5. Alice in Wonder... hell

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«Ehi? Mi stai ascoltando?»

Jennifer distolse lo sguardo dal punto indefinito che stava fissando e lo riportò sul volto accigliato di Nancy Becker. «Sì, scusa... mi ero distratta» rispose per poi afferrare la bottiglia di acqua minerale e riempirsi il bicchiere fino all'orlo.

Aveva accettato di pranzare con la sua ex collega più per il senso di colpa che per il desiderio di vederla, dato che non erano amiche e il massimo che avevano condiviso fino a quel momento era stato un caffè preso davanti alla macchinetta durante una delle loro pause in azienda. Però, a causa sua e del pietoso stato mentale in cui si trovava, Nancy aveva dovuto lavorare il doppio in quegli ultimi mesi, e il più delle volte anche rimediare agli errori dovuti alla sua perenne disattenzione.

Che, a quanto pareva, era ancora il suo tratto distintivo.

«Stai ancora pensando a Mr.Big?»

Per poco non le sputò l'acqua in faccia, quando sentì pronunciare quel soprannome, lo stesso con cui Carrie Bradshaw chiamava il suo grande amore in Sex and the City.

Posò il bicchiere sul tavolo e le inviò un'occhiata colma di stupore. «Mr... Big?» chiese.

«Sì, lui, quello che ti scopavi e che ha messo incinta un'altra!»

Jennifer sentì il sangue affluire nella parte superiore del corpo come un fiume in piena. Gliene aveva parlato? Quando?

«Si chiama Julian» disse con un filo di voce mentre cominciava a sudare.

Nancy replicò con una fragorosa risata. «Non lo sapevo, ecco perché mi sono permessa di affibbiargli quel nomignolo. La sera del party mi hai solo detto che a letto è una bomba e che odi con tutto il cuore la figa di legno che se lo è accaparrato.»

La sera del party aziendale. Ecco perché non ricordava di avergliene parlato, perché era ubriaca fradicia.

«Io non la odio, non ero in me, quella sera.»

Nancy si adagiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto. «In vino veritas. E poi non c'è nulla di male, si è presa l'uomo che avresti voluto per te, è normale se la detesti!» esclamò facendo spallucce.

Jennifer sospirò. Chi voleva prendere in giro? Anche se non ricordava di averlo detto, non poteva negare, soprattutto a se stessa, che i sentimenti verso Marlene non erano mai stati dei più genuini. L'aveva invidiata, aveva sognato più volte di essere al suo posto, e sì, l'aveva perfino odiata. Alla fine, la sua dignità fatta a pezzi aveva avuto la meglio e semplicemente se ne era fatta una ragione, o così credeva, dato che bastava davvero poco per vederlo riaffiorare dall'oblìo. Un nomignolo buffo ma non troppo, una canzone ascoltata casualmente alla radio, oppure, come era accaduto quella stessa mattina, un messaggio su WhatsApp in cui le comunicava – con almeno sei faccine sorridenti - di essere in vacanza per qualche giorno a Malibù.

«Comunque sì, stavo pensando a lui» ammise, rassegnata, con gli occhi sull'esile figura davanti a sé.

Nancy era magra come un grissino mentre lei aveva messo su almeno tre chili da quando aveva perso il lavoro. E Julian.

Maledetta fame nervosa!

«Sai cosa farei, se fossi in te?» Nancy si scompigliò i capelli corti e scuri e d'improvviso si fece seria. «Salirei sul primo aereo, lo raggiungerei e gli direi che sono pazza di lui!»

Jennifer sollevò un sopracciglio. «Sai anche che non abita più a New York?»

«Me lo hai detto tu... oltre alla cosa del sesso e alla figa di legno.»

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