13) Missione fallita

505 42 2
                                    

Elaja era stanco. Aveva delle occhiaie orribili, continuava ad andare in giro con un foulard intorno al collo anche se faceva un caldo incredibile e in più si sentiva dannatamente stupido.
La prima cosa che aveva fatto la mattina dopo essersi svegliato con il collo in stato pietoso e la camera fortunatamente vuota, era stata andare da uno dei loro manager e dirgli chiaro e tondo: «Voglio cambiare stanza. Non voglio più stare con Jonah. Vi prego.»
E forse gli aveva fatto talmente pietà, che all'altro non era rimasto che annuire.
Così, una volta essere volati in Francia, era proprio ciò che aveva ottenuto: una camera singola. Adesso si sentiva decisamente meglio. Da solo, nel silenzio e nella pace.
«Mi vuoi parlare?»
Ecco, Harry e Nick continuavano a fargli quella domanda, invano. Elaja aveva deciso che avrebbe parlato solo se strettamente necessario. Perché... beh, perché lui reagiva sempre così.
Piangeva e si chiudeva in se stesso ancor più di prima.
Era un bene che Jonah non provasse nemmeno ad avvicinarsi.
Il pilota più grande aveva ricevuto una strigliata dai loro capi, per aver portato il loro pupillo a voler cambiare stanza. Ovviamente, nessuno aveva capito il perché di quella decisione. E ad ogni modo, restavano incazzati.
«El...» Harry si chinò per accarezzargli i capelli.
Gli occhi verdi si incontrarono, ma nessuna parola uscì dalle labbra del giovane.
«Ce la farai a tornare in te per la prossima gara?»
Elaja annuì e basta.
«Mi dici cosa posso fare per farti stare meglio? Sicuro che non vuoi raccontarmi nulla?»
E il rosso scosse la testa. Voleva solo dormire.
«Niall è preoccupato. Perché non provi a parlare con lui? Lo sai che è sempre pronto. Potrebbe aiutarti.»
Ma neanche Niall doveva saperlo.
Perché sostanzialmente il problema era che Elaja si vergognava da morire. Di se stesso. E del segno che aveva sulla pelle e che non sembrava volersene andare.
Niall non lo avrebbe mai giudicato, ma una piccola parte di Elaja aveva paura che invece quella volta avrebbe potuto farlo. E non sarebbe riuscito a tollerare quel tipo di eventualità.
Ma adesso sapeva cosa doveva fare. Doveva semplicemente fingere che Jonah Wislow non esistesse. Non lo guardava, non gli parlava, non gli stava vicino. In quel modo, nessuno dei due avrebbe potuto fare ulteriore danno.
Dal canto suo, Niall aveva fatto comunque qualcosa da casa per aiutare Elaja. Alexia continuava a ripetergli di partire e andare a controllare lui stesso, ma non avrebbe mai lasciato sua moglie con un neonato di pochi mesi. Così aveva pagato un biglietto e aveva mandato qualcun altro al suo posto.
Elaja stava camminando per la pista quel venerdì mattina dopo le prove. Vagava senza sapere dove andare. Si sarebbe dovuto fare una doccia, ma doveva sfogarsi in qualche modo. Aveva fatto schifo sulla macchina. Ed era ovvio, visto quanto il suo cervello si fosse fuso in quei giorni. Sperava solo di non averlo danneggiato definitivamente. Sapeva che probabilmente era solo ciò a cui Jonah Wislow mirava... e quello lo faceva solo sentire peggio.
Due mani si poggiarono sui suoi occhi e lo fecero fermare di colpo, irrigidendosi automaticamente.
«Non c'è bisogno di farsi prendere dal panico, tesoro. Anzi, dovrei un po' offendermi per il fatto che tu non mi abbia riconosciuto dal tocco o dall'odore che ne so.»
«Bess!» Elaja afferrò le mani della ragazza per toglierle dal suo viso. Solo per poi voltarsi e stringere le sue braccia intorno al busto esile.
Bess sentì la terra mancarle sotto ai piedi e ridacchiò, ricambiando l'abbraccio del suo migliore amico.
«Che cavolo ci fai in Francia?» borbottò, con il viso affondato nel collo della ragazza. Soltanto lei che lo conosceva bene poteva capire quelle parole attutite.
«Sono venuta a trovare il mio pilotino preferito.»
Elaja sollevò di nuovo la testa e guardò gli occhi azzurri di Bess con cinismo.
«Già, non dirlo. Sì, è proprio una missione di soccorso.» lo afferrò per le guance e lo baciò sulla bocca.
Elaja la lasciò fare tranquillamente. Quel gesto familiare e quel calore che lei gli stava trasmettendo, lo stavano già facendo sentire meglio.
Il rosso la baciò ancora una volta quando lei si allontanò per osservarlo in modo indagatore. «Allora...»
Elaja piegò soltanto la testa di lato, esponendo in quel modo il suo collo coperto. E non c'era stato bisogno di altro per capire.
Bess infilò il dito nel colletto alto e lo abbassò con garbo. La sua bocca si spalancò quando vide il pasticcio sulla pelle lattea del suo migliore amico.
«Ti fa male?» gli chiese a bassa voce, coprendo la parte incriminata con il palmo freddo della sua mano.
«Solo un pochino. Giusto per ricordarmi perennemente quanto io sia idiota.» sussurrò tremante.
«Hey... non voglio che parli di te in questo modo. Adesso che io sono qui risolviamo ogni cosa. L'ho promesso a Niall, dopotutto.»
Ed Elaja sbuffò. Doveva immaginare che ci fosse di mezzo lui.
«E devo picchiare quel Wislow sia per me che per lui.»
Elaja si morse il labbro e piuttosto che mettersi a piangere come avrebbe voluto fare, si mise a ridere.
Sì, adesso che lei era lì tutto sarebbe stato meglio. Quei riccioli scuri e quegli occhi blu erano pronti ancora una volta ad agire come il suo piccolo angelo. Ed Elaja non poteva che esserne dannatamente grato.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora