8- sei licenziata

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Quando ho visto la fiera un turbine di ricordi mi ha invasa, è proprio in una fiera che l'ho incontrato, quel ragazzo che aveva il potere di darmi il sorriso nei momenti peggiori della mia vita, non ho resistito e ho lasciato sfuggire qualche lacrima.

Ho sempre amato le fiere, sempre piene di colori, di persone, di felicità e gioia.

E qualche istante prima, mentre mi perdevo in quello sguardo, mentre stava cercando di spogliarmi per vedere il mio passato, ho avuto paura, paura che anche lui mi avrebbe abbandonato se avrebbe saputo dell'accaduto.

Perchè lui non mi è affatto indifferente, lui sta entrando nella mia vita senza saperlo.

E anche se non lo sa, io ho visto nei suoi occhi la stessa identica cosa che sento.

La paura di essere abbandonato di nuovo, perché ho visto nei suoi occhi un dolore, che assomiglia al mio, causato da una perdita.

Quando si è messo dietro di me tutto il mio corpo si è pietrificato, quando la sua mano si è appoggiata sul mio fianco, i brividi si sono sparsi per tutto il mio corpo e quando la sua mano si è posata sulla mia, non mi sentivo più così sola.

Quando sentivo i suoi respiri sul mio collo, quando il suo corpo era schiacciato al mio, il cervello è andato in tilt, avevo voglia di girarmi e di baciarlo, lo volevo ancora più vicino, volevo incollarlo a me per non separarmi mai più da lui.

Ma non ho potuto farlo, non posso farlo.

«Ciao William» lui mi sorride e sfreccia via lasciandomi imbambolata sul marciapiede.

«Solo un'oretta! È da tre ore che sei fuori» mi rimprovera Lydia per poi obbligarmi a raccontarle tutto e tornare a casa sua.

Mi faccio una doccia veloce e mi butto nel letto dormendo.

***

Passano altri giorni, tutti monotoni, e spero che William passi per quella porta.

Infilo la mia uniforme per il lavoro e guido verso l'azienda.

«Buongiorno» saluto la segretaria che dopo avermi mal guardata come sempre mi richiama.

«Il capo vuole vederti» mi annuncia, la guardo confusa e poi mi indica la porta dell'ufficio.

«Buongiorno capo» mi avvicino alla sua scrivania e lo guardo in tutta la sua eleganza, giacca e cravatta, scarpe di lusso, tutto quello che porta è di lusso, solo la sua cravatta costerà più delle mie scarpe.

«Buongiorno signorina Will, sedetevi pure» mi siedo sulla sedia davanti alla scrivania.

Toglie gli occhiali posandoli sul tavolo.

«Allora, la ragione per la quale vi ho fatta venire qui è molto importante» ho paura di quello che potrebbe dire, che il tempo si fermi vi prego.

«Siete licenziata» dice di punto in bianco.

No, no, no!
Non può essere!.

«No, perché? Ho fatto qualcosa?» chiedo preocupata, gli occhi che mi pizzicano per fare uscire le lacrime.

«No, dobbiamo solo diminuire il personale, già due dei vostri colleghi sono licenziati, l'ultima siete voi» sento le lacrime scorrermi sul volto.

Era questo lavoro che mi faceva vivere, non posso permettermi di perderlo, cosa farò con mio figlio?

«No! Vi prego, ho bisogno di questo lavoro, ho un figlio di quattro anni che deve vivere, vi prego sono sola, non fatemi questo vi prego» l'uomo si alza e si inginocchia alla mia altezza.

«Mi dispiace signorina Hill, ma non posso farci niente» mi alzo ed esco dall'edificio.

Torno a casa, ora cosa faccio.

Sbatto le mani sul tavolo da pranzo e mi siedo tenendo la testa fra le mani.

Come farò a pagare tutte le spese?

La scuola per mio figlio, il cibo, l'affitto, l'acqua, la corrente..

Prendo la scatola con le mie economie, faccio dei calcoli, calcolo tutto.

«Un mese, solo un mese» non ce la farò mai, devo trovare un lavoro, subito.

Scoppio di nuovo in un pianto disperato.

Caduta Nei Tuoi Occhi...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora