Prologo: Violenza (Revisionato)

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PROLOGO:

Alla stazione di Tokio, alle ore 23:00, di un sabato come tanti altri, una ragazza scendeva frettolosamente dal treno.

La stazione era illuminata da artificiali luci bianche.

Lungo la staccionata, sfrecciava l'ultimo treno, terminando la sua corsa.

La ragazza correva spedita, scendendo le scale del binario.

Non voleva perdere l'ultimo autobus.

Sentiva il cellulare squillare dalla tasca del suo cappotto.

Lo ignorò, continuando a correre, a perdifiato, per uscire dalla stazione.

Ma la stazione, era sempre così dannatamente grande, infinita.

Maledisse i costruttori della stazione.

Il battito cardiaco si era fatto irregolare per lo sforzo eccessivo.

Arrivò davanti alla fermata degli autobus, stanca e con il fiatone.

"Cazzo, l'ho perso, ancora una volta!" imprecò tra sé.

Notò quel signore con cui aveva chiacchierato sul treno:
Un viso comune,come tanti altri.

Era un uomo sulla quarantina, con qualche ruga in eccesso.

"Anche lei ha perso l'autobus!" esclamò lui in tono cordiale.

"Già" rispose lei.

Non si erano scambiati tante battute, e neanche tanti sguardi.

Tirò fuori dal cappotto, il cellulare.

Si era fatto tardissimo:
Erano le due di notte

Osservò il display luminoso: una chiamata persa della sua amica.

Miko la richiamò.

"Si, Rika, ho perso l'autobus" esclamò lei, con il cellulare all'orecchio.

Mentre il signore era rimasto fermo ad osservarla con insistenza.

Miko non ci fece tanto caso.

"No, non preoccuparti, è solo un tratto breve! Non c'è bisogno che ti disturbi" insistette lei, nonostante l'amica si fosse offerta di venirla a prendere.

Chiuse la chiamata.

Posò il cellulare sulla tasca del cappotto, e si incamminò verso casa.

Il tragitto era breve, ma risultava un po' spiacevole a quell'ora.

Era buio e per strada non c'era anima e viva.

Miko provava una certa ansia e inquietudine, e accelerò il passo, accorgendoci che c'era qualcuno dietro di lei.

Ma si tranquillizzò, notando che era il signore di prima.

Lo stesso, che si era messo a chiacchierare piacevolmente con lei sul treno.

Sembrava una persona genuina e squisita, quindi Miko smise di essere tanto agitata.

Ma poi... ecco che tutto cambia.

Le apparenze ingannano.

Si sentì afferrare da dietro.

Tentò di liberarsi, con tutta la forza che avesse in corpo, ma non ci riuscì.

Rimase lì impotente, mentre lui, proprio lo stesso signore dall'aria gentile e carina, le si avventava contro.

"Ti prego no" esclamò lei titubante, con i suoi bei occhi castani impauriti.

Fake wife (Tokugawa 1) #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora