10) Lui non è Niall

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Elaja non era mai stato in Spagna. Sua sorella e Niall gliene avevano sempre parlato bene. I due avevano dei ricordi carini in quel posto. E il più giovane dei Valery era semplicemente curioso di vederla.
Quella mattina aveva aperto gli occhi e si sentiva abbastanza carico, di buon umore. Nel letto accanto al suo, Jonah stava ancora dormendo. Nonostante fosse maggio ed Elaja continuasse a sentire freddo la notte, il pilota più grande dormiva con addosso soltanto i boxer e il lenzuolo attorcigliato alle caviglie.
Beh, cercò di non fissarlo troppo e di non seguire costantemente la linea di muscoli delle sue spalle, perché aveva paura che facendolo gli potesse trasmettere qualcosa, qualche tipo di macabra energia, tanto da rischiare di svegliarlo.
Fece più piano possibile e si infilò in bagno, per darsi una decenza e poter andare in giro a fare il turista.
Probabilmente era l'unico pazzo a svegliarsi così presto e infatti rimase completamente da solo durante la sua colazione. Il silenzio aleggiava in tutto l'hotel ed Elaja si chiese se non ci fossero soltanto loro lì. Beh, immaginava di no, visto in che stagione si trovavano. Non che non si potessero permettere di prenotare l'intero hotel, ma sarebbe stata comunque una spesa inutile. Lo facevano solo in casi straordinari.
Ad ogni modo, Elaja si godette la sua pace. Fino a quando una voce non la distrusse. Una voce che lui conosceva pure molto bene.
«Ti prego, calmati.»
Elaja si mosse cautamente e si fermò incuriosito, allungando sbrigativamente il collo per dare un'occhiata. Nella hall - anche quella deserta - c'era Jonah, adesso vestito con un pantalone di tuta e una maglietta a maniche corte. Continuava a camminare avanti e indietro, tenendo il telefono premuto contro l'orecchio.
Da dietro quella porta, Elaja era sicuro che il più grande non potesse vederlo.
«Cassidy, andiamo. Lo sai che non ci capisco nulla quando parli mentre piangi. Calmati e spiegami meglio.»
Ne seguì un silenzio prolungato, perché era il turno di parlare di chiunque fosse dall'altra parte del telefono.
Elaja si chiese subito chi fosse Cassidy e perché stesse piangendo. Beh, in realtà il pensiero che gli sorse subito dopo fu che lui non avrebbe dovuto nemmeno ascoltare quella conversazione. Stava origliando qualcosa che probabilmente era privata. Ma allora perché Jonah aveva scelto proprio la hall per parlare? Sarebbe anche potuto andare in un posto più tranquillo.
«Che cosa?» Jonah suonava preoccupato adesso. E la sua voce si indurì subito dopo: «Giuro che non appena torno a casa, gli spacco la faccia. Cristo, non si deve azzardare a toccarla!»
Okay, Elaja si sentì improvvisamente nel torto. Doveva smettere di ascoltare, attraversare quella porta e andare all'esterno per fare le sue cose.
«Te lo sto chiedendo da anni, piccola.»
Ma con chi diavolo stava parlando? Jonah era gay. Quindi poteva escludere un'ipotetica fidanzata, giusto? Qualcuno della sua famiglia? Un'amica stretta?
«Lo so. No... sì, ma... vaffanculo, non può vietarmi di vederla!» beh, il pilota stava parlando a voce così alta, praticamente quasi urlando, che anche se il più piccolo fosse stato in camera, lo avrebbe sentito lo stesso. O forse era solo un modo per giustificarsi e sentirsi meno in colpa per essere ancora lì ad origliare.
Elaja iniziava a sentirsi una persona orribile. Troppe domande stavano sorgendo nella sua testa, quando in realtà non erano affari suoi.
Decise finalmente di uscire allo scoperto, tirando fuori il cellulare e fingendo di guardare qualcosa sullo schermo distrattamente. Cercava di far sembrare che stesse passando di lì per caso, in uscita dalla sala dopo aver finito la sua colazione.
Jonah gli dava comunque le spalle e non poteva vederlo. Quindi era inutile.
Elaja si sentiva sempre più a disagio. Sarebbe stato poco carino fare qualcosa per attestare la sua presenza, perché avrebbe di certo interrotto quella conversazione. Sarebbe stato poco educato, giusto? Così, semplicemente camminò verso l'uscita con il suo zainetto in spalla.
Jonah, che in quel momento stava dicendo: «Ho più soldi di lui, Cassidy...», si voltò di colpo non appena vide una figura in movimento con la coda dell'occhio.
Ecco, quello era l'attimo giusto per arrossire. Beccato. Quando Elaja incontrò gli occhi scuri, arrabbiati e gelidi dell'altro, sollevò appena una mano in segno di saluto e fece un piccolo sorriso.
Gesti che ovviamente il più grande non ricambiò. Jonah gli diede le spalle e uscì dalla hall, dirigendosi verso gli ascensori o le scale che lo avrebbero portato di nuovo al piano di sopra.
Elaja scommetteva che una volta conclusa quella chiamata, che probabilmente lo aveva svegliato, si sarebbe rimesso a dormire.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora