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Leonardo

Sono proprio un cretino, credevo che ci avrebbe almeno provato a chiarire con me, invece è scappata.
Ho passato la maggior parte della notte a rigirarmi nel letto perché non riuscivo a togliermi dalla testa il suo bel viso rigato dalle lacrime.
Sapere che era colpa mia mi faceva sentire uno stronzo, volevo correre da lei in continuazione per spiegarle che ho detto una cazzata, che me ne pento, che voglio stare con lei ma che ho risposto di no a Giulia perché avevo paura iniziasse a fare il suo solito sproloquio e rovinasse tutto tra di noi. Alla fine ho rovinato tutto da solo.

Mi sono ritrovato più volte davanti alla porta della stanza dove dormiva, ma non avrebbe avuto senso spiegarle tutto quello che provavo e sentivo davvero se lei non fosse completamente lucida.
Volevo che parlassimo da persone sobrie e capaci di intendere perfettamente un discorso, così sono tornato sul divano-letto tutte le volte.
Poi, non ho idea verso che ora, sono crollato in un sonno pesante e non l'ho sentita sgattaiolare fuori dal mio appartamento.
Quando mi sono svegliato la prima cosa a cui ho pensato è stata proprio lei, al suo volto triste e mi sono catapultato per vedere se stesse bene e se fosse sveglia. Volevo chiarire tutto il prima possibile, ma quando ho aperto la porta lei non c'era.
Sono corso in cucina, in bagno, nella stanza che uso come piccola palestra, nel terrazzo, ma nulla.
Sparita.
Volatilizzata.
Mi sono vestito in fretta e furia per uscire e, sbattendo le ante dell'armadio, ho svegliato mia madre.
«Cosa diavolo ci fai in piedi alle sette? Hai dormito abbastanza? Fammi vedere se hai le occhiaie. Hai una vena bruttissima che ti pulsa sulla fronte. Non fare quella faccia o ti verranno le rughe di espressione. Torna a dormire che tra qualche ora devi affrontare i casting che abbiamo selezionato...»
Un incubo.
Dionaea era scomparsa e mia madre mi inseguiva per tutta la casa dicendomi cose di cui non mi interessava un cazzo di niente, così non sono riuscito a trattenermi e, mentre uscivo dalla porta d'ingresso, ho gridato che quel lavoro io non lo volevo più fare se lei avesse continuato a farmi da manager, poi ho sbattuto la pesante superficie e sono corso in stazione.

Aveva detto che voleva tornare a casa sua, quindi, un treno lo deve aver preso per forza.
Ho provato a chiamarla un'infinità di volte ma non ha fatto altro che ignorarmi.
Ora sono su un freccia bianca che mi scervello su cosa dirle quando l'avrò davanti, ma nella mia testa c'è solo uno stupido scenario romantico dove lei mi ascolta col cuore a mille e mi dice che prova lo stesso che provo io, prima di baciarci e fare l'amore per ore.
Ma non andrà mai così.
Lei è Dionaea e se va bene appena mi vede mi tirerà una testata in mezzo agli occhi e mia madre dirà «non ti dona il naso rotto»
Dannazione.
Non so come risolvere il casino che ho fatto senza guadagnarmi le botte che sicuro vorrà darmi.
Può essere così violenta quella ragazza?
Mi ritrovo a pensare a quando mi ha lanciato la manichetta in faccia e a quando mi ha riempito di manate lo stesso giorno, quando le sono saltato addosso nel furgoncino di Luigi.
Non nel senso sconcio.
Anche perché è stata lei a saltarmi addosso con fini poco ortodossi.
Automaticamente il mio pensiero va alla prima volta che abbiamo fatto sesso, cerco di scacciare via l'immagine del suo corpo nudo sul mio, prima che inizi ad eccitarmi e non riesca a nascondere la mia mente impura da occhi indiscreti.

I miei pensieri poco casti vengono interrotti dal mio cellulare, che vibra incessantemente nella tasca dei jeans, guardo lo schermo e leggo il nome di Giulia.
«Pronto?»
«Leo ma che fine hai fatto? Tua madre mi sta addosso pensando che io sappia dove minchia sei! E sai quanto è insopportabile quando ci si mette»
«Mi dispiace, ma io non posso tornare oggi a fare i provini. Temo che dovrai sopportarla tutto il giorno»
«Ma che è successo?»
«Sto andando a riprendere Dionaea» spiego con tono frustrato.
«Dionaea? Perché? Dov'è?»
«Sapevo che fosse con quella campagnola» borbotta mia madre in sottofondo.
Povera Giulia, se la sarà trovata in casa senza preavviso pretendendo chissà cosa.
«È andata via stanotte, per colpa di ieri sera»
«Leo» dice la mia amica cambiando tono «non ti ho mai visto così preso da inseguire una ragazza che ti evita. E non ti ho mai visto così spensierato e felice come ieri, prima di tutto quel casino. Diglielo!»
Poi mi butta giù.
Ha capito tutto, è la mia migliore amica non a caso.
Ora sono più carico di prima e non vedo l'ora di trovare Nene per confessargli tutto quello che provo.
Mi muovo nervoso sul posto cercando di trattenere tutta l'adrenalina che ho in circolo.
Quando finalmente arrivo a destinazione salto giù dal treno e inizio una corsa folle, le mie gambe si muovo veloci da sole, i miei polmoni ispirano più aria che possono, arrivando quasi a bruciarmi, e il mio cuore batte all'impazzata.

Dionaea

Sono scappata via col primo treno disponibile.
Non ho dormito, ho solo pianto a causa dell'alcol e del mio cuore spezzato, poi mi sono asciugata le lacrime, ho preso il mio cellulare e ho controllato gli orari dei treni. Così ho preparato tutta la mia roba in religioso silenzio e sono sgattaiolata fuori appena ho constatato che Leonardo dormisse.
Bella merda.
Io sto male per lui e lui se ne sbatte il cazzo e dorme beatamente, come se nulla fosse successo.
Brava Nene!
Complimenti per la scelta.
Per le otto il mio cellulare inizia a suonare e quando leggo il suo nome sul display lo silenzio.
Dopo un'ora ho accumulato 18 chiamate, vorrei solo prendere e lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Se solo non costasse così tanto!

Arrivata a casa, papà mi regala uno sguardo perplesso, ma per fortuna capisce che non ho voglia di parlare e mi lascia sola.
Mi butto sul letto per un lasso di tempo lunghissimo, a fissare il muro sgombero, dove Leonardo proiettava i film la sera, poi decido di andare al cimitero per trovare mamma e sfogarmi, ma quando esco dal nostro cancello vedo in lontananza Claudio.
Fantastico! Che bel giorno di merda.
Lui allunga il passo e viene verso di me con un ghigno soddisfatto.
«Già di ritorno?» dice maligno.
Che stronzo.
«Oh, riparto a fine settembre» è una bugia ma lui non lo può sapere.
Infatti la mia risposta sembra sorprenderlo e mentre riorganizza i suoi pensieri cerco di filarmela, ma ovviamente mi segue.
«Sei tornata sola?»
Quante sono le possibilità che mi colpisca un fulmine anche se in cielo non c'è mezza nuvola?
Qualcuno mi risparmi questa umiliazione.
«Oh, beh, ecco...s-» non riesco a finire la frase perchè il mio sguardo viene completamente rapito da un Leonardo che corre nella mia direzione incazzato nero.

Merda.
Mi volto e inizio a correre anche io, ignorando completamente lo sguardo confuso di Claudio.
E ora che faccio?
Dove scappo?
Se mi nascondo in casa mia ci metterà tre secondi a raggiungermi, butterà giù la porta e io non avrò via di fuga.
Mi serve un posto all'aperto.
«Dionaea!» urla alle mie spalle e sento che si sta avvicinando sempre più veloce.
Vaffanculo alle mie gambe corte!
Scavalco una staccionata per addentrarmi nel bosco, conosco questo posto come le mie tasche. Cerco di essere più rapida che posso quando mi arrampico su un enorme albero dopo qualche metro.
Il cuore mi batte senza sosta nelle tempie e tendo le orecchie per captare ogni piccolo rumore.

Qualche istante dopo intravedo la sua figura sotto di me, si aggira spaesato.
«DIONAEA!» urla a squarciagola, facendomi sussultare.
Ma è scemo?!
Lo sentiranno tutti in paese!
«NON FARE LA BAMBINA, ESCI E AFFRONTA UN DISCORSO DA PERSONA ADULT-» senza pensarci troppo strappo una ghianda e gliela tirò in testa.
Sta zitto, dannazione.
Si volta di scatto a cercarmi tra i tronchi, ma senza successo.
Urla di frustrazione, scruta ancora l'aria intorno a sé, poi si lascia cadere a terra e sbatte i pugni sull'erba.
«VOGLIO SOLO CHIARIRE!»
Niente, non rispondo.
Ovviamente.
Non c'è nulla da chiarire, è stato cristallino quando ha detto che non stavamo insieme.
Il silenzio rimane per svariati minuti.
«Almeno potevi avere il coraggio di lasciarmi a voce» abbassa il tono.
Sono nascosta tra i rami di una quercia e giocherello con un'altra ghianda tra le mani, mentre decido se tirargliela o meno.
«Non potevo lasciarti visto che non stavamo neanche insieme» rispondo piccata.
«Per me stavamo insieme» ribatte mentre mi cerca nuovamente tra i tronchi e io mi sposto di ramo in ramo per seguirlo.
Tarzan sarebbe orgoglioso di me.

Appena lo ho sotto tiro gli lancio il piccolo frutto in testa.
Questo è perché sei un bugiardo.
«Smettila di picchiarmi e fatti vedere»
Col cazzo.
Si abbandona di nuovo al suolo, i suoi capelli si intrecciano con i fili d'erba e porta l'avambraccio a coprirgli la fronte.
«Se non volevi stare con me bastava dirlo» continua e mi arrabbio.
Mi arrabbio perché sembro io la stronza, mentre in realtà è stato lui a dire a Giulia che non eravamo niente.
Bastava dirlo un par di palle.
«Hai fatto tutto da solo» rispondo mentre lancio una ghianda tra i cespugli per depistarlo. Infatti, il genio corre in quella direzione.
«Dammi almeno la possibilità di spiegare» ringhia quando si accorge che l'ho preso in giro e non sono lì.
«Fammi parlare. Fammi almeno dire che mi sto innamorando di te» aggiunge.
Io perdo l'equilibrio e mi scivola quasi un piede dalla sorpresa, improvvisamente non ricordo più come si respira, il cuore salta in gola e sembra volerlo raggiungere.
Il tempo si è fermato, non si muove più nessuna foglia, nessun animale, niente di niente.
Non ti illudere, stupido cuore, stupida me.
Non è vero.
Non è vero.
Non è vero, sta mentendo.
Sta mentendo.
Sta mentendo?

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