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Leonardo

Quando siamo tornati in casa, lei è salita in camera sua senza dire mezza parola, mentre io sono rimasto in cucina ad aiutare Luigi, appena rientrato con la spesa.
«Eravate in giardino?» chiede con il solito sorriso contagioso, solo che questa volta non mi arriva né mi travolge, come invece hanno fatto gli occhi vuoti della figlia, che mi hanno preso e svuotato lasciando solo il freddo.
«Eravamo nella veranda di vetro»
Si blocca, il sorriso gli muore e un sospiro lascia le sue labbra «per questo era arrabbiata quando è arrivata» deduce.
Conosce sua figlia alla perfezione.
«Lei non riesce a capirlo» continua, come se volesse aiutarmi ad aggiungere un tassello a questo rompicapo complesso che è Dionaea.
Ho conosciuto un lato di lei completamente diverso da quello libero e coraggioso, ho visto nei suoi occhi una gabbia buia e senza luci, dove vive una strana apatia.
«Crede lo abbia fatto quasi per dispetto...forse le fa meno male così» mi spiega «non vuole capire che fosse malata. Soffriva di depressione. Tanta gente crede che sia semplicemente un periodo dove sei solo molto triste, invece è come un tumore. Ti mangia da dentro, ti colpisce il cervello e, come succede per il cancro, se non riesci a sconfiggerlo, muori»
Non ho mai perso nessuno di così vicino al mio cuore, ma entrambi mi hanno fatto capire che, quando succede, muore un pezzo anche di te.
«Come si chiamava?»
«Margherita» sorride malinconico.
«Perché mi state raccontando tutto questo?» domando.
Sono confuso, io non lo direi mai ad uno sconosciuto. Perché è esattamente quello che sono, una settimana non basta per capire che tipo di persona io sia.
«È un paesino piccolo, lo sanno tutti, in ogni caso lo avresti scoperto. Meglio saperlo da noi»
Annuisco.
Silenzio.
«Oggi torna tuo padre, giusto?» cambia discorso e accenno un sì con la testa.
«Meglio che vada a preparare le mie cose» fingo un sorriso e mi avvio su per le scale, mi fermo per un attimo davanti alla sua porta chiusa, resisto alla tentazione di bussare e riprendo a percorrere il corridoio fino alla stanza degli ospiti.
Mentre metto le mie cose dentro lo zaino mi rendo conto che non voglio andarmene.
Dannazione Leo, ti sposti di 200 metri, non di città!
Come farò quando deciderò di tornare a Milano?
Prendo il telefono e decido di controllare quanto costano le Dionaea Muscipula, necessiterò di qualcosa che mi ricordi la libertà quando non riuscirò più a riposarmi e ad avere del tempo per me. La prima cosa che mi appare è la pagina di Wikipedia. La apro:

Si dice che Darwin, quando la vide, la soprannominò "la pianta più spettacolare del mondo"
...
Il nome del genere deriva da Διωναα Diōnâia, epiteto di Afrodite, la dea greca dell'amore e della bellezza, e significa appunto "colei che è nata da Dione". Inteso nel senso antichissimo che una preda viene attratta da un aspetto piacevole ma, una volta catturata, è soggetta ad una misera fine.

È questo quello che mi aspetta, Dionaea?
Una misera fine?
Una morsa sembra stringermi gli organi interni e mi manca l'ossigeno quando ripenso al suo sguardo vuoto.
Forse sono già stato catturato e questo è l'inizio della mia fine.

«Torni a casa?» la sua voce mi distoglie dai miei pensieri. Lei è lì, appoggiata alla porta, bellissima. I suoi occhi sono tornati ad essere due diamanti splendenti e vorrei correre ad abbracciarla, dirle che non voglio mai più vedere quell'espressione apatica sul suo viso e baciarla come non è mai stata baciata prima.
Perché mi fai questo effetto?
«la più spettacolare del mondo» ripeto Darwin a bassa voce.
«Cosa? Non ti sento se parli così piano»
«Finalmente vado a casa» scherzo facendole una smorfia e lei arriccia il naso mentre sorride.
«Almeno non ti avrò tra i piedi»
«Ti verrò comunque a trovare tutti i giorni, non ti sarà facile sbarazzarti di me»
«Lo sapevo già che la mia guardia carceraria non sarebbe mancata dal suo lavoro» alza gli occhi al cielo, ma è divertita.

Love Seed || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora