Dopo ore passate in dormiveglia all'interno della carrozza, Gian Giacomo giunse a Milano.
Il sole nascente illuminava il cielo dei colori dell'aurora, donando alla città un alone di mistero che il bambino non aveva mai assaporato. Era molto presto e le strade erano quasi completamente deserte, fatto salvo per gli emarginati seduti a riposare agli angoli delle strade e le prostitute che ne popolavano i vicoli.
Per quanto la città fosse allettante ai suoi occhi, Gian Giacomo non era felice. Infreddolito e stanco, con il cuore e gli occhi ancora gonfi di rabbia e dolore, scese dalla carrozza a testa bassa e le labbra strette in una dura linea.Rifiutò la mano gentile del cocchiere che lo voleva aiutare nella discesa e saltò giù dalla carrozza. Irritato dalla sua sfrontatezza, l'uomo grugnì in disaccordo e gli fece strada fino alla porta chiusa della bottega.
Quando l'uomo batté contro la porta intagliata e decorata, i mormorii che aleggiavano dall'altra parte si quietarono del tutto e Gian Giacomo restò in attesa, spaventato. Il suo cuore iniziò a martellargli frenetico nel petto e il bambino si guardò intorno sentendosi come un animale braccato. In quel momento, iniziò a sognare l'idea di fuggire via.
Era abbastanza veloce e sarebbe potuto addirittura scappare senza essere riacciuffato e punito.Chi erano quegli uomini in fondo per decidere della sua vita in questo modo?
Come osavano comprare le persone come fossero semplicemente degli oggetti?Sapeva e temeva che cosa avrebbe dovuto fare all'interno di quella bottega.
La madre aveva il cuore e gli occhi pieni di sogni e vedeva un futuro dove suo figlio sarebbe stato riconosciuto come un maestro d'arte, degno erede di Leonardo da Vinci.
Ma le sue sorelle avevano più volte confabulato nella notte accanto al suo letto e dai loro racconti il suo cuore si era indurito per la paura.
Avevano parlato di abusi e degli ignobili compiti che avrebbe dovuto svolgere una volta giunto all'interno di quella bottega.
Atti del demonio: sodomia.Si trovava di fronte alla porta del suo futuro aguzzino e nonostante i suoi occhi cercassero disperatamente una via di fuga, le sue gambe si rifiutavano di muoversi per la paura.
Fu un giovane ad aprire la porta della bottega e nello scorgergli il viso, Gian Giacomo pensò che si trattasse di un angelo.
Un giovane dal viso e dallo sguardo candido e pacifico, con grandi occhi scuri imperlati da lunghe ciglia arcuate e riccioli vaporosi di un profondo nero indaco. La pelle bronzea baciata dal sole era di un delicato color caramello.Il ragazzo si scorse maggiormente per scrutarlo e gli sorrise affabile, ma Gian Giacomo distolse imbarazzato lo sguardo, improvvisamente timido.
Dopo aver scambiato qualche parola con l'uomo, il ragazzo si scostò dalla porta per farli entrare entrambi, ma quando Gian Giacomo varcò la soglia venne fermato da una mano sulla sua spalla. Impaurito, alzò in alto lo sguardo per specchiarsi in quelle iridi nere come il carbone, ma il ragazzo in quel momento alleggerì la sua stretta, fino a renderlo un caldo e piacevole contatto.
<<Ciao io sono Riccardo.>>. Adesso che si trovavano l'uno di fronte all'altro, Gian Giacomo vide che gli arrivava a malapena al petto, tuttavia il sorriso dolce e il contatto gentile, lo resero immediatamente simpatico ai suoi occhi. Si rilassò sotto il suo sguardo e sorrise, ma non aprì bocca per ricambiare il saluto o dire all'altro il suo nome. Tuttavia, Riccardo non parve prenderla a male e chiuse la porta alle loro spalle, lasciando fuori la brezza leggera di fine luglio.
Quietato dal tepore della bottega, Gian Giacomo rabbrividì di piacere e si lasciò condurre dentro la stanza, con un braccio di Riccardo attorno alle sue spalle minute. Il vociare sconnesso, unito ai frenetici passi di ventina di ragazzetti, gli rammentarono la sua venuta con i Dellapadella, quando timoroso di essere schernito dagli altri, non aveva avuto il coraggio di alzare lo sguardo dai propri piedi. E invece, ora aveva dovuto far ritorno in quel luogo, ma non avrebbe più potuto abbassare gli occhi o fingere che quei bellissimi ragazzetti di fronte a lui non esistessero.
Perché ora, sarebbe dovuto diventare uno di loro.
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L'apprendista del pittore
RomanceNel lontano 22 giugno del 1490, il maestro italiano del periodo rinascimentale Leonardo da Vinci portò nella sua bottega, all'interno della Corte Vecchia, un giovine sconosciuto che corrispondeva al nome di Gian Giacomo Caprotti. Nonostante il nuovo...