Thànatos ormai aveva superato il limite.
Si era presa gioco di me, dei miei sentimenti e della mia vita.
E aveva ucciso Kalòs.
Quel pomeriggio entrai nel castello.
Spalancai il portone e mi catapultai nella sala dei banchetti, dove tutti mangiavano.
Appena varcai la soglia, Poseidone, scettico,posò la forchetta che stava impugnando e si alzò in piedi,mentre tutti, compresa Thànatos, si erano girati a guardarmi.
Puntai lo scettro contro Thànatos anche se non ero un'esperta di magie marine e le dissi tutto ciò che avrei voluto dirle da tempo:
"Thànatos, non ti nascondere in un corpo che non è il tuo, o almeno, non sporcare il mio corpo con la tua sudicia anima. Dì a tutti che sei stata tu ad uccidere Kalòs! Dì che Diusmena non è mai esistita!Dì che hai inventato TU tutte quelle fandonie su di lui! E dì che volevi farlo solo per distruggere Poseidone!"
Gli occhi di Thànatos divennero rosso fuoco e cominciavano ad emanare fiamme infuocate,poi spalancò le braccia, aprì la bocca e quello che sembrava essere il mio corpo si incupì, fino a diventare quello di Thànatos.
La donna con un ghigno malefico sussurrò : "Chi credi mi abbia riportato in vita, dolcezza? Sai che solo Poseidone e i suoi consiglieri avrebbero potuto farlo,ragazzina? Non prendertela con me, ma con qualcuno di più vicino a te, tanto vicino che è stato capace di ingannarti e raggirarti!"
Detto ciò prese il suo scettro e lo impugnò contro di me.