20. Sweet friend of mine

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Un paio di jeans scoloriti e divinamente portati, una T-shirt nera come i suoi occhi con stampata la scritta "Nevermind" in blu e un po' sfumata, sneakers bianche e nuovissime ai piedi, capelli un po' in disordine e un filo di barba sul viso.

Julian era di fronte a lei, e non stava sognando, anche se a lungo lo aveva fatto, immaginando mille versioni del momento in cui lo avrebbe rivisto, o pensando alle sensazioni che avrebbe provato nell'averlo di nuovo vicino.

Era bello rivederlo, ma non così intenso come nelle sue fantasie. Possibile che, da un giorno all'altro, fosse cambiato tutto? Che, nonostante fosse sempre bellissimo e super eccitante, non avesse più il potere di monopolizzare la sua mente e il suo corpo?

«C-che ci fai qui?» gli chiese, e sistemò il telo di spugna all'altezza del seno per evitare che potesse aprirsi da un momento all'altro.

Un tempo, se lo sarebbe tolta di dosso senza pensarci due volte, quell'asciugamano, e poi si sarebbe lanciata su di lui per perdersi nel suo abbraccio e baciarlo e attendere impaziente di sentirlo varcare, senza premure, la soglia della sua intimità.

Julian inarcò un sopracciglio senza perdere il sorriso. «Immaginavo un'accoglienza più calorosa... Non sei felice di vedermi?» E le fece l'occhiolino.

Felice lo era, ma era anche molto imbarazzata e, in cuor suo, sapeva anche perché.

Ora che era stata a letto con Andy, ora che si era innamorata di lui, non poteva che sentirsi a disagio mezza nuda di fronte a un altro uomo, e che quell'uomo fosse il suo Julian non faceva alcuna differenza.

Andy non la ricambiava, ma lei era coerente con i suoi sentimenti. Fino a che anche quella cotta non le fosse passata, non avrebbe più cercato uomini o accettato la loro corte. E non avrebbe più nemmeno fantasticato su colui che, di punto in bianco, era tornato nella sua vita.

«Certo che sono felice di vederti... Oh, vieni qui! »

Aprì le braccia e Julian le cinse la schiena con le sue, la strinse a sé con dolcezza, poi la lasciò libera e la guardò con sospetto. «Temevo ti fossi dimenticata di me!»

Jennifer scosse la testa. «Non potrei mai, forza entra e dimmi perché sei qui, a casa mia, invece di stare con Marlene. Dove l'hai lasciata? La bambina sta bene?»

Julian raggiunse il divano e si mise a sedere, Jennifer lo seguì ma restò in piedi, ferma dall'altra parte del tavolino.

«La bambina sta benissimo e Marlene è a Philadelphia, è successo un casino...»

«Dio mio, Julian! Che hai combinato, stavolta?»

Il ragazzo aggrottò la fronte. «Io? Io, stavolta, non c'entro! Da quando ci siamo rimessi insieme e mi ha detto della gravidanza, ho rigato dritto. Pensa che ho anche smesso di ubriacarmi, bevo solo un bicchiere ogni tanto, vino, soprattutto, come questo...» disse, sorridendo sghembo e indicando il calice da cui stava bevendo Jennifer. «Me ne offri un po'?»

Jennifer annuì, poi si portò in cucina, versò da bere anche per Julian e tornò da lui.

«Allora, se tu non c'entri, cosa è successo?»

Julian prese il bicchiere dalle mani di lei, poi sospirò. «Ci siamo fatti una promessa prima di lasciare New York. Non avremmo più avuto segreti, non ci saremmo più tenute nascoste le cose, dalle più stupide alle più importanti. Io l'ho fatto, ma lei...,» bevve un sorso di vino, «lei non ha mantenuto la parola data.»

Cercò lo sguardo di Jennifer, che trovò, e la ragazza scorse tristezza in quello di lui.

«Stavo guardando le foto di una vacanza sul suo cellulare e a un tratto ha ricevuto un messaggio. Non era compromettente, ma da quel che c'era scritto era evidente che si trattasse di una conversazione avviata da un po', e lei non me ne aveva parlato. Il tuo ex torna nella tua vita e tu non mi dici niente? »

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