21) Notti da sballo

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«Cazzo, se mi avessi fatto venire lì ti avrei ucciso.» Niall era furioso. Elaja si era finalmente deciso a chiamarlo e adesso stava in silenzio, incassando tutti i dovuti insulti di suo cognato.
«Scusa, Niall.» era inutile perfino ripetere quelle due parole.
Lo immaginava mentre camminava avanti e indietro per il salotto con una mano tra i capelli. Se lo avesse avuto davanti a sé invece, sarebbe stato con le braccia conserte, mentre continuava a sbraitare.
Finalmente però, dopo minuti e minuti di predica, Niall riuscì a calmarsi. Da dietro al telefono gli arrivò un sospiro stanco. «Stai bene adesso, piccolo?» la voce dell'ex pilota divenne improvvisamente dolce.
Elaja voltò la testa verso l'interno della camera. Stava in balcone in mutande, mentre Jonah continuava a dormire.
Era stato strano svegliarsi con il pilota più grande a cucchiaio dietro di lui, con il braccio muscoloso a circondargli la vita e il respiro caldo contro alla spalla.
Aveva un mal di testa atroce e ancora un po' di nausea. Si sentiva dannatamente stupido, soprattutto perché aveva dei vuoti della sera prima. Non ricordava come avessero fatto a tornare in albergo e non ricordava nemmeno il viso del ragazzo con cui aveva passato la serata, prima che Jonah andasse a recuperarlo. Adesso che aveva provato l'alcool poteva dire che l'esperienza non gli era piaciuta per niente. Poteva benissimo tornare a dichiarare di essere astemio. Non sarebbe mai più successa una cosa del genere, quello era poco ma sicuro. Se lo ripromise, sperando di mantenerla per davvero.
«Sì.»
«Perché non hai provato a parlare con me in questi giorni? Sai che ti avrei aiutato.»
«Niall, è complicato.» diede come unica giustificazione.
Insieme alla sbornia, però, qualcosa di buono ne era venuto fuori. Elaja aveva cancellato la serata della festa. L'aveva archiviata, decretando che sarebbe stato un bene se non ci avesse più pensato.
Terry non lo aveva stuprato, Jonah sapeva che era gay e gli aveva detto di non averlo rifiutato... okay, a quel proposito doveva ancora chiarirsi le idee perché non riusciva davvero a capire. Ma non importava. Nessuno nel mondo del lavoro pensava che fosse gay, nonostante rabbrividisse ancora al solo pensiero di aver rischiato di compromettere la situazione con la bravata della sera prima. E di sicuro non voleva piazzarsi più tredicesimo nelle gare che sarebbero venute a seguire.
Aveva appena premuto il pulsante Reset. Non gli importava più di nulla. Doveva solo vivere senza pensieri e prendere ciò che la vita gli offriva di volta in volta. E se sopraggiungevano dei problemi, piano piano e con calma li avrebbe risolti, da solo o con l'aiuto di qualcuno a seconda delle circostanze.
«Però Jonah mi ha aiutato, non preoccuparti, adesso è tutto okay.»
«Jonah?» ovviamente era avvenuto il contrario di ciò che gli aveva detto, Niall suonava decisamente preoccupato.
«Sì, sai... lui è gay.»
«Aspetta, era questo il problema principale di questi giorni?»
«No. Cioè, sì. Ma... non fa niente, davvero. Lascia perdere. È solo acqua passata ormai.»
«Tu e la tua sessualità mi ucciderete un giorno.» borbottò Niall, manco fosse suo padre. «Quindi Wislow adesso sa che sei gay?»
«Sì.»
«Devo solo aspettare che tu gli porga il culo?»
«Niall!» le guance del rosso divamparono all'istante. Ma che diavolo? La sua voce squillante aveva quasi svegliato Jonah. Quasi. Lo vide rigirarsi nel letto e continuare a tenere gli occhi chiusi. Il giorno dopo una gara era l'unico in cui dormiva parecchio e profondamente. E dopo ciò che era successo il giorno prima, sarebbe risultato pure peggio.
«E comunque non accadrà. Ma è meglio, no?»
Niall sospirò. «Se è quello che vuoi... beh, facciamo una cosa. Ti dico solo di stare attento. E di non fare cose che potrebbero compromettere la tua sanità mentale. Se fai ancora schifo in pista, perdo la mia reputazione.»
Elaja si mise a ridere, rendendosi conto che Niall stesse scherzando.
«Non farò più niente di stupido. Te lo prometto.»
Beh, ma ovviamente non aveva preventivato ciò che sarebbe successo circa ventiquattro ore dopo.
Non appena Jonah si era deciso ad alzarsi dal letto l'intero team era volato in Ungheria, dove si sarebbe tenuta la seguente tappa del campionato.
L'unica differenza era la scelta del luogo in cui dormire, almeno per le prime due sere.
Jonah lo faceva tutti gli anni. Faceva affittare una casa sul lago Balaton a due ore dal circuito e ci passava un po' di tempo in santa pace. Quella volta aveva semplicemente chiesto agli altri se volessero aggregarsi. E così si erano ritrovati lì.
Louis ed Harry erano entusiasti della cosa, perché sarebbero stati in mezzo alla natura e perché ricordava loro i vecchi tempi, in cui Liam grigliava per tutti e si passava il tempo a rilassarsi sul terrazzo. Lo facevano almeno una volta in tutto il campionato, di solito in Austria però.
Nick e il resto del team di Jonah invece li aveva abbandonati, preferendo l'hotel di Budapest a quella villetta sperduta.
Ad Elaja invece non importava. Ovviamente aveva seguito Louis ed Harry... o meglio, il suo copilota. Perché ovviamente non riusciva a stargli lontano. Non che lo avrebbe mai ammesso.
Lui e Jonah non avevano commentato la loro sera insieme nel letto e si comportavano come se nulla fosse successo. Tra loro era tutto normale.
Nonostante Elaja provasse quella incredibile attrazione, come quella di un magnete che viene appiccicato sul frigorifero.
Quella sera avevano appena finito di mangiare quando Louis ed Harry erano spariti per una passeggiata al chiaro di luna vicino al lago.
La casa era troppo tranquilla ed Elaja si sentiva quasi solo. Dove diavolo si era cacciato l'altro pilota? Era uscito senza nemmeno avvisare? Tutte le stanze erano vuote e il rosso stava quasi per mettersi a piangere perché non voleva restare solo. Perché era così stupido?
Dopo qualche minuto di panico si rese conto della luce che proveniva dal giardino sul retro. «Jonah?» chiese ad alta voce, dopo aver aperto la porta.
Rimase un attimo affascinato dalla vista che c'era lì. Anche al buio si vedeva perfettamente il lago. Tutto era illuminato e dannatamente romantico.
Nessuno aveva risposto al suo richiamo, ma Elaja voltò la testa quando con la visione periferica intravide del movimento. Jonah era seduto per terra. Aveva tolto il rivestimento di gommapiuma dal dondolo poco distante e lo aveva messo sul pavimento, usandolo come cuscino per il suo fondoschiena.
Stava facendo qualcosa con le mani che Elaja non riusciva a distinguere e capire.
Si avvicinò in modo cauto. Non che lo avrebbe spaventato, doveva averlo sentito per forza, ma comunque si mosse adagio per precauzione.
«Che stai facendo?»
«Vieni qua.» Jonah lo esortò soltanto, facendogli segno di sedersi accanto a lui.
Solo dopo essersi accomodato, con gli arti a contatto con quelli di Jonah, si rese finalmente conto di cosa stesse facendo il più grande. Stava rollando.
«Che cos'è?» chiese ingenuamente.
«Nessuno ti ha mai offerto dell'erba, piccolo?» il tono dell'altro pilota era quasi ironico.
No. In realtà nessuno lo aveva mai fatto. A Bess fumare non piaceva per nulla e visto che lui era ancora minorenne tutte le volte che il resto della combriccola decideva di mettersi a cerchio e passarsi quella roba, la ragazza lo afferrava per il braccio e se lo portava via. Di solito finivano per andare a mangiare crepes con la nutella in macchina, ma per loro era comunque da sballo. Overdose da zuccheri.
«Me la stai offrendo tu.»
«Io non ti sto offrendo nulla. È mia. E tu sei troppo piccolo per fumare.»
Ecco, per una volta Elaja voleva sentirsi grande. «Non sono piccolo. Sono maggiorenne. Quindi se voglio fumare, me lo lasci fare.»
Jonah si fermò dal fare ciò che stava facendo e lo guardò con un sopracciglio sollevato. «Te la fai da solo. Io non condivido.»
Il rosso si mise subito un broncio sul viso. «Non puoi farmela tu?»
«No.»
Ecco, quello era un modo per non farlo fumare. E lui non aveva la minima idea di come si rollasse una canna.
«Ma...»
Jonah tirò fuori un accendino e in pochi attimi il bastoncino era intorno alle sue labbra, acceso.
Elaja stava osservando intensamente Jonah che fumava una canna mentre guardava il panorama che aveva davanti.
L'aria si era già riempita del solito puzzo che Bess definiva come "ascelle acide".
Il più piccolo si morse il labbro, non sapendo cosa fare. Fissarlo non sembrava il giusto metodo. O forse sì. Jonah, infatti, dopo un paio di tiri si voltò a guardarlo, sentendosi un po' troppo osservato. «D'accordo, scricciolo. Ma solo un tiro.»
«Quanto resta in corpo?» si preoccupò di chiedere.
Jonah sollevò gli occhi al cielo. «Per la gara sarai pulito, ma se non vuoi, tanto meglio, scricciolo.»
«Voglio. E smettila di chiamarmi scricciolo.»
«Sempre meglio del tuo nome.»
Elaja gonfiò le guance indispettito. «Il mio nome è unico.» borbottò all fine.
«Da dove l'hanno pescato fuori i tuoi genitori? Probabilmente stavano fumando tanto quanto me adesso.»
«Mio padre aveva appena scoperto che mia mamma era malata quando è andato all'anagrafe. Aveva il cervello un po'... fuori in quel momento. E scrisse Elaja al posto di Elijah. Alla fine la pronuncia è quasi uguale.»
Jonah smise di fumare e lo guardò con occhi seri. «Scusa, piccolo.»
Il rosso scrollò le spalle. «Avrebbero potuto cambiarlo, ma mia madre disse che lo preferiva all'altro.» finì, prima di allungare il braccio e prendere la canna dalle mani del più grande. «Spiegami come si fa.»
«Come le sigarette...» e dagli occhi verdi del rosso capì. «Non hai neanche mai provato con una sigaretta, vero? Che diavolo di angelo che sei, Valery. D'accordo, semplicemente aspira e cerca di trattenere un po' dentro i polmoni prima di buttarlo fuori.»
E ovviamente al primo tentativo Elaja iniziò a tossire come un forsennato.
Jonah non riuscì a non ridere, mentre gli accarezzava la schiena. «Ti fa schifo?»
«No, aspetta. Voglio riprovare.»
La voglia di tossire era potente, ma quella volta cercò di contenerlo. Jonah lo fissava con un sopracciglio sollevato, e mentre il rosso cercava di riprendere fiato, gli tolse dalle mani la canna.
Elaja pensava che non si sarebbe mai abituato, ma voleva sentirsi grande. E di certo non era sotto l'effetto dell'erba quando disse: «Voglio il tuo fumo.»
«Te l'ho già dato, scricciolo.»
«No, io...» non riuscì a continuare. Lo afferrò per il mento e lo fece voltare verso di sé. Erano così vicini che Jonah capì. Fu lui a chiudere la distanza. Un tocco appena accennato di labbra morbide e al sapore del fumo.
«Non farlo se non vuoi, però. Solo perché mi hai rifiutato e ti senti in colpa... puoi rifiutarmi di nuovo.»
In risposta Jonah lo afferrò per la vita e se lo sistemò addosso.
A cavalcioni su Jonah, Elaja poteva sentire perfettamente il rigonfiamento dell'altro corrispondente al suo.
Jonah lo aveva già visto completamente nudo, in circostanze spiacevoli, ma era lo stesso. Lui no. Elaja aveva una voglia matta di vedere il pilota più grande completamente nudo.
Jonah fece un tiro con la canna e aprì la bocca di Elaja con le dita. Soffiò il fumo all'interno e ripeté l'azione più volte. Elaja non sapeva dire di preciso se e quando fosse finita la canna. Il mozzicone stava per terra, l'effetto era iniziato ed entrambi si sentivano bene. Soprattutto dopo il gemito che Jonah aveva emesso non appena Elaja aveva strusciato la sua protuberanza contro quella dell'altro.
Jonah afferrò il viso del rosso con entrambe le mani e finalmente si decise. Sì, si decise a baciare le labbra del più piccolo per bene, a chiedere l'accesso con la lingua e ad entrare finalmente in quella bocca.
Jonah non dovette nemmeno lottare per avere il comando. Elaja si stava semplicemente godendo ciò che desiderava da mesi, lasciandosi trascinare dai movimenti di quella lingua al sapore di erba e di Jonah. Perché nonostante tutto il sapore del pilota era quasi più forte di tutto il resto.
Elaja gemette sulla bocca di Jonah e gli passò le braccia intorno al collo, così da poter infilare la mano tra i capelli lunghi e scuri. Sì, voleva fare anche quella cosa da troppo tempo ormai. Quelle ciocche ondulate erano fin troppo morbide. Fantastiche.
Elaja non credeva di aver mai avuto un bacio migliore. Era come se Jonah fosse il dio dei baci. Il modo in cui... beh, per un solo istante il più piccolo si ritrovò a pensare che aveva avuto anni di esperienza con tantissimi ragazzi. Cercò di non pensarci per non rovinare il momento. Spostò la mano per portarla ai pantaloni di Jonah.
Elaja si sentiva bene, rilassato e senza un minimo di ansia di fare qualche cazzata. Quello doveva essere sicuramente l'effetto di ciò che avevano fumato.
Jonah ridacchiò inspiegabilmente e infilò la sua mano dentro alla tuta del più piccolo, prima ancora che l'altro riuscisse a sciogliere il suo bottone.
Elaja boccheggiò quando Jonah strizzò delicatamente il suo pacco. Il moro affondò la testa nel suo collo, lasciandogli una scia di baci umidi e piccoli morsi che gli mandavano brividi di piacere lungo la schiena e nel basso ventre. «Voglio sapere fino a dove si spingono le tue lentiggini.» quelle parole strascicate avevano poco senso per tutti.
Elaja chiuse gli occhi quando Jonah superò anche i suoi boxer. La mano callosa si avvolse intorno al suo membro già fin troppo duro.
«Allora fottimi.» sussurrò tra i denti.
«No.» Jonah lo aveva rifiutato per la seconda volta, mentre teneva in mano il suo membro.
«No?» Elaja riaprì gli occhi per fissare quelli neri. Un senso di angoscia lo pervase in pochi secondi. Doveva solo trovare il modo di allontanarsi da Jonah e fermare tutto.
Ma poi Jonah parlò: «Non ho intenzione di scoparti in queste condizioni. Non voglio una prima volta con te dis...dit...distorc...» sbuffò prima di iniziare a ridere in modo stupido. «Dall'erba.» finì.
«E allora che vuoi fare?»
Per tutta risposta Jonah iniziò a muovere la mano su e giù lungo tutta la sua lunghezza. Gli stuzzicò la punta con il pollice, prima di aumentare il ritmo della sega. Elaja si morse il labbro e la sua testa ricadde in avanti. La fronte colpì la spalla del più grande e dei versi osceni iniziarono ad uscire dalla sua bocca. Piacere. Piacere esploso in pochissimo tempo, sulla mano di Jonah.
Le cosce di Elaja si erano strette maggiormente intorno alla vita del più grande appena prima di rilasciare un fiotto bianco e caldo. Da una semplice sega, l'orgasmo migliore di sempre. Cazzo.
Entrambi rimasero in silenzio per un po', i respiri un po' pesanti come sottofondo insieme ai rumori della natura.
Jonah aveva tirato fuori la mano e la stava pulendo con la lingua, tastando il sapore dell'altro pilota. Fortunatamente Elaja non lo stava guardando o sarebbe diventato di nuovo duro all'istante.
«Jo... dovrei ricambiare il favore.»
«Sono già venuto nelle mutande, El.»
Il rosso si allontanò appena, per guardarlo con gli occhi spalancati. Okay, non se lo aspettava. «Che cosa?»
«È colpa dell'erba.»
Ed entrambi non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora