"Sebbene il Maestro non avesse mai detestato nessuno prima di ora, l'incontro con il nuovo genio fiorentino fu talmente cattivo da portare in lui sentimenti di odio e rabbia mai manifestati apertamente con nessun altro. Michelangelo Buonarroti, così si chiamava il giovine che per il mondo di Firenze aveva preso il posto del Maestro. Sebbene io sia giunto in bottega del maestro molto tempo dopo, Leonardo continuò il suo scontro con lo scultore per anni interi, tanto era forte la loro repellenza reciproca. Eppure, sebbene il Maestro nutrisse un certo disprezzo per lui, al tempo stesso ogni qualvolta ne vedeva una nuova opera, per un breve secondo i suoi occhi velati dalla vecchiaia brillavano nuovamente di una nuova luce. Purtroppo, non posso narrare con precisione i reali motivi che hanno scaturito questi dissapori tra i due; tuttavia, mi limiterò a portare i fatti letti da uno dei numerosi diari del Maestro, ritrovati dopo la sua morte.
Rileggere quelle vecchie pagine, allevia la mia anima intristita nel lutto della morte, un dolore troppo grande che continua ormai da interi anni. E sì, mi aiuta anche a rendermi conto dell'affetto che in realtà provavo per quel diavolo di Salaì e delle sue rozze maniere. Mi vergogno, dopo anni di reciproco disprezzo, ad ammettere che alcune lacrime, le sto versando per lui."
-Le memorie di Francesco Melzi, frammento di ultime pagine-
Michelangelo Buonarrotti aveva studiato presso la bottega del Ghirlandaio, un apprendista del Verrocchio molto dotato, nella cui bottega era cresciuto come pittore anche il suo maestro. Il Ghirlandaio e Leonardo avevano lavorato spalla a spalla, e per tale motivo al sapere di uno dei suoi allievi emergenti, favoriti perfino da Lorenzo il Magnifico, Leonardo si era incuriosito e aveva raccolto delle voci sulla sua identità. Sorprendentemente, l'uomo aveva abbandonato gli studi presso la sua vecchia conoscenza dopo solo un anno, poiché sembrava che il suo talento in costante nascita ed emergenza, andasse di pari passo con il suo caratteraccio. Dopo l'ennesimo scontro con Domenico Ghirlandaio, dopo appena un anno Michelangelo se ne andò per frequentare una libera scuola di scultura e di copia, istituita da Lorenzo dei Medici, il quale lo prese in simpatia per le sue eccellenti doti artistiche. Il Magnifico aveva avuto sempre un buon occhio per i giovani promettenti; così come anni addietro aveva intravisto il reale potenziale di Leonardo, allo stesso modo così aveva fatto emergere questa potenziale stella nascente, passando anche sopra i modi cupi e arroganti del giovane. Si diceva che fosse uno scultore capace di portare il marmo alla vita, anche se le sue abilità pittoriche erano ugualmente eccellenti. Molti, lo avevano definito il nuovo genio fiorentino e tale titolo, non era per nulla andato giù al suo maestro, nonostante per adesso, la sua fama fosse nettamente superiore.
Vi erano inoltre, molte cose che Salaì sapeva potessero dar fastidio a Leonardo; cose che soltanto lui conosceva, essendogli così intimo da anni e per cui il suo maestro, non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelarsi; al contrario suo, che era un figlio illegittimo di un notaio ricco e una contadina, Michelangelo aveva nobili origini e che non si vergognava a ostentare; la sua fede era una parte integrante della sua vita, sebbene tuttavia, si vociferava che il giovane uomo fosse interessato solamente agli uomini, anche se di queste voci, non si aveva certezza. Un genio, ammirato da tutti, così era stato dipinto.
Ma ora che erano giunti a Palazzo vecchio per il loro primo incontro, i suoi occhi scrutavano il volto dell'uomo di cui tanto aveva sentito parlare e non riusciva a pensare minimamente che il suo volto o il suo aspetto, fossero consoni a tante belle parole. Michelangelo li stava fissando fuori dall'edificio in cui avrebbero collaborato, con un'aria arcigna impressa su un volto tozzo. Salaì aveva sempre ingenuamente pensato, essendo stato solo nella bottega del maestro, e avendo visto la bellezza unica di ogni allievo, era cresciuto con l'idea errata che l'arte poteva essere posseduto soltanto da chi ostentasse una bellezza anche esteriore; eppure di bello, l'uomo di fronte a loro, non aveva niente.
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L'apprendista del pittore
RomanceNel lontano 22 giugno del 1490, il maestro italiano del periodo rinascimentale Leonardo da Vinci portò nella sua bottega, all'interno della Corte Vecchia, un giovine sconosciuto che corrispondeva al nome di Gian Giacomo Caprotti. Nonostante il nuovo...