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Papà Stark's Pov

Bussai alla porta e May la aprì guardandomi con le sopracciglia corrugate e con un'espressione stanca e annoiata. "Ancora tu?" chiese e io feci il mio sorriso migliore. "Devi vedere Peter?" domandò ancora alzando gli occhi al cielo e tolsi gli occhiali da sole.

"Esattamente." dissi poggiandoli nel taschino della mia giacca. Lei mi fece entrare e notai subito il disordine della casa. "Sono per caso entrati dei ladri?" chiesi ironico.

"Ho insegnato a Peter a cucinare." spiegò lei scocciata. Quindi il ragazzo si dava alla cucina? Buona a sapersi. "È in camera sua, tra poco dovrebbe uscire comunque." e senza aspettare una mia risposta andò nella sua stanza e vi si chiuse dentro.

"Sempre un piacere vederti!" urlai ma non ricevetti nessun compimento indietro, probabilmente non sapeva come esprimere la sua gioia nell'avermi qui. Ridacchiai sotto i baffi e andai alla porta del ragazzo aprendola. "Buongiorno."

"Sig. Stark." sobbalzò lui facendo cadere dalle sue mani una boccetta di profumo. "Cosa c-ci fa lei qui? Perché non ha bussato?" chiese velocemente spostando un cumolo di vestiti dalla sedia sul letto e cercando di nasconderli con la coperta, senza alcun risultato.

Raccolsi il profumo da terra e glielo porsi. "Dove staresti andando esattamente?" chiesi di curioso, lui lo prese e lo poggiò sulla sua scrivania.

"Mhm, da nessuna parte." parlò velocemente. "E lei perché è qui?"

"Un ragazzo quando mette un profumo vuol dire che deve fare qualcosa di importante." dissi chiudendo la porta alle mie spalle. "Oppure hai problemi di odore." Alzai le spalle, Peter si sedette sul letto e si sistemò la camicia bianca che indossava.

"Esco con... amici." Disse e annuii non interessandomi più di tanto dei suoi amichetti. "È successo qualcosa?" Chiese ed annuii.

"Loki è morto." Dissi tranquillamente e lui spalancò gli occhi, la sua bocca si aprì dalla sorpresa e gli feci cenno di chiuderla, cosa che fece velocemente. "È stato ucciso da Dottor Destino, un omone in una tuta che si fa chiamare con un nome merdoso inventato su due piedi." Chissà perché mi sentivo tirato in causa, l'unico problema era che io ero mille volte meglio di quella sottospecie di super cattivo. "Ecco perché non voglio che esci più in missione senza il mio permesso."

"Cosa? Sig. Stark, non sono un bambino e- e il Queens ha bisogno di me, insomma non posso smettere semplicemente di andare lì e-" iniziò il suo solito parlottio, ma lo interruppi subito.

"Vale per tutti gli Avengers, nessuno può uscire dalla torre senza aver prima visionato il luogo." Spiegai. "Questo tipo è veramente pericoloso, lo stiamo rintracciando, fino ad allora non hai il permesso di essere Spider-Man." Lo guardai male. "E non provare a disubbidirmi, ho messo dei rilevatori sulla tua tuta." Lo avvertii e lui annuì velocemente.

"Le serve per caso aiuto?" Chiese. "Posso fare indagini o qualsiasi cosa le serva." Forzai un sorriso.

"Se vedi qualcosa di strano avvertimi, ah, e fai attenzione a qualunque persona vedi. Dottor Destino ha-" mi bloccai pensandoci. "Ha minacciato di uccidere noi umani." Mentii, non potevo dirgli che mia figlia era stata minacciata. Nessuno doveva avvicinarsi a lei, soprattutto Peter. Con quel suo visino e modo di fare, ci avrei scommesso che sarebbe piaciuto a Renata e l'ultima cosa che volevo era che si innamorasse di un supereroe.

"Certo, signore." Disse lui. "Almeno avrò più tempo libero." Sorrise e inarcai un sopracciglio, camicia e jeans stirati? Capelli pettinati e profumo. Forse iniziavo a capirci qualcosa.

"C'entra per caso quella ragazza di cui mi hai parlato l'altro giorno?" Chiesi con un ghigno e lui arrossì in faccia, scossi la testa ridacchiando. "Quindi è lei, uuuh, il bambino sta crescendo."

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