Dinnanzi a loro, Salaì poteva vedere l'opera del Maestro, la quale soltanto poche ore fa era stata data come terminata e proclamata come la migliore degli ultimi anni, distrutta di fronte a lui. Come aveva predetto Leonardo soltanto poche ore prima, la crepa nel lato sinistro dell'affresco si era estesa di colpo, squarciando in un taglio netto ed irregolare i corpi degli apostoli e il volto del Cristo, terminando proprio dopo aver deturpato questo. Uno strano senso di umorismo e di inquietudine si formò nel suo stomaco, spettatore di quella scena e reduce da poco dall'inusuale discussione che lui e il Maestro avevano avuto solo un paio di ore prima. Il colore, evidentemente inadatto per essere conservato in quel luogo umido, si era rapidamente decomposto e ora il volto e le vesti apparivano gocciolanti e sbiadite, mischiandosi con gli altri colori e dando vita a un'orribile risultato. Salaì deglutì, prima di osare spostare gli occhi verso la figura di Leonardo, poco più avanti di lui; gli occhi inespressivi e vuoti, così come il volto completamente inespressivo. La gente accanto a lui mormorava e lo spronava a ritentare, parlandogli con sussurri spietati e rammentandogli il suo dovere, come se l'uomo dinnanzi a loro fosse completamente indifferente al disastro appena ottenuto. Ma Salaì lo conosceva e sapeva che non poteva fidarsi delle sue espressioni, poiché l'uomo era un grande stratega non solo nell'arte della guerra, ma anche nella sua vita privata. Mascherava le sue emozioni e intenzioni con una maschera di porcellana priva di espressione alcuna, ma Salaì era sicuro che dentro di lui, in quel momento era in atto una tempesta. E infatti, di colpo l'uomo si voltò verso gli altri che continuavano a parlargli, incuranti della reazione che avrebbero scatenato. La veste candida e sporca di colore ondeggio al suo girarsi e nonostante le ciocche dorate gli coprissero il volto, Salaì poté riconoscere con un fremito l'ira nei suoi occhi celesti.
>>ANDATEVENE!>>, ruggì. E quando vide il gruppo zittirsi, sorpreso e inquietato da quell'improvviso cambio di umore che sembrava così stonante nella sua pacifica figura, l'uomo fece un passo avanti, col volto livido per la rabbia. <<FUORI!>>, ordinò. Seguì il silenzio, interrotto solo da frettolosi passi che si allontanavano. Salaì rimase in attesa, fissando il pavimento in attesa, fino a che il brusio non venne sostituito da un inquietante nulla. A quel punto, osò alzare gli occhi. Leonardo gli dava le spalle, il capo semi chino e la figura nuovamente immobile, proprio di fronte all'affresco. Dopo quello scoppio, perso ora in quella sua muta sofferenza e la candida veste, sembrava un angelo vendicatore tormentato dal dolore. Trattenendo il fiato, timoroso, Salaì fece un passo avanti, che tuttavia rimbombò tra le pareti, rivelando così la sua presenza.
<<Maestro...>>
Non ottenendo risposta, osò avvicinarsi di più alla sua figura, tanto da poterne avvertire l'odore di trementina acidula. Fortunatamente, nonostante tutti i suoi sforzi, Salaì non aveva mai visto l'uomo scoppiare di ira contro di lui come in quel momento, ma aveva assistito ad alcune punizioni corporali che aveva inflitto agli allievi. Rammentò di come una volta Riccardo fosse stato colpito sulle cosce e le natiche coperte dalla tunica con una verga, perché aveva involontariamente rotto una tela del Maestro che gli era stata commissionata da Beatrice d'Este.Nuovamente, si avvicinò all'uomo con respiro tremante, allungando una mano verso quella tunica imbrattata e stropicciata quando l'uomo non gli diede alcun segno di averlo udito. Ma quella stessa azione venne prontamente fermata, quando la voce flebile e sussurrata del Maestro lo raggiunse << Vattene>>. Con la mano ferma a mezz'aria e il cuore accelerato nel petto, Salaì attese. In bilico, tra la ragione che gli imponeva di andarsene e le emozioni che quella parola aveva suscitato dentro di lui. Sentendosi ferito, rigettato, si avvicinò all'uomo con sfida, lasciando ancora una volta che la sua mente da quindicenne prevalesse sul senso della razionalità. <<Perché mi respingete?>>, tuonò, sentendo le lacrime salirgli agli angoli degli occhi, prepotenti. Il suo passo verso il Maestro rimbombò tra le vecchie e umide pareti e la sua voce tuonò irata nelle sue stesse orecchie, ma dall'altra parte lo raggiunse soltanto un sospiro stanco. Le larghe spalle del Maestro erano curve, mentre reggevano il peso della delusione e del dolore, invano. <<Ti prego, Gian Giacomo. Lasciami solo>>, lo pregò e quel doloroso rantolo svuotò del tutto la rabbia di Salaì. Con le lacrime ancora presenti e il petto vuoto e provato dalla solitudine, si gettò contro la schiena di Leonardo, stringendolo a sé, sperando che almeno in questo modo il dolore e il vuoto che entrambi condividevano avrebbe trovato riparo nelle braccia dell'altro.
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L'apprendista del pittore
RomanceNel lontano 22 giugno del 1490, il maestro italiano del periodo rinascimentale Leonardo da Vinci portò nella sua bottega, all'interno della Corte Vecchia, un giovine sconosciuto che corrispondeva al nome di Gian Giacomo Caprotti. Nonostante il nuovo...