Quando tutto cambiò

126 5 0
                                    

" Fuggito da Milano, alla vigilia della capitolazione ai francesi, il maestro fece innanzitutto sosta a Mantova, ove venne accolto dalla carismatica quanto acculturata Isabella d'Este,  moglie di Francesco II Gonzaga. Ella conobbe il maestro durante uno dei suoi viaggi a Milano, nonostante la sua fama lo precedesse in ogni dove, e rimase incantata dal ritratto Cecilia Gallerani, che ella stessa le aveva mostrato una volta ottenuto. Come si sa, ogni donna possiede una parte di vanità, anche la più celata, che non attende altro di essere colta e carezzata, e ciò accade con lei, quando vedendo la mano ferma e delicata del maestro Leonardo, vide al posto dell'amica, un suo ritratto. Fortuna volle che ella domandò la figura del maestro proprio il giorno prima della battaglia, così che lui e Salaì potessero fuggire da quella terribile sventura che ne seguì. Poche cose so, di quell'evento, ma nella bottega nuova del maestro si narrava che lì accadde uno degli eventi che portò Salaì e il suo adorato Leonardo, a distanziarsi dall'amore reciproco. 

Nessuno sa cosa accadde esattamente, eppure Salaì e Leonardo erano comunque sempre insieme, indissolubilmente legati in ogni dove e come. Perfino quando andai io con il maestro nei suoi viaggi, al posto di quel garzone ladro e bugiardo, mi pareva che il suo fantasma aleggiasse tutt'intorno a noi, in una presa soffocante che mi attanagliava. Eppure, qualcosa era davvero avvenuto, poiché da dopo quel giorno, negli occhi di Gian Giacomo e dello stesso Leonardo, vi si era depositato come un velo opaco che ne oscurava la lucentezza dell'iride, come se entrambi, fossero usciti da quella vicissitudine privi di un pezzo che mai più avrebbero recuperato. Che fosse fiducia, gioia, se non lo stesso amore, non lo saprò mai. La mia vita con Leonardo, è stata fin troppo breve, tinta degli anni in cui la giovinezza lo aveva ormai abbandonato per lasciare il posto a un uomo saggio e pacato, seppur sempre perfetto, ai miei occhi. Di una cosa sola, odio veramente Salaì; che lui e lui soltanto ha conosciuto il maestro nella sua interezza, nella sua perfezione e imperfezione al tempo stesso. 

Solo lui, conosce il motivo per cui gli occhi di Leonardo, si spensero, quel giorno. Poiché a detta degli altri, accade anche ai suoi.  "

Le Memorie di Francesco Melzi, frammento. 

***



Isabella d'Este apparve ai suoi occhi come una donna dal portamento austero ma enigmatico.  Non eccelleva di bellezza, ma il suo intelletto e arguzia parevano esser fin troppo elevati. Li raggiunse poco dopo il loro arrivo nella sua tenuta a Mantova; una donna dal corpo carnoso le spalle spioventi portate in avanti a causa del peso di un seno fin troppo florido, il viso rotondo, con una riccia chioma che scendeva fino ai fianchi.  Desiderava un suo ritratto di profilo, i cui tratti erano parecchio infantili a dire il vero, con una fronte tondeggiante e un naso schiacciato. Anche le mani, dalle dita piccole e bianche, sempre intrecciate in grembo, gli rammentavano quelle di un infante. Ciò nonostante, il suo essere appariva immediatamente interessante non appena schiudeva le labbra rosate per parlare; pareva eccellere in ogni discorso ed essere in grado di tenere testa a tutti gli uomini presenti, ponendosi al loro piano se non addirittura superandoli. Lì, la sua aura da bambina di cui solo l'aspetto possedeva e  ingannava, lasciava il posto a una donna forte e virile, dalle parole argute almeno quanto i suoi penetranti occhi chiari. Non appena vide Leonardo, non ebbe parole che per lui; il suo sorriso appariva grazioso, eppure sinistro, quando la luce le illuminava il volto; i suoi occhi azzurri vibravano intensi quando Leonardo le rispondeva qualcosa con i suoi toni gentili. Innanzitutto, parlarono semplicemente del dipinto, dinnanzi a un  sontuoso banchetto preparato per loro soltanto. Il marito mancava, così Salaì lasciò che i due discutessero dei dettagli del ritratto in attesa, lasciando che i suoi occhi stanchi per il viaggio vagassero oziosamente per il salone principale, ingurgitando controvoglia un boccone di anatra e della zuppa calda. Era stanco de affaticato per il viaggio e le vicissitudini avvenute in così poco tempo e non vedeva l'ora di poter incontrare delle lenzuola dopo giorni interi passati in carrozza.  Tuttavia, la donna sembrava non voler lasciare Leonardo per nessuna ragione; di colpo i loro discorsi passarono da argomento a argomento, e ad ogni parola, Isabella D'este diveniva sempre più civettuola e carismatica, fino a che non appoggiò ridendo una mano sul suo braccio. Fu solo allora, che i loro occhi si incontrarono per la prima volta dalla loro venuta, come se soltanto allora si fosse accorta della presenza di un terzo incomodo in quella stanza. <<E il vostro...Amico?>>, gli domandò, sorridendo. Gli rivolse la mano, la stessa che aveva usato per toccare Leonardo e alla vista di quel dorso rivolto verso di lui, Salaì sentì una stretta allo stomaco. Ma come poteva osare anche solo di rifiutare un'offerta di saluto, da colei che era diventata la loro provvisoria protettrice e rappresentava per Leonardo un guadagno immediato? Baciando quel palmo, Salaì non poté che avvertire il disgusto e il ribrezzo di quella pelle morbida e profumato contro le sue labbra. <<Gian Giacomo Caprotti, mia signora. Chiamato Salaì>> 

L'apprendista del pittoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora