24) Voglio vederlo

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«Ti sto dietro.»
«Non puoi starmi dietro.»
«Andiamo, Elaja, ti vengo dietro.»
Le guance del ragazzo divennero paonazze e Jonah si morse il labbro per non mettersi a ridere.
«Che ti cambia se per una volta mi fai strada? Non riuscirei a concentrarmi in testa alla classifica. Se seguo te, almeno la mia testa pensa solo a questo.»
«E alla fine della gara mi supererai e vincerai e io la prenderò nel culo.»
«Se è ciò che vuoi ci penso io.»
Elaja si mise le mani in faccia, anche se avrebbe dovuto metterle davanti al suo pacco, visto che era diventato duro e visibile perfino nella tuta.
«Va bene, facciamo come cavolo vuoi.» borbottò alla fine.
E Jonah sorrise in modo dolce. Lo afferrò per il collo e lo attirò a sé per baciarlo. «Grazie.» gli disse alla fine con le labbra ancora vicine a quelle dell'altro.
Elaja poggiò la fronte contro quella di Jonah, prima di dargli un altro bacio a stampo.
«Andiamo. Probabilmente ci stanno cercando.»
Ormai i due piloti sparivano per secoli prima della gara e riapparivano solo per la partenza. Tutti i giornalisti erano delusi da quel particolare, perché non riuscivano mai ad intervistarli come avrebbero voluto.
In tutto questo, Jonah sembrava che stesse cercando di riprendersi. Elaja vedeva chiaramente quanto fosse diverso, più stanco e meno sfacciato del solito. Ma almeno adesso sorrideva e non piangeva più. Probabilmente quella sarebbe stata la prima e ultima volta che il più grande gli avrebbe concesso di vederlo in quello stato.
Della situazione familiare di Jonah non avevano più parlato, ma quest'ultimo continuava a rimuginarci tutto il tempo, quando non era impegnato a parlare o fare cose con il rosso.
Aveva deciso che il più piccolo aveva ragione. Doveva cercare di ottenere la custodia di sua nipote in ogni caso. Avrebbe preso un avvocato e ce l'avrebbe messa tutta. Le possibilità non erano completamente nulle e lui voleva aggrapparsi a quella minoranza, che era sempre meglio di nulla. Si sentiva già in colpa per averla lasciata a suo nonno ed essersene andato. Ma per il momento non poteva fare molto altro. La casa in cui era cresciuto non sarebbe stata così orribile per Grace per un po'. E poi la chiamava tutte le volte in cui aveva un attimo di tempo.
La gara in Italia fu proprio come i due avevano preventivato. Jonah si concentrò di stare attaccato al culo dell'auto con il numero 13 sopra e anche se ogni tanto tentava di superarlo, si ritrovava sempre al secondo posto. Per il pubblico stava risultando perfino una gara interessante, scommettendo su chi dei due sarebbe arrivato primo. Per i piloti? Una gara come le altre. Senza nemmeno un po' di competitività. Certo, era strano come le sensazioni di chi guidava e di chi li guardava dagli spalti potessero essere diverse e sfalsate, cosa riusciva ad essere trasmesso in quell'ambiente fatto di per sé di adrenalina e competizione.
Jonah scese dall'auto e si avvicinò al più piccolo, per sussurrargli: «Hai visto? Ti sono rimasto dietro tutto il tempo. Stavo per venirti dentro per quanto vai lento, ma va bene. Possiamo lavorarci.»
Ed Elaja aveva di nuovo un problema nei piani bassi. Possibile che quel pilota dovesse usare proprio quel tipo di doppi sensi? Maledetto Wislow.

*

Elaja era frustrato. Oh sì, cominciava ad essere veramente frustrato. Si era dovuto chiudere in bagno e aveva dovuto farsi una sega per svuotarsi, perché... beh, perché non riusciva più a sopportare di avere soltanto dei baci da parte di Jonah. Che passassero almeno al sesso orale! Ecco, era proprio l'immagine di ottenere un pompino dal più grande che lo aveva fatto chiudere in quel maledetto bagno. Jonah era entrato proprio nel momento in cui aveva finito di ripulirsi.
«Certo, entra senza bussare. E se stavo facendo la cacca?»
«Mi sarei tappato il naso.» Jonah si appoggiò allo stipite della porta. Constatò subito quanto il più piccolo fosse scorbutico, ma non gli chiese nemmeno perché.
Elaja finì di lavarsi le mani e si voltò a guardarlo. «Che cosa vuoi?»
«Ci vieni in palestra con me?»
«In palestra?» Elaja gemette per la frustrazione. Avrebbe preferito un altro tipo di attività fisica, se doveva essere sincero.
«Dai, andiamo. Facciamo un po' di glutei.» e schiaffeggiò il sedere del più piccolo, che gli stava passando accanto proprio in quel momento.
Elaja aveva sobbalzato e Jonah aveva rischiato di prendersi uno schiaffo di ritorno, ma sulla faccia. Il rosso era riuscito a trattenersi pensando che avrebbe sempre voluto che Jonah gli toccasse il culo. Okay forse stava degenerando.
«Non puoi andarci da solo?»
«Piccolo, sei uno stecchino. Dovresti mettere su un po' di muscoli. Andiamo, ti farà bene.»
Elaja aveva solo diciotto anni. Aveva tempo per crescere ancora, ma se il più grande lo voleva più muscoloso, che altro poteva fare se non allenarsi con lui?
Era perfino orribile appurare che Jonah riusciva a sollevare più del doppio dei pesi che il rosso tirava su.
E si stava perfino rompendo il naso, perché mentre Jonah lo aiutava, gli occhi del più piccolo si erano poggiati sul pacco dell'altro. Distraendolo. Se Jonah non avesse avuto i riflessi pronti, afferrando di nuovo il bilanciere, Elaja si sarebbe spaccato i denti.
«El, ma che cos'hai?» ecco, adesso Jonah non poteva più fare a meno di chiedere.
«Niente. Posso andarmi a fare la doccia adesso?» e si tirò a sedere sulla panca.
«Ma non siamo neanche a metà dell'allenamento.»
Elaja scrollò le spalle e Jonah sospirò. «Siediti. Mi stai stancando, sembri un bambino lamentoso.»
Il più piccolo si imbronciò, quasi offeso da quelle parole.
«Smetti di allenarti, ma resta qui a guardarmi. Voglio compagnia.» terminò, con un tono molto alla Jonah Wislow, il pilota stronzo.
Elaja era così messo male che non pensava al fatto che Jonah non volesse restare solo per non perdersi nella sua testa. Vedeva quella più come una costrizione, come una tortura. Possibile che Jonah si stesse mettendo in mostra? Che volesse essere guardato da Elaja? Ogni muscolo che pompava e si contraeva ad ogni flessione. E il rosso che cercava di trattenere i gemiti e si mordeva il labbro quasi a sangue.
«Sei eccitato.»
Era un bene che fossero da soli dentro quella palestra. Perché Jonah lo aveva detto a voce fin troppo alta, accorgendosi del modo in cui Elaja, adesso seduto per terra, continuasse a spostare con la mano i gioielli nei pantaloncini.
E il rosso non era neanche riuscito a ribattere. Era la verità dopotutto.
Jonah si avvicinò al più piccolo e si accosciò davanti a lui.
Elaja nel mentre era arrossito di colpo.
«Hai bisogno di me?» Jonah glielo chiese dolcemente, cercando quasi di non turbarlo.
Il più piccolo scosse la testa con vigore. Non voleva dargli quella soddisfazione.
«Allora perché sei così nervoso? Hai il ciclo?»
Doveva semplicemente essere una battuta, ma Elaja odiava essere paragonato ad una donna quando stava in coppia con qualcuno. A prescindere da tutto, lui restava un ragazzo.
Poggiò la mano sul ginocchio di Jonah e lo spinse appena, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere con il sedere per terra. Il più grande emise uno sbuffo, mentre Elaja si alzava in piedi e usciva dalla palestra, per dirigersi verso gli spogliatoi.
Jonah si passò una mano tra i capelli e si tirò su, per seguire il più piccolo.
«El.» Jonah si fermò al centro dello spogliatoio, mentre Elaja si stava togliendo la maglietta da allenamento leggermente sudata.
«Scusa. Mi dispiace. Davvero.»
Il più grande avanzò. «Mi dici almeno qual è il problema?»
«Nessuno. Non ci dovrebbe essere nessun problema. So che hai in testa un sacco di pensieri e... e io sono solo stupido. Sta tranquillo, me la faccio passare. Anzi, mi dispiace di questo comportamento idiota.» si voltò dandogli le spalle, per cercare qualcosa dentro al suo borsone.
Jonah incrociò le braccia al petto. «Dimmelo comunque, almeno mi distrai. Discutere di qualcosa che non siano i miei problemi di famiglia mi farà bene. E poi voglio che sia tutto a posto tra noi. In coppia la comunicazione è importante.»
Elaja si fermò e tornò a guardarlo. «Nella coppia?» ripeté a bassa voce.
Le sopracciglia di Jonah formarono un cipiglio stranito. «Sì, perché, cosa pensi che siamo?»
«Oh.»
«El, come ci avresti definito, piccolo? Non possiamo neanche essere scopamici...»
«È proprio lì il problema...» borbottò il rosso, cercando di non arrossire.
«Vuoi essere il mio scapamico?» Jonah era confuso.
«No. Voglio vederlo.» ammise alla fine, con un lamento di frustrazione, mentre si passava una mano tra i capelli.
«Oh.»
«È solo che... è da giorni che mi chiedo se ce l'hai piccolo, Jonah!»
«Come?» l'altro pilota non riuscì a trattenere una risatina.
«Tu me lo hai già visto, toccato e... io no! Hai qualche problema a mostrarmelo? Non capisco.»
Gli occhi di Elaja si puntarono sulle dita di Jonah, che stavano slacciando i pantaloni della tuta. Il respiro gli morì improvvisamente in gola quando Jonah afferrò l'orlo dei pantaloni insieme ai boxer e li tirò giù. Restando nudo.
Cazzo. Lì non c'era proprio niente di piccolo.
«Contento?»
Non proprio. Non del tutto ancora.
Elaja fece due falcate profonde, così da essere alla giusta distanza per baciarlo. E per prendere il suo membro in mano, realizzando che fosse già mezzo duro.
Jonah gemette sulla sua bocca, approfondendo il bacio mentre si godeva la mano di Elaja.
«Ti prego, scopami.»
E Jonah si rese conto di volerlo tanto quanto il più piccolo. Sì, era arrivato il momento. Iniziò a togliersi le scarpe con i piedi e a spogliare il rosso con le mani.
«In doccia.» disse soltanto.
In pochi attimi erano entrambi completamente nudi. Jonah lo spinse sotto le docce e lo voltò di schiena.
L'acqua calda gli colpiva il corpo, in contrasto con le piastrelle fredde del muro su cui aveva poggiato i palmi. Non riusciva a vedere Jonah in faccia, ma poteva sentirlo benissimo. Le mani che vagavano sul suo corpo fino a spremergli il sedere.
Per essere la prima volta, andavano di fretta, con preliminari quasi inesistenti, ma ormai le erezioni di entrambi erano svettanti.
Elaja si irrigidì appena quando Jonah infilò un dito dentro di lui senza neanche avvertirlo. Per scusarsi, il più grande si sporse per baciargli la schiena. E poi ne infilò un altro.
«Jo, andiamo...» il respiro di Elaja era corto e voleva sempre di più. Non riusciva più ad aspettare, nonostante Jonah lo avesse preparato appena. «Entra.»
«Elaja.»
«Jonah, vai.»
Il più grande iniziò a baciargli le spalle e poi più su lungo il collo.
«Rilassati.» gli sussurrò, non appena allineò la punta del suo membro con il cerchietto di muscoli del più piccolo.
Elaja tirò un respiro profondo, mentre sentiva Jonah entrare finalmente e lentamente dentro di lui.
La bocca di Jonah era impegnata a lasciargli un succhiotto nell'incavo del collo e una delle mani era andata ad avvolgersi intorno al membro duro come il marmo dell'altro. Elaja temeva di poter venire da un momento all'altro, solo con quel sovraccarico di sensazioni.
«Sei così stretto e accogliente, bimbo.» e con una stilettata secca, che fece emettere ad Elaja un urletto di dolore, Jonah fu completamente all'interno.
Elaja si sentiva fin troppo pieno, le gambe gli tremavano e Jonah lo afferrò per il fianco così da sorreggerlo.
L'acqua si mischiava al sudore sui loro corpi.
«Jo... muoviti.»
Il più grande non se lo fece ripetere ancora. Lo afferrò per i fianchi con entrambe le mani e iniziò ad uscire e poi a rientrare dentro al più piccolo.
«Sei... oh dio.»
Jonah non riuscì a non ridere per quelle parole del rosso. I versetti di piacere di Elaja erano musica per le orecchie dell'altro.
Alla prima spinta giusta, quando Jonah andò a colpire la sua prostata, Elaja non riuscì più a trattenersi. E si trovò ad affrontare l'orgasmo migliore della sua vita. Senza neanche essere stato toccato.
Non importava se Jonah stesse spingendo ancora, per arrivare anche lui al culmine.
Elaja non si era ancora ripreso e la sua mente era inebriata dal piacere intenso, quando Jonah aveva rilasciato il suo sperma dentro di lui.
E per la prima volta durante il sesso, Elaja rilasciò un secondo piccolo fiotto di sperma a pochissima distanza dal primo, che si andò ad unire a quello finito sulla parete della doccia.
Elaja si sentiva stanco e appagato adesso e avrebbe solo voluto dormire. Era un bene che Jonah fosse lì a sorregerlo, o si sarebbe seduto per terra in modo poco igienico.
Il più grande lo fece voltare e lui gli gettò le braccia al collo. Jonah iniziò a baciargli il viso e poi le labbra.
«Piccolo, lo abbiamo fatto senza profilattico.» annunciò Jonah preoccupato, rendendosi conto soltanto allora che nella foga se ne fosse completamente dimenticato.
«Ed è stato meglio così.» sussurrò Elaja, prima di baciare Jonah ancora una volta.
«Che ne dici se adesso ci diamo una bella pulita, amore?»
Il rosso sorrise in modo dolce e annuì.
E se Jonah lo avesse chiamato ancora amore, Elaja gli avrebbe lasciato fare veramente qualsiasi cosa.

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora