La tranquillità negli abissi, di sicuro non regnava in quel momento. A sovrastarla ci pensava la confusione che si era creata nel castello a causa mia. Quando scappai, Poseidone e alcuni dei miei fratelli, presero ad inseguirmi, ma ero più veloce di loro e riuscii a chiudermi nella mia stanza. Mi fermai a riflettere. Ne valeva davvero la pena di vivere in quel modo? Ero esausta. Mi avvicinai allo specchio e appoggiai le mani alle estremità di esso. Ero ridotta davvero male. Cominciai a piangere. Poco dopo sentii bussare alla porta, logicamente ordinai di non entrare, ma mi rispose una voce familiare; era quella di Kalós. Arrossii.
Mi disse che voleva sapere cosa fosse successo e perché fossi scappata via.
Lo feci entrare e gli spegai che quell'uomo aveva offeso la mia famiglia e me.
Il ragazzo rispose che era lo zio Askemòn, un omone invadente e ignorante.
-Esistono tanti sireni e credo anche umani come lui, basta solo non dar peso a ciò che dice.Tutto qua.- mi disse.
Ero più tranquilla, tuttavia quella sera,a cena, non avrei sopportato di rivedere quelle persone.
Ero troppo stanca.