Leonardo
La porta d'ingresso che sbatte dietro le spalle di Luigi, in ritardo per il lavoro, mi sveglia definitivamente.
Ero già nel dormiveglia da qualche minuto; un po' perché nella fretta il padrone di casa è stato piuttosto chiassoso, un po' perché la mia vescica sta per scoppiare, ma ero troppo assonnato per alzarmi.
Decido di arrendermi al bisogno fisiologico di andare in bagno e con passo lento mi dirigo fuori dalla mia stanza.
Al mattino è impossibile farla in piedi, non riuscirei mai a centrare la tazza, così mi siedo. Mentre sto per chiudere gli occhi e addormentarmi qui, dei passi pesanti mi risvegliano.
Sono pronto a scommettere mia madre che tra pochi istanti il viso di Dionaea spunterà dalla porta, violando completamente la mia privacy.
Non ho manco chiuso a chiave, bravo Leo!
Il rumore si fa sempre più vicino, quindi afferro l'asciugamano del bidet e mi preparo a coprirmi le vergogne.
Ma la sua andatura sembra farsi più lenta e delicata, sono sicuro superi il bagno.
Che sta combinando?
Dove va?
Da quella parte c'è la camera degli ospiti, ovvero la mia.
Vorrà farmi qualche scherzo.
Mi alzo e tiro su i pantaloni, dimenticando completamente il perché fossi lì, mi avvicino alla porta senza fare rumore e ci appoggio l'orecchio.
«Leo» il suo sussurro così lontano mi fa capire che si trova davvero davanti alla mia stanza.
Si schiarisce la voce prima di ridire il mio nome con un tono più alto, ma sempre delicato.
«Vuoi venire in un posto con me?» torna a bisbigliare.
A malapena la sento da sveglio, come potrei sentirla se stessi dormendo?
Che in realtà non voglia farsi sentire?
Allora perché chiamarmi?
«Nulla, lascia perdere» sospira dopo alcuni istanti, la sua voce è triste e non ne capisco il motivo.
Sembra una strana richiesta d'aiuto, come se avesse voluto sfidare la fortuna: se mi avesse trovato sveglio si sarebbe confidata, in caso contrario sarebbe tornata indietro.
Ma io sono sveglio.
Sono qui.
«Dimmi» apro la porta del bagno appena sento i suoi passi allontanarsi dalla mia camera.
Lei è precisamente davanti a me.
La prendo alla sprovvista e per lo spavento salta sul posto.
E c'è un istante in cui mi è parso che nei suoi occhi mancasse ogni tipo di luce, ma è così breve che credo di essermelo immaginato.
«Sei scemo?!» brontola portandosi una mano sul petto «Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!»
«Dove devo venire?» insisto.
Una strana sensazione mi pesa a quintalate sul petto.
Lei sbatte le palpebre un paio di volte prima di rispondermi.
«A-andiamo al fiume. Vestiti»
Poi si chiude veloce in camera sua.
Non era questo. Non lo era.Stiamo camminando in un sentierino stretto da qualche minuto mentre chiacchieriamo del più e del meno.
In sottofondo gli uccelli cinguettano indisturbati, il cielo non ha neppure l'accenno di una nuvola, una leggera brezza accarezza la pelle rinfrescandola dal caldo estivo, davanti a me Dionaea sta parlottando di chissà cosa.
«Nene» mi trovo a chiamarla per qualche strano motivo.
Lei si volta verso di me con la solita espressione curiosa che mi piace da matti.
Il suo viso è inclinato a sinistra, decorato da un tenue sorriso e da quegli occhi così brillanti da accecarmi.
Indossa una camicia di suo padre, la quale non le copre gran parte delle cosce ed è sbottonata in modo da lasciar intravedere il seno, sulla spalla buona porta uno zaino verde.
«Allora?» parla lei, visto che io mi sono incantato «Vuoi vederli i cavalli o no?»
Annuisco, così cambia direzione, torniamo indietro di qualche metro e imbocca una discesa sulla destra.
Continua a spiegarmi cose riguardo l'equitazione senza farsi entrare in testa che voglio vedere i cavalli ma non cavalcare.Arriviamo davanti ad un cancello in legno, su cui vi è appeso un cartello di proprietà privata, ma non credo Dionaea lo abbia visto, dato che sta entrando lo stesso.
Ma qui nessuno chiude a chiave o recinta le proprie case o terreni?
«Non lo hai visto questo grosso cartello?» domando retorico mentre picchietto l'oggetto con le nocche.
«Non sono orba»
«Lo sai che non puoi irrompere così in proprietà altrui, vero?»
«Mi conoscono tutti qui, non è un problema» Fa spalluccia.
«Ma non è questo il punto»
«Vorrei ricordarti che ti sei praticamente fatto invitare a forza da noi»
«Questo non è vero» farfuglio palesemente in imbarazzo.
«Lo è eccome!» ride divertita prima di correre verso un grosso prato dove stanno pascolando quattro cavalli.
Nene appoggia la borsa a terra e poi si avvicina delicatamente ad un quadrupede.
Sembra ancora più minuta.
Ricambio il suo sorriso mentre la raggiungo, riesce a trascinarmi con facilità in qualsiasi cosa, le basta sorridermi e io sto già obbedendo.
Appena le sono a fianco, prende il mio polso con delicatezza e lo alza all'altezza del muso dell'animale. Un po' titubante lascio appoggiare la mia mano sul suo manto e lo accarezzo piano.
«Lui è Big» fa le presentazioni «quella nera laggiù è Luna, quella Celestia e la marroncina è Fluttershy»
«Ma che nomi sono?»
Mi racconta che la figlia del proprietario era ossessionata dai My Little Pony quando era piccola e che li ha chiamati come i suoi personaggi preferiti.
Camminiamo in mezzo al prato per raggiungere uno ad uno gli altri cavalli, mentre lei strappa qualche filo d'erba secco sino a crearne un bel mazzo.
«Tieni» me ne cede metà «Daglielo da sotto»
«Non è che mi morde?»
«Chissà» sorride divertita.
Il suo sorriso non è contagioso come quello del padre, è quasi doloroso: si incide sulla tua carne, ti entra dentro dalle pupille e si stampa indelebile nella tua mente, forte come un pugno allo stomaco.
Credo che non lo dimenticherò mai.
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Love Seed || COMPLETA
RomanceDionaea è una ragazza semplice, spontanea e con il pollice nero, nero come la pece, nonostante sia figlia di due giardinieri. Abita insieme a suo padre in un piccolo paesino di campagna, e lo aiuta con il lavoro, che di solito si limita a guidare il...