notte

289 18 3
                                    

Silenzio, interrotto soltanto dal veloce scribacchiare della ruvida sanguigna sul cartoncino.
Buio, illuminato solo dalla lieve luce di candele accese dalla cera semi consumata. L'odore bruciante del fumo e quello acidulo della trementina e dei colori freschi. Tempo incerto e protratto, perso a restare immobile nella medesima posizione, accompagnato solo dal rumore del suo respiro, della matita graffiante sul cartoncino e del battito calmo del suo cuore. E il suo maestro, perso con la mente con il cuore nel riportare perfettamente ogni centimetro del suo corpo, ogni lembo di pelle nuda coperta solo dal consunto lenzuolo, ogni boccolo dei suoi perfetti capelli ricci. Inutile sapere per Salaì quanto fosse il tempo trascorso in quella posizione, ma doveva essere molto, tanto almeno da permettere al suo braccio di atrofizzarsi e perdere la completa sensibilità. Erano anni ormai che il giovane era il modello preferito del pittore, fin da quando ne aveva varcato la soglia della bottega, tant'è che da quando Gian Giacomo Caprotti aveva fatto il suo ingresso nella sua dimora, l'uomo non aveva più preso altri ragazzini dalle efebiche fattezze come modelli per i suoi bozzetti. Adesso Salaì era immobile da un tempo che pareva eterno e privo di fine, con i piedi ben piantati in terra, il braccio destro alzato a indicare con un dito in alto e il drappeggio del consunto lenzuolo che lo ricopriva dallo stomaco nudo in giù, cadendo ai suoi piedi in un morbido drappeggio bianco come l'orlo di un lungo vestito da sposa. Il suo viso era tirato in una lieve espressione docile con un candido sorriso virginale, ma i suoi occhi saltavano da una parte all'altra maliziosi, cercando appositamente di dare fastidio al Maestro per porre fine a quella tortura. Salaì adorava essere ritratto, bramava ogni volta come gli occhi di Leonardo si depositassero sul suo corpo e lo sondassero, fin dentro l'anima in un modo che riempiva il suo corpo di brividi peccaminosi.

 Quell'uomo, che gli aveva affidato il nome di un demonio, era anche l'unica persona al mondo che paradossalmente lo osservava sempre come se fosse un candido e puro angelo dalle bianche ali. Per questo motivo, nonostante si stesse annoiando e il suo corpo bramasse il movimento dopo tanta inattività, restava in silenzio contro ogni aspettativa dettata dal suo irruento carattere e immobile come una statua, permettendosi soltanto di muovere lo sguardo oltre le spalle dell'uomo e tutt'intorno, alla ricerca di un qualcosa di distraente che nemmeno lui sapeva se esistesse. Tuttavia, quando il maestro sospirò nuovamente insoddisfatto, cercando con gli occhi qualche dettaglio sul suo viso, Salaì si permise di sbadigliare rumorosamente e di portare la mano alzata contro la bocca aperta. L'uomo non disse nulla e continuò a disegnare in silenzio, anche quando il ragazzo lasciò scivolare il lungo drappeggio candido sul pavimento e lo raggiunse a lenti e calcolati passi aggraziati. <<Maestro, non dovremmo andare a riposare? È tutto il giorno che siete in continuo movimento per l'affresco del Cristo del refettorio del convento. Sarete stanco.>>
<<Candido gesto, Salaì. Ma mi pare insolito che tale dolcezza venga dalla tua bocca senza alcun secondo fine. Devi essere stanco anche te. E poi, alcuni di noi conoscono l'umile arte del lavoro e della pazienza. Non di certo come qualcuno di nostra conoscenza che al primo segnale ne approfitta per scappare a gambe levate, lasciando i miei soldi sprecati in abiti mai finiti e una povera sarta in lacrime.>> L'uomo annaspò, le guance che gli si infiammavano man mano che procedeva con il suo discorso. Tuttavia, la matita non smise mai di muoversi sul foglio con estrema delicatezza, un distintivo tratto del genio del secolo, che prendeva tutto con la massima calma. 

Salaì arricciò il naso contrariato all'udire di quelle parole che gli rammentarono la mattina appena trascorsa e abbassò fintamente timido lo sguardo verso il pavimento, nonostante il suo corpo completamente nudo rasentasse tutto fuorché la timidezza. <<Avete ragione, Maestro. Domattina tornerò in bottega a scusarmi con le sarte e a farmi finire il vestito. Non volevo offendervi, non ho pensato alle conseguenze.>>
<<Come ogni tua azione, oserei dire. Salaì, piccolo diavolo.>>

L'apprendista del pittoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora