Stasera dovrai arrangiarti.
Glielo aveva detto in tono di sfida, ma lui non aveva fatto una piega.
Jennifer non poteva davvero credere di essere diventata indispensabile solo perché aveva preparato la colazione e un'insalata a pranzo, o perché aveva passato l'aspirapolvere al piano di sopra.
No, non era indispensabile, per niente, dato che il resto delle faccende domestiche, alla fine, lo aveva fatto lui, e anche meglio di lei. Non era indispensabile dal momento che lui avrebbe dovuto trascorrere il weekend da solo e lei, invece, gli era piombata tra i piedi per caso.
Jennifer non aveva ancora chiara una cosa: che uno come lui sapeva cavarsela bene anche da solo, che lavorare al fianco di Julian per tutti quegli anni era servito a fargli comprendere quanto meglio fosse fare da sé anziché affidarsi a qualcuno di inaffidabile. Che mai più si sarebbe fidato di una donna. Che la solitudine non era poi così brutta come la dipingevano.
Che di lei non gliene fregava niente.
Dopo essersi messo addosso un paio di jeans e una T-shirt bianca, lasciò la sua camera da letto e si affacciò in corridoio. Dal bagno, oltre al rumore dell'acqua che scrosciava nella doccia, arrivava la voce ovattata di Jennifer. Stava cantando ed era stonata, terribilmente stonata.
Piegò in su un angolo della bocca e scosse la testa, poi, a piedi nudi, raggiunse la cucina. Afferrò una mela dal centrotavola posto sulla penisola e la addentò, infine si portò in soggiorno, dove c'era il divano su cui si lasciò cadere.
«Ma che...?»
Qualcosa di duro dietro la sua schiena lo spinse a staccarsi dai cuscini, infilò la mano libera tra sé e la spalliera morbida e tirò fuori ciò che aveva quasi schiacciato col sedere: l'iPod di Jennifer.
Morse la mela e ripensò alla scena che gli si era presentata davanti quando era tornato a casa in compagnia di Laura.
La bionda che ballava. E ballava piuttosto bene. Era di sicuro più portata a ballare che a cantare.
Si muoveva sinuosa, completamente presa dalla musica che stava ascoltando in cuffia. A Andrew era quasi sembrato che non fosse lì in quel momento.
Un altro morso alla mela e si infilò gli auricolari, poi accese l'iPod e fece partire il brano che c'era sotto, quello su cui Jennifer stava danzando prima che la interrompesse. Sorrise divertito, poi continuò a curiosare facendo avanzare la playlist. Oltre a Ne-Yo erano presenti brani dei generi più disparati, perfino molto vecchi. David Guetta, Imagine Dragons, ma anche Otis Redding e i Platters.
Era talmente preso da ciò che stava facendo, che non si rese conto della presenza della coinquilina nella stanza.
La ragazza gli si avvicinò a passo deciso e, con la stessa fermezza, gli strappò gli auricolari e l'iPod di mano.
«Questa è roba mia!»
Andrew la guardò con un sopracciglio sollevato e un sorriso sghembo sulle labbra. «Non ci sono dubbi a riguardo. Solo tu saresti capace di mettere Justin Bieber e i Queen nella stessa stanza. E chiuderla a chiave» affermò, ironico, prima di rimettersi in piedi e continuare a masticare la mela.
Sperava cogliesse il riferimento. E Jennifer lo colse.
«Oh... scusa tanto se la musica che ascolto ti fa schifo. Anzi, no. Non mi scuso affatto, perché non me ne frega un accidente di cosa pensi tu! Cosa sei? Un critico musicale, adesso? No, tu sei un criticone e basta...»
La vide allontanarsi con l'iPod al seguito, decisamente arrabbiata, che ancora blaterava e gesticolava, infilata dentro un abito nero, corto e svolazzante e con ai piedi tacchi altissimi da cui, per via dell'agitazione che aveva addosso, sembrava stesse per precipitare a ogni passo.
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Blue velvet
ChickLit#2 || The Colors of Desire Series || Jennifer Clark e Andrew Keller sono come il giorno e la notte. Nulla li accomuna, a parte le sventure in amore e l'antipatia reciproca, eppure il destino continua a metterli l'uno di fronte all'altra. Lei è decis...