Non c'aveva messo molto a realizzare che la biondona sexy che Mark si era portato a letto fosse la stessa donna che gli agitava i pensieri, che fosse proprio Jennifer.
Sì, in un primo infinitesimale secondo aveva pensato a una semplice coincidenza, che entrambe fossero donne attraenti, dai capelli biondi, innamorate di un altro uomo e con una spiccata attitudine verso le pratiche sessuali, soprattutto quelle orali, ma poi, quando Mark aveva fatto il suo ingresso nella stanza, gli occhi illuminati del ragazzo e l'imbarazzo in cui era piombata lei nel vederlo, avevano spazzato via ogni dubbio.
Si trattava di Jennifer, la stessa Jennifer che, dal suo rientro in città, faticava a scrollarsi di dosso, la stessa che, grazie a lui e alla sua stupidità, era obbligato a incontrare ogni giorno, adesso. La stessa che aveva baciato.
Perché lo aveva fatto? Se anche quella volta non avesse ceduto di fronte a quegli occhi languidi e arrossati, se l'avesse respinta senza esitare, invece di godersi appieno ogni istante, di godere del sapore dolce e peccaminoso della sua bocca, ora non si sarebbe sentito così male.
Aveva già permesso a una donna di stringergli il cuore tra le dita e ridurlo a brandelli, si era già trovato, suo malgrado, partecipe di un disgustoso gioco a tre e no, non aveva alcuna intenzione di ripetere l'esperienza.
Il proposito di cacciare fuori Jennifer dalla sua testa era più vivo che mai e lui, per fortuna, era un uomo determinato, con una ferrea forza di volontà.
Era anche umano, però, e qualche volta, purtroppo, commetteva degli errori - come quello di essersi fatto abbindolare da uno sguardo supplice e da un paio di moine fatte ad hoc - ma non sarebbe più successo, Jennifer non avrebbe più avuto alcun ascendente su di lui.
E poteva starne certa: le avrebbe reso la vita un inferno.
«Vostro Onore, la pubblica accusa ritiene che l'imputato possa incorrere nella reiterazione del reato, restando in libertà, fa, perciò, richiesta di custodia preventiva e di una cauzione fissata a un milione di dollari!»
La voce del procuratore distrettuale lo riportò bruscamente alla realtà. Si trovava in un'aula del tribunale e Mark aveva appena imprecato nel suo orecchio sinistro, ma non in tono sufficientemente basso, dato che il giudice lo aveva richiamato all'ordine e invitato a darsi un contegno.
Per la prima volta in vita sua, aveva passato più tempo con la testa tra le nuvole che dentro l'aula. Se quell'udienza preliminare non si era ancora rivelata un completo disastro, il merito era tutto del suo socio.
Che gli stava succedendo? Perché permetteva a una donna che non gli piaceva per niente di scompigliargli i pensieri, di rubargli il sonno e di rovinargli la carriera? Lui non aveva mai fatto figuracce, era uno dei migliori avvocati di New York, uno dei più seri e ligi al dovere, eppure, per colpa di Jennifer, quella mattina era stato distratto, d'intralcio più che d'aiuto e, adesso che il giudice aveva accettato la richiesta della controparte, anche responsabile di quella prima battuta d'arresto. Mark era bravo, ma ancora inesperto, e quella causa troppo complicata da gestire per lui.
«Sei ancora convinto che ne verremo fuori alla grande?» gli chiese, in corridoio, mentre camminavano uno accanto all'altro con l'aria da funerale.
Andrew serrò la mascella. No, non ne era affatto convinto, forse non lo era nemmeno quando aveva pronunciato quelle parole, e questo era un altro sintomo del malessere che lo tormentava. Mai e poi mai si sarebbe fasciato la testa prima di rompersela.
«Mark, è un caso particolare, quell'uomo è accusato di violenza domestica e tentato omicidio, non lo tiri fuori di prigione con uno schiocco di dita. Se il processo dovesse mettersi male, lo convinceremo a fare un accordo...»
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Blue velvet
ChickLit#2 || The Colors of Desire Series || Jennifer Clark e Andrew Keller sono come il giorno e la notte. Nulla li accomuna, a parte le sventure in amore e l'antipatia reciproca, eppure il destino continua a metterli l'uno di fronte all'altra. Lei è decis...