18) Sono gay

485 45 4
                                    

«El. Elaja. Dai, El. Andiamo, scricciolo.»
Jonah sentiva il suo cuore battere troppo forte. Paura, preoccupazione. La sua mano con le nocche sporche di sangue si poggiò sulla guancia ghiacciata piena di lentiggini.
«Tirati su un secondo, amore.»
Doveva rivestirlo. Era sul prato, ancora mezzo nudo e con lo sguardo vacuo.
Quel Terry era rimasto a terra a piagnucolare per il naso rotto e Jonah sentiva della gente che si stava avvicinando.
«Okay.» non aveva intenzione di creare uno scandalo. Certe voci nel loro mondo sarebbero state un disastro. Così sollevò Elaja di peso e gli tirò su i pantaloni, abbottonandoli con maestria e velocità.
Il più piccolo non parlava. E a Jonah toccava sorreggerlo completamente. Per fortuna, il ventottenne aveva centimetri e muscoli in più per poterlo mantenere con facilità.
«Elaja!» la voce di Bess e poi la riccia che si materializzava accanto a loro. Era terrorizzata. «Jonah, che è successo?»
«Niente. Stiamo andando a casa.»
Cazzo. Lo avrebbe preso in braccio, ma troppa gente si era radunata intorno a loro e a Terry.
Bess non emise più una parola a quel punto, capendo che la situazione fosse critica. Passò un braccio intorno alla schiena del rosso e aiutò il più grande a trascinarlo via.
Jonah lo mise in macchina, sporgendosi in avanti perfino per allacciargli la cintura. Chiuse lo sportello e affrontò Bess, la quale aveva gli occhi pieni di lacrime e le braccia intorno al busto.
«Non è colpa tua.» le disse Jonah, cercando di rassicurarla. Avrebbe dovuto dirlo anche a se stesso, in realtà, ma quello era un altro discorso.
«Lo stai riportando a casa?» chiese con voce tremante.
«Sì, ci penso io. Cerca di stare tranquilla. Non è successo niente, d'accordo?» disse deciso, mettendole le mani sulle spalle.
Bess annuì, ancora sconvolta. «Grazie.»
Jonah fece soltanto un cenno del capo. «Sai come tornare a casa senza guidare? In modo sicuro.»
Bess annuì ancora.
«Bene, riprenditi un po' e torna a casa. Prenderò il tuo numero dalla rubrica di Elaja e ti farò sapere. Adesso è meglio che ce ne andiamo da qui.»
E anche Bess fu d'accordo.
Jonah salì in macchina e lanciò uno sguardo al ragazzo più piccolo prima di partire. I suoi occhi verdi erano aperti, ma era quasi come se non ci fosse. Era sotto shock.
Il viaggio in macchina si stava svolgendo nel più assoluto silenzio. Jonah non sapeva neanche se riportarlo a casa o se portarlo nella propria villa. Lasciò decidere ai suoi piedi, mentre la sua mente vagava. Jonah si sentiva in colpa. In colpa per non essere rimasto accanto ad Elaja tutto il tempo, per essere arrivato un attimo dopo di troppo, per non aver ucciso quel ragazzo biondo. Già, era perfino strano il modo in cui aveva reagito. Lo aveva semplicemente gettato per terra e preso a pugni. Gli era bastato sentire le ossa di quel naso rompersi sotto alla sue nocche, per poi correre dal pilota più piccolo. Un tempo sarebbe rimasto lì, a far diventare irriconoscibile il viso di quel pezzo di merda.
Ma il pensiero che Elaja avesse bisogno di lui...
Un singhiozzo improvviso gli fece voltare la testa. Il rosso aveva appena iniziato a piangere. E Jonah cercò di non andare nel panico.
Elaja si portò le mani sul viso e continuò a piangere rumorosamente e in modo quasi doloroso.
Il più grande non ci pensò due volte ad accostare e a spegnere il motore.
«Hey, scricciolo.» sussurrò, slacciando le cinture di entrambi. «Vieni qui.»
Non aveva neanche avuto bisogno di ripeterlo, che Elaja si era tuffato tra le sue braccia.
«Sssh, non è successo nulla. Stai bene. Sono qui.» iniziò a ripetergli, poggiando le labbra contro i suoi capelli e accarezzandolo dolcemente con le mani.
Lo sollevò un po' e se lo mise a sedere sulle gambe. Elaja a quel punto era incastrato tra il pilota e il volante dietro di sé, ma non importava. Si aggrappava alla maglia di Jonah e continuava a singhiozzare contro la sua pelle.
«Mi dispiace... mi dispiace.» iniziò a sussurrare tra le lacrime.
«Di cosa, cucciolo? Non è colpa tua.» Jonah non riusciva a sopportare di vederlo in quel modo.
«Sono gay, Jonah.»
Una frase. Ogni tassello che tornava al posto giusto.
Adesso sì che il più grande era confuso. Ma di certo si spiegavano le sue sensazioni dovute al suo gay radar interno dalla prima volta che lo aveva visto, certi comportamenti e le reazioni del più piccolo alle sue attenzioni, perfino le parole di Terry davanti agli invitati della sua festa e la schifosa frase che aveva pronunciato appena prima che lui intervenisse.
«Bess è la mia migliore amica. Mi bacia così da quando ci conosciamo, ma non vale niente. Solo un gesto d'affetto. Sa che mi piacciono i ragazzi.» spiegò tra le lacrime, con voce tremante.
E dire che Jonah era stato quasi geloso di un'amica. Bene...
«È okay, scricciolo. Va tutto bene.»
«No. Non va bene niente.»
Jonah gli afferrò la guancia con dolcezza, accerazzandogliela con il pollice. «Metteremo a posto ogni cosa. Stai bene. Smetti di piangere, ti prego.»
«Io... non voglio che si sappia in giro. E Terry... lui lo ha detto davanti a tutti.»
«Quel pezzo di merda ti ha trattato come se fossi un giocattolo.» disse Jonah con disprezzo.
«Non sono il gioccatolo di nessuno.» un singhiozzo spezzò il cuore del più grande, che asciugò quelle lacrime calde con il pollice. «Sono stato così stupido a stare con lui...» sussurrò poi.
«Era il tuo ex?» ecco, quel particolare lo faceva andare ancora più in bestia.
«Uhm... Non proprio.»
Bene, e anche Elaja aveva appena ammesso di avere degli scopamici. Jonah non si aspettava fosse il tipo.
«E comunque non si avvicinerà più a te, scricciolo, se non vuole perdere completamente il naso.»
«Tanto se lo farà rifare e tornerà più bello di prima.»
«Bello? Era scialbo già prima che lo conciassi per bene. Ti faccio conoscere io qualche ragazzo bello, scricciolo.»
Una mezza risata, mista ad un singhiozzo, uscì dalle labbra di Elaja.
Jonah spostò la mano e la passò tra i capelli setosi del più piccolo.
Il rosso chiuse gli occhi sotto quel tocco rilassante, poi li riaprì per fissare quelli neri dell'altro.
Avrebbe voluto ringraziarlo. Per averlo salvato. Per starlo tenendo in quel modo. Per tutto. Ma non riuscì a dire una parola. Semplicemente si sporse in avanti e poggiò la labbra un po' screpolate su quelle morbide di Jonah.
Poté sentire il corpo del più grande irrigidirsi sotto di sé. Jonah era stato colto di sorpresa da quel bacio leggero.
Le sue dita andarono a prendere il mento del rosso con delicatezza e lo allontanarono appena. «Elaja, no.»
E quelle parole, forse più di qualsiasi altra cosa accaduta quella sera, distrussero definitivamente il suo cuore.
Perché era appena stato rifiutato chiaramente da Jonah Wislow.
Gli occhi già arrossati del più piccolo si riempirono di nuovo di lacrime. E Jonah cominciò ad andare nel panico, mentre Elaja si allontanava da lui per tornare a sedere composto, sul sedile del passeggero.
«El, aspetta. Io... tu...»
«No. No, io ho capito. Mi dispiace. Va bene. Ti prego, riportami a casa.» Elaja odiava se stesso per l'incapacità di trattenere quelle stupide lacrime. E per il modo in cui la sua voce suonava spezzata e tremante.
E se Jonah stava per arrivare nella sua villa, cambiò subito direzione, seguendo il volere del più piccolo.
Da quel momento in poi piombò il silenzio nell'auto. Solo il tirar su con il naso di Elaja e qualche singhiozzo morbido di tanto in tanto.
Jonah si sentiva uno schifo. Avrebbe voluto tenerlo ancora tra le braccia e consolarlo. Non riusciva a sopportare che adesso l'altro pilota stesse piangendo per colpa sua. Perché lo aveva rifiutato? Perché Elaja era sconvolto. E probabilmente aveva reagito in quel modo solo perché in quel momento vedeva Jonah come il suo salvatore. Se ne sarebbe pentito una volta tornato a stare bene. Quindi non era l'ideale.
Anche se Jonah lo voleva ormai da diverso tempo? Sì. Non poteva mettere Elaja in mezzo a situazioni decisamente complicate. Quindi, davvero, era meglio di no.
Jonah parcheggiò davanti casa di Elaja. Non aveva ancora spento il motore del tutto, che il più piccolo aveva già aperto lo sportello.
«Jonah, mi dispiace. Per tutto. Ti prego, scusami. Non dovevo portarti a questa festa.»
Lo stomaco del più grande si chiuse. Perché se lui non fosse andato a quella festa, Terry probabilmente sarebbe riuscito nel suo intento ed Elaja avrebbe subito qualcosa che assolutamente non voleva. Sarebbe stato stuprato dal suo stesso - diciamo - ex.
La scena di poco tempo prima si formò di nuovo davanti agli occhi neri del pilota: Elaja per terra, con i pantaloni calati. Di certo non era quella la circostanza in cui avrebbe voluto vedere quelle parti del più piccolo. Ma non aveva potuto fare altro. Era solo rassicurato dal fatto che non fosse successo effettivamente nulla.
«Non devi, El...»
«Sì. Sì, che devo. Io... grazie. Scusami.» e poi era uscito dall'auto, senza aggiungere altro. Lo sportello si chiuse ed Elaja andò spedito verso casa. Gli occhi di Jonah lo seguirono per tutto il tempo, fino a quando il più piccolo fu dentro all'abitazione al sicuro e lui poté riaccendere l'auto per andare via.
Jonah ringraziò il fatto che quella sera le strade fossero deserte. Perché stava guidando senza prestare attenzione. La sua mente vagava e vagava. Pensieri sbagliati, angosce e preoccupazioni.
Diavolo, con Elaja gay sarebbe stato decisamente più complicato adesso. Anche in ambito lavorativo, nonostante a saperlo del team fosse solo lui e la combriccola del pilota più piccolo.
Sperava solo che non uscissero articoli o notizie legate alla festa. Non più per il cazzotto che lui stesso aveva tirato ad un ragazzo qualunque. Poteva perfino fargli causa e lui non se ne sarebbe curato. Non gli fregava nulla di aggiungere quello alla sua lista di "crimini". Ma Elaja... lui non doveva essere toccato. E se Jonah si ripromise una cosa quella sera, fu proprio quella: avrebbe mantenuto Elaja completamente al sicuro. Da tutto e da tutti. Quindi perfino da se stesso? Sì, se quello era necessario.
E per la prima volta dopo anni, Jonah si sentì stupido non appena mise piede in casa. Perché, forse dopo tutto l'accumulo della serata, delle lacrime erano scese anche lungo le sue guance. Quella notte dormire sarebbe stata davvero un'impresa ardua.
E ovviamente, per Elaja non sarebbe stato meglio. Non appena il più piccolo aveva messo piede in casa, Kara gli era andata incontro. Sua sorella si era sentita morire a vedere le condizioni in cui era il suo viso.
«Piccolo, cosa è successo?»
Ma Elaja era semplicemente scappato al piano di sopra, sbattendosi la porta dal bagno alle spalle con forza. E ancora, aveva pianto. Come se quella sera non lo avesse fatto abbastanza.
Si era tolto i pantaloni con foga e li aveva strappati. Sì, con le mani. Aveva semplicemente sfaldato le cuciture e li aveva rotti a metà. Non li avrebbe mai più indossati in vita sua. Dovevano finire semplicemente nella pattumiera.
Si era seduto per terra e aveva attirato le ginocchia al petto, cercando di smettere di piangere, invano. Era in quel modo che Kara lo aveva trovato, entrando in bagno con cautela e senza neanche bussare.
Si era seduta accanto a lui per terra e lo aveva attirato tra le sue braccia.
«Va tutto bene. Andrà tutto bene, piccolo.» continuava a ripetergli, cullandolo e lasciandogli dolci baci tra i capelli. Ed Elaja ne fu grato, di avere accanto una famiglia del genere, che non l'avrebbe mai lasciato solo.
Kara si era premurata di aiutarlo con il pigiama e di metterlo a letto. Non gli aveva chiesto nulla. Semplicemente si era distesa a cucchiaio dietro di lui. Lo aveva lasciato sfogare e aveva cercato di farlo rilassare.
Non si sarebbe messa a dormire se prima suo fratello minore non avesse fatto lo stesso. Aveva bisogno di vederlo tranquillo.
Passarono ore, ma alla fine anche Elaja ci riuscì. Stremato dalla stanchezza, era finito in un sonno profondo e fortunatamente senza sogni. Il suo cervello aveva bisogno di riposo. Almeno in quel momento, visto che ciò che sarebbe venuto dopo, non sarebbe stato per nulla rassicurante. Perché ogni azione ha delle conseguenze. E quelle dovute a quella serata, non sarebbero state per nulla piacevoli. Tutti dovevano solo tenersi pronti.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora