Dionaea
Oggi mi tocca accompagnare quel farabutto in giro per la "città".
Pedalo con rabbia lungo la salita alberata che precede casa sua.
Chi poteva saperlo che fosse il figlio di Alberto?!
Dov'è stato tutto questo tempo? Non poteva rimanerci? Doveva proprio venire a rompere le scatole qui?
Al mio arrivo lui è sdraiato sull'amaca, all'ombra dei due grossi alberi che crescono in un angolo del giardino.
Farfuglio un ciao e lui si mette seduto, cerco di non fissare il suo torace nudo e di riprendere il controllo della salivazione della mia bocca.
Non posso sbavare per due muscoli e un bel faccino.
Quei capelli arruffati però gli donano troppo.
Sleale.
Leonardo mi sta parlando, ma sinceramente non riesco ad ascoltarlo, sono distratta dai suoi avambracci... e dalle sue braccia... e dai suoi pettorali... e dai suoi addominali... e da tutto insomma.
Scusatemi ma in questo paesino di ragazzi così belli non se ne vedono, forse solo due o tre possono competere con lui.
Ignoro qualsiasi cosa abbia detto e con le cuffiette nelle orecchie mi dedico prima all'orto sul retro, così posso stargli lontana e magari dargli il tempo di mettersi una dannata maglietta.Quando torno di fronte alla casa, lui non c'è più. Mi guardo intorno per capire se mi stia tendendo una trappola, visto che ieri gli ho quasi rotto il naso immagino si voglia vendicare. Invece non trovo nulla di losco, decido che sia meglio sbrigarmi per svignarmela prima che torni.
Il giro gli toccherà farselo da solo.
Dieci minuti dopo ho finito e corro a sistemare le cose al loro posto, ma mentre mi avvio veloce verso la bici lo sento schiarirsi la gola.
Beccata.
Mi giro lentamente mentre impreco nella mia testa e quando i miei occhi si posano su di lui mi sento avvampare.
È sempre a torso nudo, solo che sta volta è bagnato.
Pure!
Probabilmente si è fatto la doccia, visto che ha un asciugamano poggiato sulla spalla destra.
Brillanti goccioline d'acqua sfuggono dai suoi capelli per cadere sui pettorali e le seguo con lo sguardo fino a quando non muoio assorbite dall'elastico dei boxer, ha anche i jeans slacciati.
Ah.
Deglutisco quel litro e mezzo di saliva e sposto lo sguardo sul suo viso, su cui c'è stampato un sorriso soddisfatto da ti ho visto che sbavi.
Si passa l'asciugamano sui capelli in modo troppo sexy e mi dice di aspettarlo che si veste.
Peccato.
Ma che dico?
Meno male!
Sí, meno male.
Ecco, bravo, vestiti.
Mi sto guardando i piedi per evitare di incantarmi sul suo sedere che rientra in casa, pochi istanti dopo un altro paio di scarpe si avvicina alle mie.
«Andiamo a piedi o in bici?»
«Ce l'hai la bici?» domando mentre mi scruto intorno.
«No»
Ma allora cosa chiede?!
Mi limito a ruotare gli occhi e poi mi incammino.
Sarà una giornata infinita.
«Non ci sono dei taxi qui?» si informa con un fastidiosissimo tono da principino.
«No»
«Uber?»
«No»
«Ma come fate a muovermi?»
Non rispondo, faccio solo spallucce.
Dire che non ci siano i taxi non è proprio vero, è che sono abusivi: i vecchietti in pensione, quelli annoiati, si mettono a disposizione di chi ha bisogno e chiedono giusto il compenso per la benzina.
Gli lancio un'occhiata di nascosto. Il suo abbigliamento è un finto ho messo la prima cosa che capita perché si vede benissimo che è ricercato nei minimi dettagli, persino gli accessori sono tutti abbinati!
Mentre analizzo i suoi pantaloni di chissà quale grossa marca mi colpisce uno strano ed improvviso senso di disagio: camminargli vicino mi fa sentire strana, a confronto io sembro una barbona.
Indosso una camicia a quadri di mio padre, quindi mi sta giusto più grande di quelle dieci taglie, i miei jeans sono sporchi, i capelli in completo disordine, sono struccata come sempre, penso di puzzare di sudore e concime e il mio unico accessorio sono i guanti da lavoro che spuntano dalla tasca dietro.
Bella merda.
Chissà come starei io con roba del genere, ma purtroppo qui ci sono solo due negozi di abbigliamento e sono completamente lontani dalla moda del momento.
Probabilmente vendevano le stesse cose vent'anni fa.
Se si desidera qualcosa di giovanile si ordina online, ma dopo due minuti io mi stufo e, di solito, non mi dispiace il mio look da barbona, con dei pantalloncini può diventare piuttosto sexy.
Anche se probabilmente nella sua città c'è un diverso concetto di sexy.
«Da dove vieni?» rompo il silenzio, mi ero ripromessa di stare zitta, ma non ce la faccio.
Sono una persona curiosa e logorroica, manco con il mio peggior nemico riuscirei a non chiacchierare.
«Milano»
Ecco spiegato tutto: la capitale della moda!
«Come mai ora sei qui?»
«Perché in questo periodo si muore di caldo, volevo un po' di relax e una pausa dal lavoro»
«Che lavoro fai?»
«Sono un modello» mi va di traverso la saliva e di nuovo mi assale l'ansia di camminargli accanto.
Lo squadro attentamente, effettivamente ha senso: è in forma e molto curato per essere solamente un ragazzo con cui madre natura sia stata piuttosto generosa.
Non posso presentarmi in paese con lui!
Non conciata così, insomma è un modello!
Io non seguo assolutamente nulla di moda ma il gruppo delle ragazze sempre al top sicuramente lo conosce e mi umilieranno davanti a lui perché puzzo di sterco e sono vestita malissimo.
Non posso reggere la situazione.
«Ti porto in uno dei miei posti preferiti, vedrai che ti rilassi» mi ritrovo a dire per evitare di andare in un posso affollato.
In realtà non voglio neppure portarlo in uno dei miei angoli di paradiso, sono miei e non mi va di condividerli con uno sconosciuto.
Senza pensarci troppo decido che mi farò guidare dall'istinto e mi infilo nel primo bosco che trovo.
La natura nasconde sempre posti meravigliosi, da qualche parte di bello dovremmo arrivare, no?
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Love Seed || COMPLETA
RomanceDionaea è una ragazza semplice, spontanea e con il pollice nero, nero come la pece, nonostante sia figlia di due giardinieri. Abita insieme a suo padre in un piccolo paesino di campagna, e lo aiuta con il lavoro, che di solito si limita a guidare il...