9) Gran Premio della Cina

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«Se vinci ti porto a cena. Adoro la cucina cinese.»
Elaja sbuffò, lasciandosi cadere sul nuovo letto scomodo. Erano già al secondo hotel ed era già stanco di quella vita. Soprattutto perché aveva Jonah in camera con lui che non smetteva mai di parlare. Ormai Elaja aveva capito com'era fatto il pilota più grande. Straparlava e rompeva le palle se era di buon umore. O meglio, se aveva un umore normale. Non parlava ma rompeva comunque le palle se era di cattivo umore.
Elaja si chiedeva come facesse a non stancarsi, visto che il più delle volte parlava da solo. Il rosso infatti non rispondeva neanche e spesso il più grande si ritrovava a fare i monologhi.
«Ma perché dobbiamo scommettere qualcosa per forza? E se vinci tu dovrei pagare io?»
«Ovviamente.»
Elaja grugnì. «Non so neanche se mi piace la cucina cinese.»
Jonah lasciò perdere il suo telefono solo per guardarlo male. «Non ci credo. Non hai mai mangiato cinese? Cazzo, che vita triste. Capisco che sei giovane, ma...»
«Ma sta un po' zitto. Ho mal di testa.»
«Oh, poverino.» lo derise Jonah, ma dopo ciò stranamente si zittì.
Diavolo, Elaja non si sentiva per niente bene. Forse era stato il cambio di temperature tra l'Australia e la Cina, ma adesso stava morendo di freddo, la testa gli scoppiava e aveva un accenno di mal di gola. E tra neanche quattro giorni avrebbe dovuto gareggiare. Elaja si era addormentato per ore e da lì non ci aveva capito più nulla.
Ricordava un vago: «Amico, è ora di cena, non vuoi venire a mangiare?» forse aveva solo grugnito in risposta.
Jonah non è che si era preoccupato, ma quando l'ingegnere riccio gli chiese dove fosse finito l'altro pilota, rispose: «È in camera. Non credo stia molto bene.»
Così dopo cena, Harry lo aveva seguito in camera loro.
«El.» lo aveva chiamato, sporgendosi verso di lui e andando ad accarezzargli i capelli. Poteva sentire il calore emanare dalla testa del rosso.
«Mmh.»
«Piccolo, apri un attimo gli occhi.»
«Mi fa male la testa. Lasciami stare.» borbottò in tono lamentoso.
Harry si stupì e si voltò quando Jonah, che li stava osservando poggiato con la spalla contro al muro e le braccia incrociate al petto, disse quella frase: «Lascialo dormire. Non ti preoccupare, ci sono io in camera. Terrò un occhio su di lui.»
Harry si alzò in piedi e annuì. «Grazie. Per qualsiasi cosa chiamami, sono nell'ultima camera in fondo al corridoio.»
«Meglio di no, non vorrei incappare in momenti imbarazzanti tra te e tuo marito. Va bene guardare i porno, ma con i conoscenti è un po' raccapricciante.»
Harry sollevò il sopracciglio. «Se la situazione degenera chiamami.» disse di nuovo deciso.
«Dipende in che modo degenera.» a Jonah sorse un sorrisino beffardo sulla faccia.
«Non provare ad approfittare di lui quando è più vulnerabile. È solo un pargolo.»
«È tutt'altro che un bambino, ma non farei mai niente contro il suo volere, puoi stare tranquillo.» e gli fece perfino l'occhiolino.
Harry non era per nulla tranquillo, ma decise di fidarsi.
Quando lasciò la stanza, Jonah si sistemò sul suo letto, cercando di fare meno rumore possibile. Aveva recuperato il tablet e aveva fatto partire un film. Aveva perfino indossato una sola cuffietta per precauzione. E aveva fatto bene, visto che Elaja aveva iniziato a lamentarsi nel sonno.
Lo aveva fissato per un po' e alla fine aveva incontrato pure gli occhi verdi, in quel momento liquidi, che si erano aperti con stanchezza.
«Hey, amico.»
«Noi non siamo amici.» borbottò il più piccolo.
«E poi dicono a me che sono quello scorbutico. Hai fame?» Jonah lasciò perdere il tablet e ripose tutta la sua attenzione sul giovane.
«No. Ho freddo.»
Jonah si alzò in piedi e si avvicinò pericolosamente ad Elaja. Cercò di allontanarsi ma la mano del più grande si appoggiò sulla sua fronte, facendolo rabbrividire. Aveva la febbre, anche se non sembrava alta. «Certo che sei proprio una spina nel culo.» borbottò Jonah, dopo essersi allontanato per aprire gli armadi e cercare altre coperte. Beh, missione fallita, non ce n'erano da nessuna parte.
«Come se non ti piacesse.»
Jonah si mise a ridere. «Oh, ragazzo mio. Io lo metto nel culo, non lo prendo.»
Elaja poteva attribuire il rossore alla febbre e non all'imbarazzo, giusto? Il suo primo sbagliatissimo pensiero era stato che sarebbero stati perfetti insieme, visto che uno era attivo e l'altro passivo. «Tu sei più il tipo da prenderlo per esempio.» e non aveva neanche torto.
Poteva andare più a fuoco di così? «Io non...»
Jonah tolse il piumoncino dal suo letto e coprì maggiormente il ragazzo più giovane.
«Tu non puoi restare senza, Jo.»
Il ventottenne sollevò lo sguardo di colpo. «Come mi hai chiamato?» chiese divertito.
«Jonah.»
«No, hai detto solo Jo.»
«Ah sì?»
«Sì.»
«Ti da fastidio?»
«No, ma nessuno mi chiama così. Fammi spazio.»
«Spazio dove?» gli occhi del rosso si erano allargati di colpo.
«Visto che non ho più la mia coperta e non fa così caldo, ne vorrei un po' anche io. Lo hai detto tu che non posso stare senza. Non voglio infilarmi sotto con te, primo perché non voglio che mi attacchi qualche virus, secondo perché non vorrei traumatizzarti... no, scherzo. È che non voglio dover trattenere commenti sulla tua erezione, solo perché tu stai cercando di nascondere in modo così accanito il fatto di essere gay.» si sedette sul letto ai piedi del ragazzo dopo aver recuperato di nuovo il tablet.
«Tu vorresti che lo fossi solo perché ti piacerebbe fottermi. Non lo otterrai mai, toglitelo dalla testa.»
«Sei sempre così acido. Pure peggio quando sei malato. Dovresti sorridere di più alla vita, scricciolo.» evidentemente quel giorno Jonah era proprio di buon umore.
Elaja sospirò stancamente. «Davvero una partenza della stagione con i fiocchi.» borbottò.
«Mi ascolti quando parlo? Positività, scricciolo. E poi è solo l'inizio. Meglio ora che dopo, te lo assicuro. Ed è perché non sei ancora abituato al tutto che il tuo corpo sta reagendo in questo modo, scricciolo.» terminò, poggiando il braccio sulle ginocchia piegate del più giovane.
«La smetti di chiamarmi scricciolo?»
«Ma è quello che sei.»
«Ma non è vero!» Elaja sbuffò, facendolo ridacchiare.
Piombò il silenzio e Jonah mise play al film che stava vedendo.
Elaja capì subito che era Rush. Beh, allora anche Jonah aveva quel lato drammatico di ogni pilota.
Il rosso si prese un attimo per fissare il pilota più grande. Indossava una tuta e una felpa larga. I capelli erano lasciati sciolti, eccetto un piccolo chignon in alto. Diavolo, era troppo sexy.
«Mi stai fissando.»
Beccato. Elaja allontanò lo sguardo velocemente.
«Effettivamente mi fisserei anche io.»
Elaja sollevò gli occhi al cielo. «Stavo solo pensando che dovresti tagliarti i capelli.»
«Lo farò solo quando mi fotterò te, va bene?» ecco, parafrasando le intenzioni di Elaja quella risposta corrispondeva al mai.
«Diventerai Raperonzolo.» borbottò il rosso e Jonah scoppiò a ridere.
«E sarò comunque sexy.»
Come dargli torto.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora