l'incontro

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Salaì appoggiò il pennello sulla tavolozza intinta di colore sospirando esausto. Sentì un sentimento di puro orgoglio ammirando il ritratto che aveva appena concluso: la donna al centro del dipinto era perfettamente armoniosa e proporzionata con i colori terreni e sfumati calcolati appositamente per adattarsi con quelli del paesaggio in lontananza. La tecnica della prospettiva aerea insegnatagli dal suo maestro donava al quadro profondità e armonia.


Il volto della donna dipinto richiamava appositamente il suo con gli stessi occhi color nocciola ironici che giudicavano l'osservatore dalla tela e seguivano ogni suo movimento.
Il corpo nudo era volutamente dipinto con tratti androgeni, creando un contrasto tra il seno sodo e il busto maschile.

La Monna Vanna era stata conclusa esattamente come desiderava.


Se lo avesse desiderato Salaì sarebbe stato in grado di dipingere la curva morbida e tonica delle braccia e delle cosce e la pienezza dei seni stretti da un corpetto.
Ma quella versione rivisitata della MonnaLisa che il suo maestro aveva dipinto era volutamente calcolata. Alla fine non era altro che una delle classiche burle del diavoloSalaì, aiutato nella realizzazione del dipinto dal suo stessoaccondiscendente maestro.


Chiunque avesse lavorato con lui nella bottega avrebbe saputo distinguere le pennellate decise e delicate del suo maestro nello sfondo e in alcuni punti del corpo nudo, nei riccioli fluenti e rossi. Fu con un timido sorriso che il ragazzo rammentò come le manidi Leonardo gli avevano carezzato i capelli e diviso sapientemente le ciocche, solo per poterle riprodurre al meglio.

Quasi sentendosi chiamare, l'uomo si era materializzato al suo fianco per ammirare la sua opera.


Le sue mani si poggiarono sulle sue spalle da uomo e in esse Salaì vide i segni della vecchiaia farsi sempre più evidenti. Lo poteva sentire nel tremito quasi impercettibile delle lunghe dita, nelle rughe e nelle vene sporgenti dalla pelle magra e pallida.
Con unariverenza che quasi mai manifestava gli baciò le dita una ad una.
Leonardo rise, ma non si scostò da quel contatto.


«Quale dolcezza nei tuoi gesti, maestro Salaì! Pensavo che un povero vecchio come me non fosse più nei tuoi gusti».
«Non dite sciocchezze Leonardo.Sapete che vi amo»rispose l'altro, canticchiando a bocca chiusa. Baciò nuovamente il palmo della sua mano e si volse verso di lui con gli occhi umidi.
I segni del tempo scorrevano inesorabili su quel volto bellissimo e ammirato; i capelli un tempo biondi, erano del colore della neve e gli occhi azzurri seppur vispi e curiosi, ornati da lunghe rughe che ne appesantivano le palpebre.

Nonostante questo Salaì lo trovava ancora bello.

«Maestro: vi rammentate la prima volta che venni da voi in bottega? Mi eravate parso un borioso pazzo».
L'uomo ridacchiò e le sue mani corsero ad accarezzare gli angoli del volto di Salaì.
Il bambino che aveva accolto con lui in bottega aveva lasciato il posto a un uomo ormai: le guance paffute avevano lasciato il posto a due zigomi sporgenti e gli occhi erano tinti di un'arguzia che l'innocenza dell'infanzia non avrebbe mai potuto possedere.
Gli rispose con la voce incrinata dall'emozione mentre i suoi occhi ne percorrevano il volto.

L'apprendista del pittoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora