Erano ancora sdraiati sul letto, l'uno accanto all'altro, erano sul punto di addormentarsi quando ad un certo punto Miko si ricordò qualcosa di importante:
"Ah, già è vero!" esclamò lei, con sbadataggine."Cosa?" domandò, senza capire.
"La tua glicemia" rispose lei, in tono irremovibile.
"Non c'è davvero alcun bisogno!" affermò seccato, per convincerla a lasciar perdere.
Ma lei si fece fastidiosamente insistente, in un modo che risultò essere per certi aspetti anche dolce, agli occhi di Kojiro.
Si sollevò dal letto controvoglia, mettendosi seduto.
"E' in quel cassetto del comodino" rispose lui, indicandoglielo.
Miko aprì il cassetto, trovandoci mutande, calzini, preservativi, e riviste porno, tutto tranne quello che cercassero.
"Però, vedere delle donne nude su una rivista, non ti mette a disagio" esclamò, analizzando maliziosamente una delle riviste, sulla copertina c'era una donna nuda dal seno prosperoso, in una posa alquanto provocante.
"Bè non sono donne vere, quelle" affermò, con un leggero imbarazzo.
"Sono donne vere ,anche se sono in una rivista" gli fece notare.
"Si, ma non è la stessa cosa, di ritrovarsi davanti agli occhi una donna vera" spiegò lui.
"E' la prima volta che usi il termine donna, di solito dici sempre puttana!" affermò soddisfatta, per una volta sembrava che la vedesse solo come una donna, e non come un oggetto di piacere.
"Donna, puttana, è la stessa medesima cosa" rispose in tono acido, come se non facesse alcuna differenza.
"No, non è la stessa cosa!" si alterò lei, guardandolo dritto negli occhi.
Lei sperava di cambiare quel suo modo di pensare e di vedere le cose, ma era difficile, mutare un pensiero così maschilista, ben radicato nella sua testa.
Eppure, non riusciva a credere che Kojiro fosse davvero una persona cattiva, come volesse far credere.
Si accorgeva che in tutte le sue affermazioni infelici e poco carine, ci fosse sempre dietro un qualcosa.
Era come la frase omofoba, l'aveva detta, perché il padre lo aveva sempre pressato con quella storia, su quanto fosse sbagliato essere gay, e doveva essersi convinto anche lui che fosse così.
Ma in realtà, si era smentito quasi subito, raccontando quella intera vicenda vissuta in prima persona: dichiarando che il sospetto di essere gay, non era la cosa che lo avesse preoccupato di più al mondo, era stato più il fatto di sentirsi o meno accettato da suo padre.
Essere cresciuto con un padre del genere, non doveva essere stato per nulla facile.
Miko si ricordò le sue mani aggressive, il modo brutale con la quale l'avesse spinta sul letto, e messa in quella posizione disdicevole.
Miko era abituata a piegarsi, a mettersi a quattro zampe, non faceva già i salti di gioia, quando un uomo le chiedeva quel tipo di cose, ma non poteva neanche rifiutarsi, faceva parte del suo lavoro, e aveva un bisogno disperato di soldi.
Era già una prostituta piuttosto pudica, rispetto ad altre, e se rifiutava anche quello, nessuno sarebbe mai andato da lei.
Ma quello che più la disturbava, in quel frangente, era il modo di fare degli uomini.
Si, era una puttana, ma era pur sempre una persona, un minimo di delicatezza e di attenzione, non le sarebbe dispiaciuta.
Dopotutto, si facevano male anche loro, faticando ad entrare in lei, quindi non capiva perché dovessero essere così violenti e frettolosi.
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Fake wife (Tokugawa 1) #wattys2020
RomanceCrescere un figlio da sole è già di per sé difficile, soprattutto se nato da una violenza sessuale... Miko Yamamoto, si prostituisce per mantenere suo figlio, Kaiju, un bambino di dieci anni, ma se la vita le riservasse qualche sorpresa? L' incontr...