato in uno ospedale psichiatrico.
Giustamente.
Alzo lo sguardo verso quella che dovrebbe essere la stanza di Dionaea e mi accorgo che, al contrario di quello che pensavo, è sveglia e sta uscendo dalla finestra.
Mi nascondo velocemente dietro un albero e la osservo.
Perché nulla grida "stalker" più di un guardone nascosto dietro un tronco alle sette del mattino.
Comunque questa matta esce scalza, sale sul tetto e si avvicina ad un ramo, ma è troppo bassa per arrivarci, così si mette a saltellare.
Io rido perché sembra davvero la scena di qualche film comico...che si sta per trasformare in tragico: improvvisamente perde l'equilibrio, un piede le scivola, una tegola si stacca e cade per andare a frantumarsi a terra, mentre lei si è aggrappata a non so cosa e si sta di nuovo tirando su.
Mi appresto ad andare sotto il punto dove si trova lei.
Non si sa mai che scivoli di nuovo.
«Dionaea! Psst» bisbiglio.
Non riesco a vederla ma la sua voce non tarda a rispondere.
«Stai zitto!»
«Ma che cazzo stai facendo?»
«Non sono affari tuoi» sbuffa.
«Si che lo sono! Sono testimone di un suicidio»
Silenzio.
Non risponde.
Aspetto alcuni secondi prima di tornare a parlare.
«Non ti vorrai mica suicidare veramente?»
«Ma che cazzo dici, coglione?»
Eccola, elegantissima e finissima come la Regina Elisabetta.
«E che stai facendo lassù?»
«E tu che stai facendo laggiù?»
«Sai, quaggiù è dove stanno le persone, non sui tetti»
«Non alle sette del mattino in proprietà altrui»
«Io v-»
La porta d'ingresso si apre, Luigi esce in pigiama, mi squadra, sposta lo sguardo sulla tegola rotta vicino ai miei piedi, lo alza verso il tetto e poi torna su di me.
Per fortuna sua figlia non si vede.
«Credo che le vostre tegole non siano tanto sicure» commento mentre cerco di inventare una scusa «Mi è quasi caduta in testa»
Lui si strofina per un attimo gli occhi, probabilmente per svegliarsi completamente e poi mi fa cenno di entrare, non me lo faccio ripetere due volte e lo seguo.
Spero che quella pazza non si sfracelli a terra.
Gigi mi mette una tazza di caffè davanti, prende un sorso dalla sua prima di parlare con la voce ancora impastata dal sonno.
«Che ci fai qui, figliolo?»
«Io...» e ora che dico? «mio padre non c'è e sono a casa da solo»
Bene, e quindi, Leo?
Lui annuisce con un cenno del capo «Non te la senti a stare da solo in quella grande casa?»
Annuisco anche se mi sento un demente a farmi passare come un bambino di 5 anni. Ma non posso dirgli che voglio trascorrere il tempo con sua figlia, che manco conosco, mi caccerebbe via in un istante.
«Puoi stare tranquillo, in questo paesino ci conosciamo tutti e non c'è niente di cui avere paura» mi dà una pacca sulla schiena «Non ci sono ladri né nulla del genere, però so che la solitudine è una brutta bestia e se ti fa piacere puoi passare i giorni qui fino a quando non torna tuo padre»
Mi illumino e lo ringrazio infinitamente.
«Se ti servono due braccia in più col lavoro ti posso aiutare» aggiungo.
«Grazie ma non credo tu sappia qualcosa di giardinaggio» sorride in modo contagioso «Ma sono sicuro che a Nene farebbe bene un po' di compagnia in questi giorni visto che deve stare a casa»
Poi mi indica le scale, mi dice di salire che in fondo al corridoio del piano di sopra c'è la stanza degli ospiti dove posso stare.
Lo informo che per pranzo andrò a prendere le mie cose a casa, anche se in realtà le ho già dietro ma non posso confessargli che avevo intenzione di autoinvitarmi qui, quindi fingo.

Love Seed || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora