2 Sentirsi osservati

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Revisionato

Si vede che è autunno. Non appena uscita di casa le foglie secche che calpesto creano un rumore piacevole, un fruscio rilassante. Il cielo, da un azzurro chiaro, si è trasformato in un grigio scuro, sporco. Mentre gli alberi secchi, con presente solo qualche foglia sopravvissuta, solfeggiano non appena si alza il vento.

Un'altra folata d'aria gelida mi fa rabbrividire, così stringo in un pugno il giubbotto, nella speranza che mi faccia un po' di calore.

Ho il naso rosso, le mani congelate e sto tremando. Di questo passo prenderò un bel malanno.

Shawn mi ha offerto un passaggio, ma questo significa stare in macchina con Hunter, e sono troppo orgogliosa per accettare.

Quindi ora eccomi qua. E più che autunno sembra inverno.

Ho provato a chiamare anche Melissa, ma scatta sempre la segreteria telefonica, e al quarto tentativo ho smesso di chiamarla.

Inutile dire che mi chiedo che cosa stia facendo in questo momento per non rispondere al telefono, ma terrò a freno la curiosità.

Cammino a passi più lenti per il troppo freddo; le gambe mi stanno abbandonando.

Ad un certo punto inciampo su una mattonella di un marciapiede poco curato, e cado malamente di faccia. Il viso entra in pieno contatto con l'asfalto duro e freddo, e sono sicura che mi esca anche un po' di sangue dal naso.

Mi metto all'in piedi barcollando rovinosamente all'indietro. Perdo di nuovo l'equilibrio e stavolta cado di schiena.

Neanche fossi un ubriaco.

Però, prima che possa sbattere il sedere sul caro e vecchio amico asfalto, due forti braccia mi prendono al volo e mi fanno rialzare.

Tiro un sospiro di sollievo e provo a capire chi è il mio salvatore, così mi giro e resto sbigottita quando mi ritrovo davanti un bellissimo esemplare di Jake Smith.

Divento subito rossa per la vergogna, e per non fargli vedere che sono diventata una salsa piccante vivente, porto i capelli in avanti e tengo lo sguardo basso.

"Qualcuno qui si è svegliato dal lato sbagliato del letto", ridacchia posandomi la sua mano sulla spalla destra, che non laverò mai più.

"Già", sussurro o grido, non so che cosa stia dicendo.

"Come mai tutta sola?" chiede.

Mi guardo attorno, ed effettivamente noto che ci siamo solo noi due in questa strada deserta e qualche macchina che passa.

"Stavo andando a scuola, come te." Sorrido inquietantemente.

Mi perdo a fissarlo per qualche secondo, o minuto. O sono ore?

Indossa un cappotto blu scuro lungo, una sciarpa del medesimo colore, e sotto una maglietta nera che gli fascia i muscoli.

Porta dei blue jeans non troppo stretti e degli scarponcini di un marrone scuro.

In testa ha un cappellino nero, che nasconde i suoi capelli, tranne il ciuffo, che si è allungato in questi giorni.

"Ehi, Rylee, ci sei?", mi scuote una mano davanti la faccia, e mi riprendo dalla mia trance.

Che figura! Momenti imbarazzanti di là, momenti imbarazzanti di qua. Questa è la storia della mia vita.

"Scusa, dicevi?"

Mi maledico mentalmente per il mio brutto comportamento davanti alla perfezione in persona.

"Andiamo a scuola insieme?" propone forse per la seconda volta.

Lo Spettacolo Di Fine AnnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora