Capitolo 46

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17 DICEMBRE

LUKE's pov.

"Pronto?" Rispondo più nervoso che mai visto che è la quarta volta che squilla il cellulare e sono solo le 6 della domenica mattina.

"Sono io." Riconosco la voce di mio padre e il nervosismo aumenta ancora di più.

"Mi spieghi perché cazzo chiami a quest'ora?" Sbraito.

"Scusa, figliolo. È il fuso orario." Il suo accento un po' francese mi dà sui nervi e mi rendo conto che non c'è nemmeno una cosa che mi piace di quest'uomo.

"Non chiamarmi figliolo. Che vuoi?"

"Lucas, smettila! Sai perché ti ho chiamato e non ho voglia di rimandare questa telefonata ad un altro giorno."

"Non chiamarmi Lucas."

"Che ti piaccia o meno, questo è il tuo nome completo."

Non rispondo, lo odio. Lo odio con tutto me stesso.

Poi, però, è più forte di me.

"La mamma è morta." Le parole mi bruciano la gola, ancora non ci credo.

Passano dei secondi che sembrano interminabili prima che lui dica: "Lo so, mi dispiace."

Rido nervosamente.

"Non è vero, non ti dispiace."

"Lucas, tua madre è stato l'amore della mia vita." Se lo avessi davanti adesso, probabilmente gli tirerei un pugno.

"Wow, non sei lo stesso che l'ha abbandonata quando io avevo 7 anni?"

Sospira. "Lucas, se vuoi parlare di questo lo faremo, ma non ho chiamato per questo."

"La tua proposta. Ci ho pensato e ho alcuni dubbi a riguardo." Passo a parlare del vero motivo di questa telefonata.

"Credo sia normale che tu li abbia, ma credo anche che sia giusto chiarirli faccia a faccia." Dice.

"Non ho abbastanza soldi per venire dove sei tu."

"Questo non è un problema. Pago tutto io."

Sono davvero pronto a rivedere questa persona? O, perlomeno, sono pronto a rivederlo senza l'impulso di picchiarlo?

Sono confuso...

"Ti richiamo più tardi e chiariamo meglio il tutto." Dico.

"D'accordo. A dopo, figliolo." A quel nomignolo faccio una smorfia e chiudo subito la chiamata.

Decido di alzarmi dal letto, tanto non riuscirei più a dormire. Sono fin troppo nervoso.

Mentre sono in cucina a fare colazione, il mio dito mi porta nella chat con Summer.

Leggo l'ultimo messaggio che ho inviato.

"Ho bisogno di parlarti."

Visualizzato.

Ho una fitta al cuore.

Non ha risposto.

Decido di chiamarla, anche se so che anche questo mio tentativo sarà inutile.

Dopo 3 squilli sto per riagganciare, ma...

"Pronto?"

Oh mio Dio...

"Pronto??" La sua voce...

Sentirla ha reso migliore anche l'aria che sto respirando.

"Summer..." Dico.

"Hai risposto." Affermo, incredulo.

"Faccio ancora in tempo a chiudere." Dice ironica.

"No no!" Mi affretto a dire.

"Ma perché hai risposto?"

"È davvero di questo che vuoi parlare?"

Capisco cosa vuole dire. In effetti, per quanto mi manca, non me ne frega niente del perché mi ha risposto.

"No." Rispondo.

"E allora cosa c'è, Luke?"

"È successa una cosa."

"Perciò hai bisogno di parlarne."

"Sì."

"E hai bisogno di qualcuno che ti ascolti."

"Non qualcuno. Te. Ho bisogno di parlarne con te."

"Con me. E perché?" Chiede.

Tutte queste domande mi stanno confondendo.

Perché voglio parlarne con lei? Perché se penso di dover condividere un fatto importante con qualcuno, quel qualcuno è lei. I fatti importanti alle persone importanti. E allora perché non glielo sto dicendo? Perché il mio orgoglio mi blocca sempre?

"Allora?"

"Summer, mi manchi...." Sono le prime parole che escono dalla mia bocca. Sarò sembrato patetico, ma è solo la verità.

"No, Luke. Ti devi solo abituare al cambiamento." Dice.

"No, cazzo! No! Non devo solo abituarmi al cambiamento perché, per prima cosa, io non voglio abituarmici. Ci si abitua alle cose quando sono state fatte per portare a qualcosa di buono, ma da quando te ne sei andata io di buono non vedo niente."

La sento sospirare.

"Luke, di cosa volevi parlarmi?" Cambia discorso.

Tiro un pugno sul tavolo. Mi farà impazzire!

Aspetto un attimo per riprendermi dalla mia rabbia, poi inizio a parlare.

"Ho ricevuto una proposta. È una proposta seria, di quelle a cui devi pensare prima di dare una risposta. La persona che me l'ha fatta si è comportata male in passato, ma adesso ha bisogno di me e io...io non so cosa fare."

"Senti Luke, non so chi sia questa persona, cosa ti abbia fatto in passato e non so quale sia la proposta che ti ha fatto, tutto questo non m'interessa. Di ciò che mi hai raccontato, solo un dettaglio è importante: questa persona ha bisogno d'aiuto e, per quanto cattiva sia stata in passato, ha dovuto chiedere a te. Io credo che dovresti mettere l'egoismo da parte." Lo sapevo. Lo sapevo che lei sarebbe riuscita a trovare una soluzione senza nemmeno conoscere le circostanze.

Perché è così? Perché mi rende così difficile non pensarla?

"Ora devo andare." Dice. Altra fitta al cuore.

"Dimmi almeno dove sei." Dico, speranzoso.

"No, Luke. Per ora è giusto che sia così." Dice, chiudendo la chiamata.

"Vaffanculo!" Urlo.

Non a Summer. Non so nemmeno io a chi. Forse a me stesso. O forse alle decisioni prese con il cervello, che alla fine sono quelle che te lo fottono.

Questa chiamata, comunque, mi ha fatto capire qualcosa.

Prendo un post-it e scrivo:

4. Non importa quanto tu sia deluso, frustrato o arrabbiato con una persona. Se sei una persona migliore, devi andare oltre a tutto questo.

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