Dopo quell'incontro, inaspettato quanto poco gradito, Maestro Leonardo e Maestro Michelangelo si scontrarono numerose volte nel corso degli anni; dopo il primo scontro avvenuto a Palazzo Vecchio e l'avvenimento con Salaì di cui però non ci si rammenta, Michelangelo osò raccontare sul Maestro Leonardo cose con lo scopo di deturparne l'immagine pubblica; dalle sue parole, venne descritto come un villano, sempre in ritardo e poco dedito al lavoro e alla religione. Di lui disse "Un uomo nato come genio, la cui genialità è sprecata dalle carni e dall'essere un uomo tale". Inutile dire che, tali affermazioni portarono non poca rabbia nel cuore del maestro, il quale si vendicò ampiamente, nel 1504. In tale periodo, Maestro Leonardo venne nominato nella commissione degli artisti maggiori, per decidere ove la nuova scultura di Michelangelo si sarebbe dovuta collocare. Ancora oggi, riesco a rammentare la delicatezza del marmo scolpito, le vene sulla mano del giovane David imbronciato e nudo, il corpo delicato e scattante al tempo stesso. Un'opera, definita da molti ancor prima di esser terminata, un vero capolavoro. Mastro Lippi, propose che per tale bellezza, non poteva esserci una collocazione migliore se non quella dinnanzi al Palazzo, ove tutti avrebbero potuto ammirarla. Ma ecco, che il maestro perse il controllo per la prima volta; egli propose un posto appartato, quasi squallido per un'opera tanto di classe, con la prima scusa che in realtà, tale posto fosse stato pensato appositamente per non rovinarne il marmo. Ma in realtà, mi resi conto forse per la prima volta da quando ero nella sua bottega, di come Maestro Leonardo fosse addirittura invidioso di tale opera. Salaì sembrava essere incredibilmente divertito, da quella situazione, vedere il maestro corroso dalla rabbia e dall'invidia per un altro uomo.
Non so cosa accadde, dopo quel primo incontro, ma da vidi sempre Salaì deridere Leonardo sulle doti del giovane Buonarroti e il maestro, quando ovviamente il suo umore lo consentiva, avvampava di rabbia e diventava quasi possessivo nei confronti dell'uomo. Probabilmente, alcune cose non mi sono date conoscerle.
So solo, che in questi anni giunse la mia venuta, ed è tempo ora, che vediate la storia, dalla mia prospettiva.
Il mio nome, è Giovanni Francesco Melzi. Ero figlio di Girolamo Melzi, conte palatino e capitano della milizia milanese. Quando conobbi il Maestro Leonardo, avevo appena compito quindici anni; il nostro fu un incontro che coronò la mia intera vita. Rammento ancora con un insensato imbarazzo infantile, la prima volta che lo incontrai; mi sentivo così imbarazzo e spaventato, diviso tra il desiderio di farmi notare da lui e la paura di essere scartato da uno dei maggiori esponenti artistici. Venni mandato da mio padre come apprendista se non per un talento artistico almeno per accrescere da un tale genio le mie qualità a livello giuridico e economico.
Infatti, venni accolto a braccia aperte dal Maestro, il quale mi "utilizzò" come aiutante per copiare appunti, attività di cancelleria e di riordino di scartoffie varie (e buon Dio, se il Maestro ne aveva davvero bisogno!). Ma il nostro rapporto crebbe e si intensificò sempre di più, sia perché il Maestro era un uomo dolce e comprensivo e mi rammentava una figura paterna che mai avevo potuto avere, sia perché calzava a pennello nella sua figura da Maestro autorevole; carismatico, una pozza di scienza, fu per me impossibile non innamorarmi di lui. Ma con amore io non intendo le sensazioni carnali con cui il maestro sfogava con Gian Giacomo, nonostante ormai i capelli imbiancati quasi del tutto e i riflessi rallentati; parlo di un amore platonico e puro, adorante come quello dei discepoli verso il Cristo.
Di questo amore parlo, un amore quieto e privo di passione, ma stabile e duraturo, che ancora oggi, dopo la sua scomparsa, mi rimane nel cuore,
E per quanto odio provassi, nei confronti di quell'uomo insulso e scroccone che per me era Gian Giacomo, un pezzo di dolore, ora che gli anni sono passati, è per lui e solo per lui.
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L'apprendista del pittore
RomanceNel lontano 22 giugno del 1490, il maestro italiano del periodo rinascimentale Leonardo da Vinci portò nella sua bottega, all'interno della Corte Vecchia, un giovine sconosciuto che corrispondeva al nome di Gian Giacomo Caprotti. Nonostante il nuovo...