CAPITOLO 29

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- Come... che ci fai già qui?


La mia voce ha un tono sorpreso. Del resto è normale che lo sia... ha staccato la chiamata con lui direi pochi minuti fa e già me lo ritrovo qui davanti a me.

Nel suo disordine... è perfetto!

I capelli scompigliati mi fanno capire che non ha pensato nemmeno a darsi un'occhiata allo specchio prima di uscire.

- Come stai?


Lo abbraccio così forte da non rendermene nemmeno conto.

Mi scosta appena per osservarmi e assicurarsene lui stesso.

- Bene... diciamo.

- Guardati sei un disastro! Stai sanguinando. Aspettami qui un attimo.


Si allontana per andare a parlare con l'uomo che, soltanto mezz'ora fa, mi è venuto in aiuto.

Quando ritorna da me riesce a tranquillizzarmi dicendo semplicemente che sarà tutto ok e chissà per quale motivo gli credo.

Proprio in quel momento dalla porta girevole entrano due poliziotti e, dopo aver raccontato i fatti, ci hanno fatto capire con poche parole che sarà difficile recuperare i miei effetti personali.

Ci incamminiamo verso l'uscita della stazione e l'unica cosa che continua a domandarsi la mia testa è come abbia potuto fare ad essere qui in così pochi minuti.

- Aspetta un attimo...


Lui si ferma all'istante come se avesse risposto ad un ordine impartito dalla mia voce. Si passa una mano tra i capelli in attesa di ascoltarmi parlare.

- Come hai fatto ad arrivare in così poco tempo?


Mi rivolge un sorriso ammiccando.

- E' facile la risposta Marcie...


Effettivamente dopo questa sua risposta, un lampo mi fa ragionare.

- Eri qui? Eri a San Francisco?


Annuisce senza distogliere i suoi occhi da me e questo mi fa sospirare contro voglia, beccandomi anche una sua occhiataccia.

Non so il perché, ma questa sua conferma mi fa arrabbiare. Riprendo a camminare, oltrepassandolo e nel farlo lo sfioro con una spallata.

- Avevo bisogno di pensare...


La sua voce bassa cattura la mia attenzione.

Mi volto di scatto verso di lui per rispondergli ma, inconsapevole del fatto che lui avesse iniziato a camminare per venirmi dietro, ci scontriamo. Le sue braccia mi afferrano per impedirmi di muovermi oltre, mentre io sputo fuori i miei pensieri senza tanti giri di parole.

- Sono giorni che non ti fai sentire, sono stata uno schifo e tu che fai? Ti rintani qui per pensare? E poi pensare a cosa?


E' una domanda o un'affermazione la mia? Forse non lo so nemmeno io questo!

Chiude gli occhi e inspira profondamente.

- Non qui... hai bisogno di curarti quel ginocchio.


Abbasso il capo seguendo il suo sguardo e mi accorgo che il mio ginocchio non ha smesso di sanguinare anche se adesso non sento più tutto il bruciore che ho provato all'istante dopo essere caduta.

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