14) Ponti da attraversare

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«Non mi piace la natura!» sentire Elaja lagnarsi era musica per le orecchie del suo team.
Perché dopo giorni di mutismo era tornato a parlare. Le lamentele erano quasi più piacevoli del silenzio.
Avere Bess accanto per qualche giorno gli aveva fato decisamente bene.
«Almeno su questo sei uguale a Niall. Anche lui odiava le gite in mezzo alla natura.» borbottò Harry.
«Ma indovina a chi piacciono da morire e chi non sta restando in albergo? Harry per la prima, te per la seconda, te lo dico io.» aggiunse Louis, con un gesto sbrigativo della mano.
«E poi Leutascher Geisterklamm è una riserva naturale incredibile. Non puoi perdertela.» terminò il primo.
Nick, Louis ed Elaja si guardarono perplessi e fu proprio il rosso ad esternare il pensiero: «Cosa diavolo ha detto? Non lo saprei pronunciare manco fossi del posto.»
E quindi sì, erano tutti diretti in quel luogo, a detta di Harry, paradisiaco.
E in più, era avvenuta una piccola reazione a catena spiacevole. Nick lo aveva detto a Katrine - la manager con cui a quanto pareva stava iniziando una storia -, che lo aveva detto a Jonah... e indovinate un po'? Entrambi si erano aggregati a loro per quella avventura. Dire che Elaja avrebbe voluto mettersi a piangere era poco. O magari sbattere la testa contro ad un muro. Perché sempre tutto a lui? Stava bene adesso, lontano dal primo pilota, senza parlargli, senza... beh, okay. Lo avrebbe ignorato anche lì. Poteva farcela.
Solo che per l'occasione Jonah indossava dei bermuda scuri e una canottiera bianca che... oh dio, mettevano in mostra tutti i suoi muscoli. Aveva persino un cappellino con la visiera rigirata sulla testa, dalla quale uscivano i capelli selvaggi, e gli occhiali da sole sul viso.
E il primo passo falso di Elaja era stato quello di far cadere l'occhio su tutta la sua figura. Non riusciva a vedere se Jonah lo stesse guardando dietro agli occhiali, ma la testa era rivolta verso di lui, così per sì e per no, il minore si affrettò a spostare gli occhi su qualcos'altro. Cazzo.
Per tutto il tragitto in macchina, Elaja era rimasto in silenzio con un broncio adorabile sul viso, mentre Harry, chissà per quale inspiegabile motivo, aveva deciso di mettersi a parlare con Jonah.
«Ti piace la natura, Wislow?»
«Mi piace il fatto che ci sia pace e pochi umani, quindi sì.»
Elaja guardava fuori dal finestrino e per quel motivo nessuno notò il suo alzare gli occhi al cielo.
«Sei come un grizzly tu.» aveva commentato Louis, ridacchiando.
«Forse gli orsi sono meno stronzi.»
Cazzo. Cazzo cazzo. Elaja voleva solo pensarlo. Invece lo aveva detto ad alta voce. E con la sua frase borbottata era piombato il silenzio. Perfino Harry lo guardava dallo specchietto retrovisore. Tutti quegli occhi addosso lo avevano fatto diventare rosso come i suoi capelli. «Che c'è?» aveva detto, come se non avesse fatto nulla di male.
Harry sembrava stesse per sgridarlo, ma poi Jonah parlò per primo: «Non importa. Ha ragione.»
Merda. Adesso Elaja si sentiva pure in colpa? No, quello non era giusto!
Ignorarlo. Doveva solo ignorarlo.
Ma lui non poteva stargli più lontano? Insomma, era sceso per primo dall'auto e aveva aiutato Katrine porgendele una mano. E poi aveva fatto lo stesso con lui. Ma chi si credeva di essere? Elaja ovviamente non aveva accettato l'aiuto e la mano di Jonah era rimasta a mezz'aria. Solo che anche dopo continuava a camminargli accanto, tanto che Elaja poteva sentire quasi la pelle delle loro braccia a contatto. Non poteva semplicemente allontanarsi? No? A quanto pareva no.
«La sentite quanto sia già diversa l'aria qui?» disse Harry estasiato, prendendo un respiro profondo.
«Davvero magnifico.» Elaja disse ironicamente e Jonah ridacchiò accanto a lui. Sembrava divertito dal vedere Elaja scorbutico in quel modo. Solo che il rosso si stava irritando ancora di più.
E ovviamente, i problemi non erano finiti lì. Qualcuno poteva spiegare ad Elaja perché lo avevano costretto ad andare lì? Aveva pagato il biglietto inutilmente visto che sarebbe rimasto da solo all'entrata. Pochi metri e si era fermato di colpo. Quello era un ponte a mezz'aria nella natura? Di quanti fottutissimi metri di altezza stavano parlando? Il suo team era già ben oltre la metà del ponte. Soltanto Jonah gli era rimasto accanto. Si era fermato non appena aveva visto Elaja irrigidirsi sul posto.
«Che stai facendo?» gli chiese, forse con un po' troppa dolcezza.
«Io non vengo.»
«Così giovane hai problemi a...?»
«Prova a continuare e ti spingo giù da quel ponte.» sibilò il più piccolo.
«Se riesci a metterci un piede sopra forse. Hai paura?»
«No.»
«E allora perché ti sei fermato?»
«Non voglio venire. Vi aspetto qua.»
«El?»
«Che c'è?» chiese scorbutico.
«È l'altezza?»
«No. Vai con gli altri.»
«Se tu non vieni, io sto qui con te.»
Elaja gemette esasperato. Perché non poteva lasciarlo in pace? Se fosse andato con gli altri, lui si sarebbe seduto su quella roccia poco distante e si sarebbe fatto gli affari suoi per qualche ora. Facile, no?
«È troppo lungo...» sussurrò, guardando il ponte.
«Più lungo è, meglio...» il sorrisino sul viso di Jonah era da prendere a schiaffi.
«Ti prego, sta zitto.» lo interruppe. Ad Elaja mancava poco per andare nel panico.
«Okay, scusa.»
Gli occhi verdi del giovane si spalancarono. «Che hai detto?» chiese, fin troppo sconvolto.
«Ho detto scusa. Che ne dici di andare a sederci laggiù?»
Elaja non si voltò neanche. Non poteva costringere Jonah a restare lì. Okay, lo stava facendo di sua spontanea volontà, ma in auto aveva detto che gli piaceva la natura. Probabilmente avrebbe apprezzato quella gita.
«No. Andiamo.» fece uno sforzo incredibile per dire quella parola. E iniziò a sudare freddo subito dopo.
Jonah aveva già messo i piedi sul ponte. Sospeso. In alto. Con il rischio di cadere e finire in acqua o nel burrone o in qualsiasi altra cosa ci fosse di sotto, che il pilota più piccolo non aveva il coraggio di guardare. Ed Elaja si bloccò di nuovo.
Per fortuna non c'erano altri turisti dietro di loro in quel momento.
Jonah afferrò i corrimano del ponte e lo scosse un po', facendo emettere ad Elaja un mugolio spaventato.
«Andiamo, El. Non si muove neanche. È sicuro.» e poi allungò una mano verso di lui.
Elaja fece un passo indietro. «No. Non ce la faccio.»
«Sì che ce la fai.»
«No. No, no, no. Avevi ragione. Ho paura. Anche troppa.» ammise alla fine, prima di indietreggiare ancora.
Jonah sospirò. «Ti direi di fidarti di me, ma so che non lo faresti mai. Quindi che facciamo?»
«Tu vai, io resto qui. Te l'ho già spiegato.» rispose, utilizzando la gestualità delle mani per enfatizzare meglio.
«Se attraversi con me, ti dirò qualcosa che apprezzerai sentire.»
«Non ho bisogno di sentirla.»
Il cervello di Jonah stava lavorando, cercando di trovare una soluzione abbastanza velocemente. Non ne trovò.
«Okay, restiamo qui.» e lo raggiunse di nuovo.
Elaja sospirò, portandosi le mani alla testa. «Ho detto di no.»
«Piccolo, non sei mica costretto...»
«E tu non sei costretto a restare qui con me.»
«Nessuna costrizione.»
Elaja emise un altro sospiro stanco.
«I tuoi amici non sanno del tuo problema con l'altezza?»
«I miei amici sono dei pezzi di merda. Mi hanno trascinato qui e adesso sono spariti. Non sono neanche tornati indietro a vedere che fine abbiamo fatto. Mi hanno lasciato nelle tue grinfie.»
«Non ho intenzione di mangiarti.»
«Non ne sarei così sicuro.»
Jonah sorrise divertito. «Vuoi sapere una cosa?» disse poi, cambiando argomento.
«Cosa?» il rosso si stava tormentando i capelli con la mano, non intenzionato a sedersi, ma neanche ad attraversare.
«Anche io ho paura dell'altezza.»
Gli occhi verdi si allargano per la sorpresa. «No, non è vero! Lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio. Sei salito tranquillamente sul ponte due attimi fa!»
«Solo perché stavo guardando te.»
Elaja rabbrividì immancabilmente sentendo quelle parole. «Oh.»
«Sai, è un po' come si fa con i cavalli.» Jonah a quel punto si allungò in avanti per afferrare la mano del più piccolo. Quella di Elaja era sudata. Quella sua no. Il più piccolo continuava ad avere dubbi sul fatto che anche lui avesse paura. «Quando mettono loro i paraocchi. Se non ti guardi intorno... se ti concentri su un unico particolare e non pensi al fatto che stai attraversando un ponte, la paura passa.»
«Non so se possa funzionare con me.»
Però si stava lasciando trascinare dal più grande verso quella costruzione tanto temuta.
«È come...» Jonah camminava praticamente all'indietro, per guardare il rosso in viso. «Come quando sei salito per la prima volta sulla macchina. Non avevi paura?»
«No.»
«No?» Jonah fece un sorriso ed Elaja si chiese se il tremore di gambe fosse dovuto a quello più che alla paura.
«No, andavo sui go kart da quando avevo dodici anni. Le auto non mi fanno paura.»
«Non ci credo.»
«Credici o no. Fa come ti pare, ma è vero.»
«D'accordo sei un piccolo bastardo che non ha paura delle auto.»
«Ecco.» borbottò.
Negli occhi scuri di Jonah passò un lampo di divertimento. «E comunque anche io andavo sui go kart. Ma la prima volta che sono salito su Felicité me la stavo facendo sotto. Nonostante venissi dalla Formula 2.»
«Tu non hai paura di niente.» quando i suoi piedi toccarono il ponte di metallo, Elaja trattenne il respiro.
Jonah si mise a ridere. «Io ho paura di un sacco di cose, piccolo. Sono solo bravo a non darlo a vedere.»
Elaja allungò anche l'altra mano. E Jonah la afferrò senza esitare.
Sembrava quasi un padre che stava cercando di insegnare al figlio come camminare.
«Di cosa hai paura?»
«Dei serpenti.»
Elaja lo guardò con fare scettico. «E poi?»
«Di perdere le persone che amo.»
«Tu ami qualcuno?» chiese ironicamente.
Perché doveva sorridergli in quel modo?
«Ogni tanto, sì.»
Erano arrivati a metà del ponte quando ad Elaja era venuta la brillante idea di guardare di sotto. «Oh dio.» rafforzò la presa sulle mani dell'altro in modo quasi incosapevole.
«Hey. Guarda me!»
«Non... penso più di riuscire a continuare, mi dispiace.» disse velocemente, tanto che l'altro fece quasi fatica a capirlo.
«E vuoi restare qui?»
«No!»
«Manca l'ultimo tratto. Possiamo farlo di corsa.»
«Sarebbe peggio, molto peggio correre.»
«Okay, va bene. Dimmi di Horan.»
Infastidirlo sembrava funzionare, lo distraeva abbastanza. «Che vuoi sapere di Niall?» chiese irritato, mentre riprendevano a camminare.
«Perché ti piace tanto?»
«Perché è fantastico. Ed è il pilota migliore degli ultimi tempi. Vorrei essere come lui.»
«Migliore? E io?»
«Tu sei un pezzo di merda.»
Jonah si mise a ridere. «Grazie. Però mi pare che anche Horan lo fosse.»
«Lui non lo è per niente, in realtà. Si atteggiava da tale, ma solo per proteggersi.»
Jonah sollevò un sopracciglio.
«Ah, lascia stare.» borbottò Elaja.
Jonah era finalmente fuori dal ponte ed Elaja... beh gli si gettò tra le braccia. Non voleva farlo. Era stata la paura!
Jonah aveva emesso uno sbuffo involontario per la botta sul petto causata dal corpo del più piccolo. Passò comunque un braccio intorno alla vita di Elaja e gli fece fare diversi passi indietro. «Ce l'hai fatta. Bravo.» la voce troppo vicina di Jonah gli fece effettivamente rendere conto di cosa aveva fatto e arrossì, prima di allontanarsi dal più grande e borbottare un grazie.
Camminarono per un po' in silenzio in mezzo alla natura, guardando quelle che effettivamente erano bellezze per gli occhi.
Fu Jonah a rompere per primo il silenzio: «Elaja?»
«Mh?»
«Visto che hai attraversato il ponte con me, adesso dovrei dirti la cosa che apprezzerai.»
Le sopracciglia di Elaja formarono un cipiglio. «Ti ascolto.» disse, voltandosi a guardarlo.
«Io... volevo scusarmi con te. Davvero, mi dispiace per ciò che è successo in quel pub. Mi sono comportato male... da stronzo. Non volevo mettere confusione nella testa di un ragazzino. È una cosa ingiusta da fare.»
Confusione? Oh sì, quella che stava provando Elaja in quel preciso istante.
Entrambi si erano fermati in mezzo agli alberi a quel punto.
«Non credevo... davvero, ho commesso uno sbaglio. Non sapevo avessi la ragazza.»
Oh. Oh cazzo. Jonah pensava davvero che Bess fosse la ragazza di Elaja?
Il primo istinto del ragazzo fu quello di negare. Ma riuscì a mordersi la lingua e ad impedirsi di farlo. Quello poteva essere usato a suo vantaggio. Se Jonah credeva che fosse fidanzato e per quello l'avrebbe lasciato in pace, tanto meglio, no?
«Tranquillo. Non importa.» disse soltanto.
Jonah annuì. «Possiamo... io e te possiamo fare una tregua?»
Elaja sorrise. Quella frase suonava bene. «Sì, mi piacerebbe. Tregua accordata.»
Anche il più grande gli rivolse un sorriso.
«Ah, piccolo. Se qualcuno viene a sapere che mi sono scusato con te, tregua o no, ti uccido e mi sbarazzo del tuo corpo. Andiamo.» terminò, riprendendo a camminare.
Elaja ridacchiò divertito. Beh, risata che gli morì in gola, nel momento in cui vide un altro ponte.
«Oh no.» gemette.
Jonah cercò di non ridere. «Dai, Valery. Muoviamoci, non voglio stare qui tutto il giorno. Con il buio rischiamo di perderci qui. Ah, e questo è solo il secondo di sei ponti.»
«Che cosa?» Elaja lo urlò, mentre qualsiasi colore spariva dal suo viso.
«E questo è uno dei più bassi.» Jonah gli porse la mano e lui non esitò ad afferrarla, piagnucolando come un bambino.
Davvero... Ma perché?
Quando i due piloti uscirono finalmente dalla riserva, il resto del team li stava aspettando da circa un'ora. Harry si era infilato in un negozietto di souvenir e gli altri erano seduti per terra in attesa.
Tutti stavano fissando le mani intrecciate dei due piloti. Elaja ne aveva bisogno, perché gli tremavano ancora le gambe.
«Stavamo per chiamare la sicurezza della riserva per venirvi a cercare.» disse Louis, continuando ad avere lo sguardo fisso sulle loro mani.
Elaja si accorse del particolare e si affrettò a sciogliere quella presa. «Andate a fanculo, voi e la natura pure. La prossima volta me ne sto in albergo, poco ma sicuro.»

My Dream Is You (Spinoff Ad Alta Velocità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora