19. I've been loving you too long

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Andrew avrebbe voluto fingere di non aver capito, nonostante l'emozione che quelle inaspettate parole gli avevano procurato.

Avrebbe preferito non averla sentita, quella specie di dichiarazione d'amore, invece l'aveva sentita, eccome.

Jennifer voleva lui  al suo fianco, era da lui  che desiderava essere amata.

«No, non lo vorresti» rispose guardando il soffitto mentre ancora la teneva tra le braccia. «Non sono l'uomo giusto per te, te l'ho detto.»

Jennifer si sollevò su un gomito e lo guardò dritto in faccia. «Perché? Quale sarebbe l'uomo giusto per me? Mark, forse?»

Andrew indirizzò i suoi occhi sulla donna. Le iridi verdi erano un po' arrossate e l'espressione accigliata che gli stava mostrando, oltre a rivelare l'inquietudine che l'attanagliava, la faceva apparire più bella e sexy che mai.

Non lo aveva detto tanto per dire, in balìa dell'eccitazione del momento. Pensava davvero di essere pazzo di lei, le reazioni del suo corpo quando la teneva vicina parlavano chiaro, ma... Non sarebbe mai potuto essere quel qualcuno, non era pronto per amare ancora, per mettere il suo cuore, ancora una volta, nelle mani di una donna, anche se si trattava di una donna bellissima, anche se impazziva di desiderio per lei.

«Forse. O un uomo che non si porti dietro il pesante fardello di un tradimento e di una dignità da ricostruire.»

Vide Jennifer fare no con la testa per poi tirarsi su completamente e adagiare la schiena contro la spalliera imbottita del letto. Teneva le braccia incrociate sotto il seno nudo e pareva una bambina a cui avevano appena negato una bambola nuova. Era arrabbiata e poteva comprenderla, ma sapeva che se ne sarebbe fatta una ragione, prima o poi.

La donna restò in silenzio per qualche minuto, persa nei suoi pensieri, e Andrew decise di imitarla, di non disturbarla, di non aggiungere altro per non infierire.

Restò disteso al suo fianco senza muovere un muscolo, con lo sguardo a fissare un punto indefinito della stanza.

«Hai paura di essere di nuovo tradito? Preso in giro? Perché io...» Jennifer balzò in ginocchio e tornò a cercare un contatto visivo con lui. «Io... non sono Marlene. Ho avuto molti uomini, storie di sesso, perlopiù, ma quando sono innamorata, quando sto con qualcuno, non esiste nessun altro. Se tu... fossi il mio uomo, non avrei occhi che per te!»

Andrew sorrise dolcemente di fronte a quel fare impacciato, poi anche lui si tirò su. «Immagino che dovrei crederti, che è ciò che ti aspetti da me, ma il punto è questo, Jennifer, che io non so più a cosa e a chi credere. Tu potresti essere sincera, ma io non riesco a fidarmi. Ecco perché ti dico che stare insieme non sarebbe giusto. Il nostro sarebbe un amore malato, e ne soffriresti.»

Non era fiero di se stesso, in quel momento. Detestava dover ammettere di avere un problema, di non essere ancora guarito, di non essere in grado di dare a Jennifer una possibilità, ma era certo che fosse quella la cosa giusta da fare. Avrebbe potuto dirle "okay, proviamoci, stiamo insieme e vediamo che succede", ma la realtà era che lui non aveva bisogno di prove, lui sapeva già come sarebbe andata a finire. Male. Non voleva che Jennifer subisse i suoi malumori, il peso dei suoi timori infondati, che pagasse a causa delle sue questioni irrisolte.

Doveva prima lasciarsi ogni cosa alle spalle, poi forse...

«Però non ti faresti alcuno scrupolo ad avermi dentro il letto.»

«Ora che so cosa provi per me, me ne farei.»

Avevano gli occhi ancorati gli uni agli altri. Quelli di Jennifer erano diventati lucidi e ancora più rossi. Stava per scoppiare in lacrime.

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