22) Simbolo

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Se la sera prima era stata un sogno, Elaja non si sarebbe più voluto svegliare. Nonostante il cervello non fosse così lucido, gli eventi si susseguivano chiari e ripetutamente nel suo cervello. Avevano passato altro tempo all'esterno, con il più piccolo semplicemente accoccolato a Jonah. Forse si era perfino addormentato, ma il più grande non era nelle condizioni di trasportarlo. Non voleva finire per terra rischiando di fare del male ad entrambi, così lo aveva scosso e lo aveva portato a letto. Elaja credeva che sarebbe andato via dalla stanza per dormire tranquillo nel suo letto, ma una volta raggiunta la prima camera, Jonah si era tolto la maglia e si era gettato sul letto insieme a lui. Una cosa era certa, Elaja avrebbe chiesto ai loro managers di tornare in camera con l'altro pilota. Beh, se avessero dato loro un letto matrimoniale sarebbe stato più contento visto quanto gli piaceva dormire con il corpo del più grande contro la schiena. Ma quello sarebbe risultato strano e tutti avrebbero capito che anche il pilota appena arrivato era gay. Quindi Elaja si sarebbe accontentato di unire i due letti singoli. Sempre se Jonah fosse stato d'accordo. Elaja era un po' perplesso da questo punto di vista. Perché dopo quella sera nessuno dei due aveva detto una parola al riguardo. D'accordo, Jonah non si faceva più problemi a guardarlo spudoratamente, a toccarlo quando ne aveva voglia, ad abbracciarlo quando erano da soli e fargli anche domande stupide di cui sapeva già la risposta. Certo, l'atteggiamento del pilota più grande era cambiato radicalmente. Elaja stava scoprendo una dolcezza che non credeva possibile in lui, la stronzaggine messa al momento da parte. Ma nonostante questo, il più piccolo non avrebbe saputo dare un nome a quel qualcosa che si era formato tra loro. Non c'era più stato alcun bacio e nessuna conversazione mirata. Elaja stava morendo dentro, perché avrebbe voluto chiarire le cose e avere le certezze che di solito cercava, ma aveva paura di infastidire l'altro o addirittura di risultare immaturo. Preferiva prendersi ciò che gli veniva offerto, vivere e lasciare vivere, godendosi quelle piccole cose. Magari le "cose" che lui desiderava sarebbero arrivate da sole. Sperava presto.
Anche Harry e Louis si erano resi conto che ci fosse qualcosa di diverso in entrambi i piloti, ma non avevano chiesto nulla. Cercavano di tenere gli occhi aperti il più possibile, ma non potevano avere certezze. Non volevano nemmeno mettere in imbarazzo o a disagio il più piccolo. Così si facevano semplicemente i fatti loro.
La corsa in Ungheria si sarebbe tenuta a breve ed Elaja ronzava intorno alla sua auto e ai meccanici come sempre. Nick lo aveva già insultato diverse volte, ma a lui non importava. Questa gara doveva andare bene e Oliver doveva essere perfetto.
Jonah era sparito, probabilmente rapito da qualche giornalista.
Elaja si era reso conto di essere quasi diventato dipendente dall'altro. Lo avrebbe voluto perennemente sotto agli occhi o accanto. Ma quello era sbagliato. Sapeva che non avrebbe dovuto legarsi troppo né tanto meno riempirsi il cervello di quel pilota, ma era più forte di lui. Riusciva a fidarsi anche se gli altri gli dicevano di non farlo. Non poteva pensare che quella fosse solo una trappola. Vedeva sempre il buono nelle persone. Non riusciva a credere che Jonah lo stesse soltanto usando.
Un braccio gli passò intorno al collo, facendolo piegare in avanti. Elaja gemette, aggrappandosi alla tuta familiare. L'odore. L'odore di Jonah era il particolare che gli confermava all'istante che si trattasse di lui.
«Sei pronto a mangiare la mia polvere come sempre, Valery?» ghignò, mentre Elaja cercava di liberarsi.
«Sei sicuro che non sarà il contrario?» borbottò il più piccolo, finalmente libero. Si passò una mano tra i capelli rossi, sistemandoli dopo che l'altro glieli aveva scompigliati nell'imboscata.
«Forse quando diventerai un pilota, scricciolo.» ecco, quello sarebbe dovuto essere un insulto, ma l'ultima parola utilizzata aveva distorto la cosa.
«Hey, voi due! Siete pronti? A breve si va!» urlò Harry a quel punto. Stava per andare a piazzarsi al suo solito posto.
Elaja alzò il pollice, poi Jonah lo afferrò per il braccio e se lo trascinò via. Il rosso era confuso, ma lo seguiva senza lamentarsi. Svoltarono l'angolo del box e si ritrovarono davanti ai bagni. Lì era deserto e nessuno poteva vederli. Jonah preferì non entrare nei bagni puzzolenti. Le mani del moro si poggiarono sulle spalle di Elaja, che poggiò la schiena contro al muro dietro di sé.
Gli occhi verdi erano spalancati, confusi e incuriositi. 
«Non cambia niente. In pista non cambia niente, capito? Io e te siamo nemici nella stessa squadra. Se riesci a starmi dietro, buon per te. Nessun favoritismo da parte di nessuno dei due.»
«Sei tu ad averlo fatto in Inghilterra.» lo accusò subito il più piccolo.
«Hai ragione. Ma da adesso in poi... nessuna influenza. Vince solo chi se lo merita, capito?»
Elaja annuì. Su quello era più che d'accordo.
«In bocca al lupo, piccolo.» o in bocca a Jonah, visto che subito dopo il più grande afferrò il suo viso con entrambi le mani e unì le loro labbra.
Fu un bacio rapido, ma carico di bisogno, vorace, di quelli che ti fanno venire voglia di averne ancora.
Di quelli che ti incendiano le guance e ti lasciano senza fiato.
Ad Elaja tremavano appena la gambe. Era da quella sera che ne voleva ancora. E adesso Jonah lo stava baciando di nuovo, giocando con la lingua come soltanto lui sapeva fare.
Elaja non riuscì a rispondere all'augurio. Jonah si allontanò da lui e svoltò di nuovo l'angolo, lasciandolo solo.
In quella gara? Il rosso si rese conto che c'era qualcosa di diverso. L'ansia era svanita, come se il più grande l'avesse risucchiata con il suo bacio. La concentrazione era tanta, come tutte le volte. E stare attaccato al culo di Jonah era quasi una missione.
«Lo vuoi superare?» la voce di Harry gli arrivò dall'auricolare.
«Sì.»
«Vedi che le curve strette continua a farle abbastanza larghe?»
«Sì.»
«Sfruttalo a tuo vantaggio.»
«Devo superarlo dall'interno?» poteva essere un po' rischioso, soprattutto se Jonah, accorgendosene avesse potuto decidere di stringersi verso la sua auto. Non voleva fare un incidente. Ma neanche Jonah. Non lo avrebbe mai fatto. Rischiava perfino di essere ammonito.
Elaja non aveva paura di lui.
«Jonah non se lo aspetta. Non riuscirà a reagire per tempo. Accelera e vola, El.»
Ed Harry aveva ragione. Elaja fece esattamente come avevano appena detto e si ritrovò al primo posto. Jonah non riuscì più a superarlo e si piazzò al secondo posto, detro al suo compagno di squadra.
«Che gusto ha la polvere, Wislow?» fu la prima cosa che Elaja urlò divertito, dopo essersi tolto il casco.
Non riusciva a distinguere il sorrisino di Jonah ancora nascosto dal casco. E mentre si avvicinava, Elaja si chiedeva che intenzione avesse.
Ogni telecamera era puntata su di loro. E quel gesto sarebbe rimasto un simbolo. Jonah Wislow aveva alzato il braccio e per la prima volta durante la sua carriera si era fatto dare il cinque da un altro pilota.
Elaja sentiva il cuore scoppiargli nel petto mentre la sua mano guantata si scontrava con quella di Jonah. E lui, con il viso scoperto, non riuscì proprio a nascondere il suo sorriso.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora