35) Epilogo

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Braccia conserte al petto, in attesa di qualcosa. In attesa di qualcuno. La brezza lo faceva rabbrividere, ma non era il freddo a farlo sentire in quel modo. Aveva rischiato di incontrare Niall, visto che probabilmente era stato proprio il vecchio pilota a recuperare il nuovo campione del mondo all'aeroporto. O forse suo padre. Insomma, qualcuno che aveva guidato il vecchio catorcio di Elaja, accanto al quale aveva parcheggiato. Mancava poco e lo avrebbe rivisto. Lo avrebbe avuto di nuovo davanti e gli avrebbe potuto chiedere scusa.
Li vide arrivare per primo da lontano. Elaja stava ridendo e si stava spintonando giocosamente con Niall Horan. Il pilota in pensione aveva fatto altrettanto, per poi voltarsi verso l'auto e bloccarsi alla vista di Jonah Wislow.
Silenzio per qualche secondo, poi gli occhi verdi incontrarono quelli scuri e un sorrisino divertito sorse sulle labbra del rosso.
Jonah non riusciva a non chiedersi come e quando fosse diventato così sicuro di sé e così sfacciato. Non che non apprezasse, ma sarebbe più riuscito a gestirlo? Forse no, forse avrebbero dovuto ricominciare daccapo. Ma era proprio quel pensiero a farlo sentire strano, spaventato e... vivo.
«Chi non si sposa, si rivede.» battuta squallida, ma il rosso non aveva potuto evitare di farla.
E poi Jonah gli aveva fatto un sorriso candido, quindi andava bene.
«Horan, ti dispiace se lo riporto io a casa?» furono le prime parole pronunciate dal moro.
Niall guardò Elaja quasi a chiedergli cosa avrebbe dovuto rispondere. Il rosso annuì e Niall scrollò le spalle. «Va bene, allora. Ci vediamo a casa, El.» terminò, sistemando la valigia del rosso in macchina e andando via.
«Allora, che ci fai qui?» chiese Elaja ironicamente.
Jonah districò le braccia e senza dire una parola chiuse la distanza tra loro con due falcate decise. Afferrò il viso del più piccolo con entrambe le mani e fece scontrare le loro labbra con violenza.
Le mani del più piccolo si aggrapparono alla sua giacca. Lasciò entrare la lingua di Jonah e si godette quel bacio carico di passione.
Si allontanarono solo per respirare, le loro fronti a contatto.
«Ti perdono.» beh, era proprio ciò che Jonah voleva sentirsi dire ed Elaja lo sapeva bene. Non gli aveva neanche fatto pronunciare quella semplice parolina che avrebbe messo tutto a posto.
Così lui ne pronunciò altre: «Ti amo. Ti amo da sempre.» Finalmente.
Elaja sorrise dolcemente. «Lo so bene.»
«Avevo bisogno di dirtelo.»
«E io di sentirtelo dire.» e tornò a baciarlo. «Già, ti amo anche io.»
Una volta saliti in macchina e usciti dall'aeroporto, i due si trovarono a chiacchierare tranquillamente. Avevano bisogno di chiarire diverse cose.
«Sono stato davvero così convincente facendo coming out davanti al mondo? Tanto da cambiare la tua idea?»
Jonah sollevò gli occhi al cielo. «La tua è stata una mossa folle. Ma anche molto bella da vedere. Sono curioso di scoprire che diamine hai scatenato, piccolo.»
Elaja si mise a ridere. «Già, non vedo l'ora anch'io.»
«Mi dici che cosa ti è successo in questo ultimo periodo, El?»
«Che vuoi dire? Non ti piace la mia nuova versione?»
«Sì, mi eccita da morire, ma cosa ti ha fatto uscire dal guscio?»
La mano di Elaja si poggiò sul cavallo di Jonah, che frenò di botto davanti ad un semaforo rosso. Gli occhi scuri si voltarono a fulminarlo.
«D'accordo. Scusa.» brontolò Elaja, tornando serio e allontanando la mano.
«Ho capito un po' di cose senza di te, Jo. Ero stanco di essere quel ragazzo debole che aveva paura di ogni cosa. Ho capito di cosa sono capace davvero. E in più qualcuno mi ha insegnato a prendere la vita in modo diverso.»
«Immagino che siano stati quei due, Verstappen e Leclerc.» borbottò il più grande. Ed Elaja cercò di non ridere.
«Sei geloso.»
«Io... non lo sono.»
Elaja lasciò perdere, Jonah non lo avrebbe mai ammesso in ogni caso.
«E tu? Che ne hai fatto del tuo matrimonio?»
Jonah ripartì una volta scattato il verde e soltanto allora rispose alla domanda: «Non sei l'unico ad aver preso coraggio e a fare ciò che voleva davvero, piccolo.»
Elaja sorrise. «E non ti senti bene?» chiese elettrizzato.
Jonah si mise a ridere senza poterne fare a meno. «Mi sento libero, El. Dopo tutti questi anni, mi sento davvero libero.»

*

Quattro mesi dopo

«Jonah! Elaja! Diamine, uscite da quel fottuto bagno. Siete in ritardo.» la voce di Niall li fece sobbalzare. Forse la loro eccitazione sarebbe dovuta scemare, ma fece solo l'effetto contrario.
Jonah tappò la bocca del rosso con la mano, perché aveva già capito che stava per urlare.
Mancavano giusto poche spinte e anche il più grande sarebbe venuto proprio come aveva appena fatto Elaja su di loro. Cazzo, sperava che non avesse macchiato le loro tute. Jonah non aveva nemmeno fatto caso al morso che il più piccolo gli aveva dato sul palmo della mano. Era impegnato soltanto a godersi l'inizio dell'orgasmo.
Dalle labbra del moro uscì un gemito, che fece capire a chi stava fuori dalla porta cosa stessero effettivamente facendo. Non che fosse difficile da intuire.
Niall squittì ed evitò di battere sulla porta come stava per fare. Ritirata. «Spero che usiate i vostri culi anche per vincere questa gara, brutti maiali.» borbottò, uscendo da lì.
Jonah rimise Elaja con i piedi per terra, ignorando le braccia indolenzite per averlo tenuto a lungo. Il rosso si mise a ridere dopo aver sentito le parole di suo cognato, mentre il più grande cercava di ripulirli e di infilare i loro membri dentro ai vestiti.
Elaja si aggrappò al collo di Jonah e lo abbracciò stretto. «Ti amo.»
Il moro baciò le labbra del più piccolo. «Ti amo anche io. Ma adesso muoviamoci, o partiranno senza di noi.»
Corsero praticamente all'esterno, con Niall che urlava loro contro. Certo che da quando erano diventati i piloti del team appena creato da Niall Horan, avevano addosso una pressione incredibile, proprio da quel presidente orgoglioso. Era quasi divertente. Vi starete chiedendo perché Niall aveva deciso di creare una sua società di Formula 1. Semplice, la McLaren aveva chiuso battenti perché accusata di trattare i piloti nel modo sbagliato ed Elaja lo aveva convinto ad aprirla. Si sarebbe fidato soltanto di uno come lui e di sicuro gli avrebbe risparmiato la scelta del team. Dopotutto, a Niall era sempre mancato quel mondo e Alexia era stata stranamente d'accordo. Lei e la bambina seguivano Niall in giro per il mondo quando anche lui era presente ad alcune di quelle gare. E ad Elaja faceva veramente piacere avere la sua famiglia anche mentre lavorava. Anche in quel momento erano lì a guardarli dagli spalti. E c'era anche la famiglia di Jonah, sua sorella, sua nipote e perfino suo padre con Julia. Sì, Jonah era tornato a gareggiare. Sua sorella Cassidy si era ripresa, era tornata a parlare ed uscita dalla sua testa, prendeva degli psicofarmaci che l'aiutavano nei momenti peggiori, ma almeno adesso poteva prendersi cura di sua figlia, con l'aiuto del fratello e del padre.
Il maggiore dei Wislow era stranamente cambiato. Almeno un po'. Fingeva che suo figlio non fosse gay, ma per il resto avevano creato una pace silenziosa. Le cose erano cambiate da quando Jonah gli aveva detto che non sarebbe stato in grado di prendere in mano l'azienda di famiglia anche se l'avesse voluto. Ma di sicuro non voleva infamare il loro nome. Sapeva che suo padre era preoccupato di non avere alcun erede per la sua azienda, ma Jonah gli aveva consigliato di farsi aiutare da Julia, che era anche fin troppo capace e adatta a quel ruolo. Elaja non sapeva perfettamente come fossero andate le cose, semplicemente il suo uomo era riuscito a toccare le corde giuste all'interno di suo padre. Ed erano tornati tutti a vivere come avrebbero voluto.
Elaja si guardò intorno, ogni pilota era pronto per partire. Da quando avevano fatto coming out le cose stavano cominciando a cambiare, l'aria era già diversa in modo palpabile. Elaja incrociò lo sguardo di Charles. Si beccò un occhiolino e Jonah accanto a lui sibilò tra i denti un: «Deve farla finita quel Leclerc. Non ha ancora capito che sei mio?»
Elaja cercò di non ridere e sollevò gli occhi al cielo.
«Vuoi vincere questa gara o la vinco io?» chiese, cambiando discorso.
Jonah storse la bocca. «Non ci provare, vince chi se lo merita. Quindi datti da fare, ragazzino.»
E detto ciò il più grande si allontanò, per raggiungere la sua postazione.
Anche Jonah gli fece l'occhiolino, appena prima di mettersi il casco sulla testa. Ed Elaja sorrise, prima di salire sull'auto.
«Dite a Jonah Wislow che si fotta.» disse nell'auricolare.
«Niall dice che fotterà te non appena vincerete questa gara. Per adesso guida.» fu la risposta di Harry. Ed Elaja scoppiò a ridere. Diamine, in poco tempo era riuscito ad ottenere tutto ciò che voleva davvero. A realizzare ogni suo sogno.
Le luci davanti agli occhi e il forte rombo del motore nel cuore. La marcia già ingranata. Tre. Due. Uno.
Via.


Fine.

Grazie. Questa volta dico solo grazie.

Manu.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora